Sulla caduta di Kabul i media occidentali sono, senza riflettere, cassa di risonanza di sette menzogne della propaganda occidentale. Mal interpretando la storia dell’Afghanistan, mascherano i crimini perpetrati nel Paese e non consentono di prevedere quale destino Washington gli riserbi. E se i talebani non fossero i più cattivi…
I presidenti francese, Emmanuel Macron, e statunitense, Joe Biden, hanno rivolto alle rispettive nazioni un’allocuzione sulla caduta di Kabul del 15 agosto 2021.
1 − La guerra dell’Afghanistan non è una risposta all’11 Settembre: era stata pianificata prima degli attentati
Secondo Macron e Biden, nel 2001 l’invasione statunitense dell’Afghanistan avrebbe avuto il solo scopo di «perseguire chi ci ha attaccato l’11 settembre 2001 e fare in modo che Al Qaeda non potesse servirsi dell’Afghanistan come base per ulteriori attacchi» [1].
Joseph Goebbels, ministro della Propaganda del III Reich, avrebbe detto che «una menzogna ripetuta dieci volte rimane una menzogna; ripetuta diecimila volte diviene verità». Ma i fatti non desistono, non se ne dispiacciano Macron e Biden: la guerra del 2001 è stata decisa a metà luglio 2001, quando fallirono i negoziati di Berlino tra Stati Uniti e Regno Unito da un lato e dall’altro, non già il governo afghano, bensì i talebani. Pakistan e Russia assistettero da osservatori a questi incontri segreti. La delegazione talebana entrò in Germania violando il divieto di viaggiare, decretato dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU. A seguito dell’insuccesso dei negoziati, il ministro pakistano degli Esteri, Naiz Naik, al ritorno in patria lanciò l’allarme. Il Pakistan cercò così nuovi alleati e propose alla Cina di aprirgli una porta sull’Oceano Indiano (fatto che oggi vediamo realizzarsi con la “via della seta”). Stati Uniti e Regno Unito iniziarono a radunare truppe nella zona: 40 mila uomini in Egitto e pressoché tutta la flotta britannica nel mare di Oman. Gli attentati dell’11 Settembre avvennero solamente dopo la messa a punto di questo dispositivo militare.
2 − Al Qaeda non è una minaccia per gli anglosassoni, bensì uno strumento
Secondo il presidente Biden «la missione di tenere sotto controllo la minaccia terroristica costituita da Al Qaeda e di uccidere Osama Bin Laden è stata un successo».
Ebbene, fu il direttore dei servizi segreti esteri francesi, Alexandre de Marenche, a proporre all’omologo statunitense − nell’ambito del Cercle Pinay [2] − di provocare un intervento sovietico in Afghanistan e tendere una trappola all’URSS [3]. Il consigliere per la Sicurezza Nazionale del presidente Jimmy Carter, Zbigniew Brzeziński, fece visita a Beirut al miliardario anticomunista Osama Bin Lader e gli chiese di mettersi al comando di mercenari arabi, per sferrare una campagna terroristica contro il governo comunista afghano [4]. Bin Laden era a Beirut per incontrare l’ex presidente libanese Camille Chamoun, membro della Lega Anticomunista Mondiale [5]. Washington scelse Bin Laden per due ragioni: innanzitutto perché, in quanto membro di una società segreta, la Confraternita dei Fratelli Mussulmani, aveva la possibilità di reclutare soldati; in secondo luogo, perché Bin Laden era uno degli eredi della più grande società di edilizia e lavori pubblici del mondo arabo. Disponeva perciò di uomini e mezzi necessari a trasformare i fiumi sotterranei dell’Hindu Kush in vie di comunicazioni militari.
In seguito, negli anni 1992-94, Bin Laden fu consigliere militare del presidente bosniaco Alija Izetbegović. I suoi soldati lo seguirono laggiù. Abbandonarono il nome di Mujahiddin per assumere quello di Legione Araba. L’accampamento fu ispezionato da commando russi, che furono fatti prigionieri. Prima di essere arrestati i russi fecero però in tempo a perquisire la postazione di comando e constatarono che tutti i documenti militari erano redatti in inglese, non in arabo [6] .
