Tom Bossert, consigliere per la Sicurezza interna del presidente Trump, ha pubblicato il 9 ottobre scorso una tribuna libera [articolo di opinione, ndt] in cui sostiene, seriamente e senza sensi di colpa, che:
«Hezbollah permane una minaccia per gli Stati Uniti, per la sicurezza degli Stati del Medio Oriente e oltre. È ora che altri Paesi si uniscano agli Stati Uniti, facciano conoscere quest’organizzazione sanguinaria per quello che è, affrontino le sue reti e i suoi sostenitori e preparino una reazione a livello mondiale alla minaccia che rappresenta per il mondo civilizzato. (…)
Hezbollah ha costruito il potere politico sulle proprie vittime, fra le quali l’ex primo ministro libanese Rafic Hariri e decine di responsabili libanesi. Il popolo libanese, sotto la costante minaccia della violenza e coercizione di Hezbollah, non è mai del tutto libero di esprimere la propria volontà politica» [1].

Il 10 ottobre scorso, in occasione del ventesimo anniversario dell’iscrizione di Hezbollah sulla lista statunitense delle organizzazioni terroriste, Nathan Sales, ambasciatore USA per la lotta al terrorismo, e Nicholas Rasmussen, direttore del Centro Nazionale contro il Terrorismo, hanno tenuto insieme una conferenza stampa al dipartimento di Stato. Hanno rivelato che gli Stati Uniti sono minacciati da Hezbollah e denunciato che si tratta di «una minaccia globale» (sic).

Per Washington è un comportamento abituale dichiarare di essere minacciato. Durante la presidenza Reagan, una delegazione dello stato-maggiore interarmi fece il giro dei membri della NATO per presentare il piano d’invasione degli Stati Uniti, messo a punto dal … Nicaragua. E durante la presidenza Bush Jr., la CIA affermò che l’Iraq era in possesso di armi chimiche e lanciamissili intercontinentali e che si preparava a colpire l’America.

Il segretario di Stato Rex Tillerson ha dunque deciso di offrire una ricompensa di sette milioni di dollari a chiunque fornisca informazioni utili all’arresto, «in qualunque parte del mondo», di Talal Hamiyé, capo del dipartimento di Sicurezza esterna di Hezbollah; altri cinque milioni di dollari li ha offerti per informazioni su Fouad Chokr, altro quadro del partito.

Secondo Sales e Rasmussen, Chokr avrebbe svolto un ruolo centrale nella pianificazione e nell’avvio dell’attacco del 1983 alla caserma dei marines a Beirut, in cui morirono 241 soldati americani. È bene precisare però che nel caso in questione erano i marines che occupavano il Libano, non viceversa.

Da molti anni Israele attribuisce a Hezbollah attentati in giro per il mondo (Argentina, Bulgaria, ecc.). Tuttavia, oltre al fatto che il Partito di Dio ha sempre negato la propria implicazione, i servizi di polizia del luogo non hanno mai trovato riscontri alle accuse degli israeliani; eppure tali accuse figurano, in numerose enciclopedie, come fatti accertati.

In realtà sembra che l’amministrazione Trump, ritenendo, a torto, Hezbollah una pedina iraniana, lo stigmatizzi per esercitare pressione su Teheran.

Traduzione
Rachele Marmetti

[1« Les États-Unis continueront à isoler l’Iran et son allié le Hezbollah », Tom Bossert, Le Monde, Réseau Voltaire, 10 octobre 2017.