Il 9 marzo 2018 la polizia libanese ha arrestato la cittadina turca Ayten Öztürk all’aeroporto internazionale Rafic Hariri (Beirut, Libano), dove era in transito per recarsi in Grecia.
Il ministro dell’Interno, Nohad Machnouk, il 13 marzo l’ha consegnata segretamente al Millî İstihbarat Teşkilatı (MİT — servizi segreti turchi), senza passare per la procedura giudiziaria di estradizione.
Machnouk appartiene alla Corrente del Futuro (il partito degli Hariri).
Ayten Öztürk è una giornalista e per la sua cattura la Turchia offriva una ricompensa di 600.000 lire turche. Si trovava in esilio in Siria. Due suoi fratelli sono già morti in prigione in Turchia.
Per sei mesi Ayten Öztürk è stata a lungo torturata dall’unità antiguerriglia (elettrochoc, bastonatura delle piante dei piedi, sospensione per le braccia, simulazione di esecuzione…); è stata casualmente ritrovata il 28 agosto 2018 in una cella del dipartimento di polizia di Ankara.
Il 5 aprile 2018 il vice primo ministro turco, Bekir Bozdağ, aveva dichiarato alla rete televisiva Habetürk che il MİT era già riuscito a «riacciuffare» 80 persone in 18 Paesi.
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