Successivamente, Bin Laden utilizzò i propri soldati per operazioni sporadiche. Li convocava scegliendoli dallo schedario personale, in arabo Al Qaeda (القاعدة).
È incontestabile che Osama Bin Laden sia stato per molti anni agente degli Stati Uniti; gli americani sostengono che poi gli si è rivoltato contro, sebbene non ci siano assolutamente prove. Comunque sia, Bin Laden era gravemente malato e aveva bisogno di cure quotidiane in camera sterile. A luglio 2001 entrò all’ospedale americano di Dubai, come rivelò Le Figaro [7]. L’informazione, smentita dall’ospedale, mi fu confermata dallo sceicco Khalifa bin Zayed Al Nahyan − attuale presidente degli Emirati Arabi Uniti − che mi assicurò di avergli reso visita, accompagnato dal capo della sede locale della CIA. Bin Laden fu poi ricoverato all’ospedale militare di Rawalpindi (Pakistan), dove morì a dicembre 2001 [8]. Il suo funerale fu celebrato in Afghanistan, alla presenza di due rappresentanti dell’MI6 britannico, che redassero un rapporto.
Altra prova indiscutibile che smentisce la teoria del voltafaccia di Bin Laden nei confronti dei datori di lavoro della CIA, è il fatto che sino al 1999 − ossia successivamente agli attentati a lui attribuiti delle Torri Khobar in Arabia Saudita, nonché contro le ambasciate USA di Nairobi (Kenya) e di Dar-es-Salam (Tanzania) − Bin Laden disponeva di un ufficio di relazioni pubbliche a Londra, dal quale lanciò l’Appello alla Jihad contro ebrei e crociati.
Il fatto che per dieci anni si siano ascoltate e viste registrazioni di persone che dichiaravano di essere Osama Bin Laden inganna solo chi è disposto a crederlo: gli svizzeri dell’Istituto Dalle Molle, esperti d’intelligenza artificiale percettiva − che all’epoca le banche utilizzavano per affari delicati − furono categorici: le registrazioni erano dei falsi, compresa quella diffusa dal Pentagono di rivendicazione degli attentati dell’11 Settembre, ossia non erano del vero Bin Laden. Se all’epoca il riconoscimento facciale e vocale non era un mezzo ordinario, oggi è tecnica corrente. Anche voi potete fare questo tipo di verifiche per mezzo di software che si trovano un po’ ovunque.
Dopo la morte di Bin Laden, Ayman al-Zawahiri divenne l’emiro di Al Qaeda, una carica che occupa tuttora. Costui − che sovrintese all’assassinio del presidente egiziano Anwar al-Sadat − dopo il 2001 visse per diversi anni all’ambasciata americana di Baku (Azerbaijan) [9], protetto, almeno in quel periodo, dai Marines. Non si sa dove sia ora, ma non c’è ragione di credere che non sia più sotto protezione statunitense.
3 − Gli Stati Uniti non sono concentrati sulla “lotta al terrorismo”, in realtà lo finanziano e lo armano
Durante il discorso sulla caduta di Kabul, il presidente Biden ha lungamente spiegato che gli Stati Uniti non si trovavano in Afghanistan per costruire uno Stato, ma soltanto per combattere il terrorismo.
Il fatto che da vent’anni si senta ripetere “lotta al terrorismo” non conferisce significato alla frase. Il terrorismo non è un avversario in carne e ossa. È un modo di combattere. In determinate circostanze, tutti gli eserciti del mondo possono farvi ricorso. Durante la guerra fredda, entrambi i blocchi l’hanno ampiamente utilizzato per combattersi a vicenda.
Dopo che il presidente George W. Bush (figlio) ha dichiarato «guerra al terrorismo» (ossia “guerra alla guerra”), il ricorso a questa tecnica militare non ha fatto che accrescersi. Inizialmente gli Occidentali hanno usato attentati in alcune grandi città, ma il peggio è arrivato con la creazione di piccoli Stati terroristici nel Medio Oriente Allargato, fino al sinistro Stato Islamico del Levante (Daesh), nonché ora all’Emirato Islamico d’Afghanistan.
