Ciò che importa nell’affare UBS non è ciò che si dice: un’azione dell’amministrazione statunitense contro l’evasione fiscale dei suoi cittadini, bensì ciò che non si dice, che si tratta cioè di una riorganizzazione del sistema finanziario internazionale da parte della potenza dominante.
Il 18 febbraio la banca svizzera UBS, senza tener conto delle leggi svizzere, ha accettato di consegnare alla giustizia americana il nome di circa 250 clienti, che la banca aveva aiutato ad eludere il fisco americano. Ha così accettato di versare una multa di 780 milioni di dollari. Questi nomi l’amministrazione americana avrebbe potuto ottenerli rispettando la procedura svizzera e l’accordo firmato in precedenza fra Svizzera e USA.
Allo scopo di coprire questa procedura, la Finma, l’autorità svizzera di sorveglianza sulle banche, ha utilizzato un articolo di legge previsto per situazioni in cui una banca è minacciata dal fallimento. Si trattava di aggirare la via giuridica normale e di rivelare senza perdita di tempo i nomi dei clienti. Il problema era il seguente: o i dati sarebbero stati consegnati oppure si arrischiava una denuncia del Dipartimento americano di giustizia, tenendo conto del fatto che in passato praticamente nessuna società aveva sopravvissuto una tale denuncia.
Nonostante questa consegna, la giustizia americana è tornata alla carica. Essa esige che l’UBS renda nota al fisco l’identità di 52’000 clienti americani titolari di «conti segreti illegali». I conti contestati rappresenterebbero un totale di 14,8 miliardi di dollari. Questa pretesa si basa su una denuncia depositata dall’amministrazione americana presso il tribunale civile di Miami.
Il 20 febbraio il tribunale amministrativo svizzero ha reso nota la sua decisione di proibire la consegna dei dati bancari dei clienti dell’UBS alle autorità fiscali americane. I dati di 250 clienti dell’UBS erano però già stati trasmessi.
L’avvocato in affari economici di Washington George Clarke pensa che «questa lista di clienti senza dubbio era già a conoscenza del fisco americano». Si può supporre che gli Americani si siano lasciati consegnare una lista di nomi che già possedevano. Il vero obiettivo non è l’applicazione di un procedimento fiscale, ma piuttosto costringere le autorità svizzere a violare le proprie leggi. Si tratta perciò di un vero e proprio atto internazionale di dimostrazione di potere, con il quale l’amministrazione degli USA è in grado di imporre una decisione che viola il quadro legale.
La risposta positiva dell’UBS e la corrispondente legittimazione delle autorità confederate di controllo, mettono l’amministrazione USA in una posizione che permette loro di formulare nuove pretese che saranno nuovamente al di fuori della legalità. In tal modo la sovranità degli USA non viene definita solo dalla facoltà di esigere uno stato d’eccezione, ma soprattutto per essere in grado di imporre uno stato permanente d’eccezione.
Questo modo d’agire ricorda come gli USA abbiano ottenuto dalle autorità europee il trasferimento dei dati PNR [1] dei passeggeri aerei come pure delle informazioni finanziarie dei cittadini dell’UE. Per ottenere le informazioni personali desiderate, gli USA dapprima si sono imposti con una prova di forza vera e propria, violando il diritto europeo. In seguito questa procedura è stata legittimata con accordi fra le parti.
Il dato di fatto che l’amministrazione USA, per mezzo del server della firma Swift situato su territorio americano, abbia a disposizione l’assieme delle informazioni relative alle transazioni finanziarie internazionali, permette la supposizione che sia già in possesso della maggior parte dei dati dei 52’000 frodatori del fisco americano, che ora esige dall’UBS. Ricordiamoci anche che le autorità americane grazie a Remotegate [2] hanno già un accesso speciale al controllo dello scambio di informazioni tra banche all’interno del territorio svizzero.
Il sistema di cifratura usato dalla banca non potrebbe in ogni caso resistere alle indagini della NSA (National Security Agency), l’agenzia di spionaggio americana specializzata in questo campo. Anche la lingua codificata usata dagli amministratori di capitali dell’UBS, come per esempio «arancio» per euro, «verde» per dollaro, «cigno» per un milione e una «noce» per 250’000, non sono sicuramente in grado di ingannare a lungo un inquisitore.
L’essenziale per le autorità americane nella loro ultima pretesa è anche il fatto di procurarsi le informazioni, violando il procedimento giuridico svizzero. Con ciò vogliono costringere lo Stato a rinunciare al suo diritto di sovranità in favore delle autorità degli USA. Domenica 22 febbraio il Consiglio federale, allorquando protestò contro le minacce di provvedimenti unilaterali degli USA nei confronti della Svizzera e annullò la sua partecipazione ad un’audizione nel senato americano sul tema fiscale e sull’affare UBS, ha comunque messo l’accento sulla sovranità del paese.
Questa nuova prova di forza americana è parte integrante di una riorganizzazione del sistema finanziario internazionale che – per mezzo della lotta contro la frode fiscale – fa la differenza tra «paradisi fiscali» dei quali farebbe parte la Svizzera, e centro «Offshore», come per esempio le piazze finanziarie nei Caraibi. Sotto il controllo totale delle autorità degli USA quest’ultimi potrebbero continuare le loro attività, a svantaggio dei concorrenti, messi in cattiva luce.
Gli USA e i loro Stati satelliti nei Caraibi controllano un mercato di «soldi grigi» grande quasi quanto quello svizzero, e appaiono infatti al secondo posto dietro la piazza bancaria svizzera nell’amministrazione di «capitali transfrontalieri». In seguito all’offensiva USA la Svizzera – che oggi tiene ancora circa un terzo del mercato mondiale di risparmi amministrati fuori dal paese di residenza – potrebbe ben presto abbandonare il terreno al suo principale concorrente.
[1] In un dossier passenger (Passenger Name Record, PNR) sono registrati elettronicamente tutti i dati e quanto accade in relazione ad una prenotazione aerea (o anche una prenotazione alberghiera o il noleggio di un’auto). A viaggio terminato i dati restano memorizzati nei rispettivi sistemi di computer per un certo periodo.
[2] Remotegate permette ad istituti finanziari l’accesso al traffico di pagamenti oneline svizzeri e della zona euro, senza interfaccia supplementari, 24 ore su 24, in campo mondiale.
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