Il primo ministro iracheno Nuri al-Maliqi ha chiesto agli Stati Uniti di bombardare i jihadisti dell’Emirato islamico in Iraq e Levante che hanno invaso in modo spettacolare il Nord.
Il principe saudita Abdul Rahman ha deciso di dirigere i combattenti dell’EIIL contro Baghdad per rafforzare la posizione dell’Arabia Saudita verso l’Iran nei negoziati tra i due Paesi. L’operazione, iniziata alcuni mesi prima, ha improvvisamente registrato risultati dopo l’arrivo delle armi ucraine con l’aiuto della Turchia. Tuttavia, l’offensiva dell’EIIL è avvantaggiata dalla diserzione di almeno 150000 soldati iracheni, facendo cadere l’intera regione di Ninive nelle loro mani.
Secondo William Lacy Swing (ex-ambasciatore statunitense in Sud Africa e Nazioni Unite, ed attuale direttore dell’Ufficio internazionale per le migrazioni), almeno 500000 iracheni sono fuggiti dall’EIIL. Si tratta di sunniti contrari ai taqfiristi e minoranze regionali.
Il primo ministro ha anche chiesto aiuto alle milizie settarie. Il leader sciita Moqtada al-Sadr s’è detto pronto a combattere contro i jihadisti in coordinamento con lo Stato iracheno. A questo punto, è chiaro che l’offensiva dell’EIIL sia stata preparata da Washington contro gli interessi iraniani in Iraq, ma sembra che i jihadisti abbiano oltrepassato la loro missione e siano ormai fuori controllo.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
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