Afghani, iracheni, libici e siriani hanno inizialmente creduto alla versione statunitense, ora però non si fanno più illusioni. Dopo vent’anni di guerra hanno capito che gli Stati Uniti non hanno affatto a cuore il loro bene: Washington non combatte il terrorismo, ma crea, finanzia e arma gruppi che lo praticano.
4 − I talebani non hanno fatto una guerra, hanno preso quanto gli Stati Uniti hanno dato loro
I presidenti Macron e Biden fingono meraviglia per la «conquista di Kabul» da parte dei talebani.
Secondo loro «i dirigenti politici afghani hanno abbandonato il Paese e sono fuggiti. L’esercito afghano è crollato, talvolta senza nemmeno cercare di battersi». Ma con che mezzo sono scappati se non con aerei militari occidentali? Inoltre, l’esercito afgano non ha evitato talvolta di battersi, al contrario: l’esercito solo talvolta ha cercato di battersi. Bisogna sapere che le frontiere afghane erano tra la più sicure del mondo. Soldati USA registravano l’identità di tutti coloro che le attraversavano con strumenti elettronici, in particolare attraverso il riconoscimento dell’iride.
Le forze armate afghane contavano 300 mila uomini − ossia più di quelle francesi − molto ben addestrati da Stati Uniti, Francia e altri Paesi. Erano ben equipaggiate con strumenti sofisticati. Tutta la fanteria era dotata di giubbotti antiproiettile e di sistemi per la visione notturna. L’aviazione era molto competente. Le forze talebane invece erano un terzo di quelle afghane, ossia 100 mila uomini: pezzenti in sandali armati di kalashnikov. Non avevano aviazione − ora all’improvviso ne hanno una, dotata di piloti addestrati, usciti da non si sa dove. Se ci fossero stati combattimenti, i talebani sarebbero stati sicuramente sconfitti.
Il cambiamento di regime era stato deciso durante la presidenza di Donald Trump. Avrebbe dovuto avvenire il 1° maggio. Il presidente Biden ha però modificato l’agenda per scrivere in modo diverso la Storia. Ha utilizzato questo lasso di tempo per installare basi militari nei Paesi contermini, facendovi arrivare almeno 10 mila mercenari. Ha mobilitato l’esercito turco − già presente nel Paese, ma di cui nessuno parla − che ha già reclutato almeno duemila jihadisti che si trovano a Idlib (Siria) e continua a ingaggiarne.
L’importante è ricordarsi che durante la guerra contro i sovietici il presidente turco Recep Tayyip Erdoǧan era già membro della Confraternita dei Fratelli Mussulmani e capo di una milizia, la Millî Görüş (la stessa che oggi apre moschee in Germania e in Francia). In tale veste s’inginocchiò davanti a Gulbuddin Hakmatyar, leader afgano dei Fratelli Mussulmani, nonché futuro primo ministro, che in seguito giurerà fedeltà ad Al Qaeda, un fatto che non gli impedirà di presentarsi alle elezioni presidenziali afghane del 2019 con la protezione degli Stati Uniti.
Gli Alleati stanno rimpatriando i propri concittadini da diversi mesi. Pensavano di avere tempo fino all’11 settembre, o almeno fino alla mezzanotte del 30 agosto. Ma Washington ha deciso diversamente e scelto la data della festa nazionale indiana, il 15 agosto: un avvertimento per Nuova Deli, che sostiene altre etnie, quindi non gradisce che i pashtun del presidente Ghani siano sostituiti da quelli dell’emiro Akhundzada.
Le scene di panico che abbiamo visto agli aeroporti di Kabul rammentano quelle di Saigon, dopo la disfatta USA in Vietnam. Sono effettivamente identiche. Gli afghani che si aggrappano agli aerei non sono per la maggior parte interpreti delle ambasciate occidentali, ma agenti dell’Operazione Omega, voluta dalla presidenza Obama [10]. Sono membri della Khost Protection Force (KPF) e della Direzione Nazionale della Sicurezza (NDS), ausiliari della contro-insurrezione − come i vietnamiti dell’Operazione Phoenix − incaricati di torturare e uccidere gli oppositori afghani all’occupazione straniera. Hanno compiuto tanti e tali crimini che i talebani a loro confronto sembrano chierichetti [11].
Presto l’Afghanistan assumerà tutt’altro aspetto.
5 − Gli Stati Uniti non hanno perso l’Afghanistan a vantaggio della Cina, bensì costretto le società cinesi a sottostare alla loro protezione
Gli Stati Uniti non hanno affatto perso in Afghanistan, giacché il loro obiettivo non era instaurarvi la pace. Cosa importa loro del milione dei morti causati in vent’anni? Vogliono solo che la regione continui a essere instabile, che non ci sia un governo capace di controllare lo sfruttamento delle ricchezze naturali. Vogliono che le società di qualsiasi Paese sviluppato possano sfruttarle a condizione di sottomettersi alla loro protezione.
È lo schema del mondo globalizzato reso popolare da Hollywood: difeso da una cinta, di cui forze speciali sorvegliano all’estero siti di sfruttamento di risorse, situati in regioni selvagge.
Una strategia elaborata da Donald Rumsfeld, segretario alla Difesa di George W. Bush, e dall’ammiraglio Arthur Cebrowski, che già aveva informatizzato le forse armate USA. Dopo l’11 settembre 2001 è diventata il modo di ragionare dello stato-maggiore USA. È stata volgarizzata dal vice di Cebrowski, Thomas Barnett, nel libro The Pentagon’s New Map [12].
Il presidente Bush ha chiamato questo mutamento di paradigma «Guerra senza fine»: gli Stati Uniti avrebbero lottato per sempre contro il terrorismo, in realtà avrebbero strumentalizzato per sempre gruppi terroristici per impedire qualsiasi organizzazione politica in queste regioni.
Certo in Afghanistan ci sono già società cinesi che sfruttano miniere, ora però dovranno pagare dazio agli Stati Uniti per non essere bersaglio di attacchi terroristici. È racket. Embè?
6 − Gli Occidentali non difendono la Ragione contro l’oscurantismo, ma lo strumentalizzano sfacciatamente
La first lady Laura Bush ci ha fatto piangere raccontandoci la storia delle ragazze massacrate dai talebani perché avevano osato smaltarsi le unghie. La verità è ben altra.
Quando nel 1978 il presidente Jimmy Carter, Zbigniew Brzeziński e Alexandre de Marenches appoggiarono gli islamisti afghani, combattevano i comunisti che aprivano le scuole alle donne: la lotta contro gli alleati dell’URSS veniva prima di ogni altra cosa, anche dei diritti umanitari. Lo stesso accade oggi: il presidente Biden e il segretario di Stato Antony Blinken sostengono i talebani perché il controllo dell’accesso alle risorse naturali del Medio Oriente Allargato viene prima dei diritti umanitari. Fanno altrettanto in Iraq, Libia e Siria.
Gli Stati Uniti non si sono mai limitati a sostenere gli islamisti nei Paesi in guerra. In Pakistan issarono al potere il generale Muhammad Zia-ul-Haq, membro della Confraternita dei Fratelli Mussulmani, per farne base arretrata dei combattenti anti-sovietici. Zia-ul-Haq rovesciò la democrazia, impiccò il presidente Zulfikar Ali Bhutto e ripristinò la sharia. La figlia del presidente Bhutto, Benazir, primo ministro del Pakistan negli anni Novanta, fu a sua volta assassinata dai talebani.
Inutile ritornare sui crimini della contro-insurrezione occidentale: il panico agli aeroporti di Kabul di chi ha collaborato è sufficientemente eloquente.
Islamismo e laicità sono stati usati per manipolare gli afghani e abbindolare gli Occidentali, però la vita politica in Afghanistan non si fonda su questi concetti, è innanzitutto determinata dalle divisioni etniche. Nel Paese ve ne sono una quindicina; la più numerosa, quella dei pashtun, è fortemente impiantata anche in Pakistan. È Paese ancora tribale che tuttora non è nazione. Altri Paesi sostengono etnie diverse, presenti anche sul loro territorio.
7 − La Francia ha sostenuto i crimini degli Stati Uniti in Afghanistan soltanto dalla presidenza di Sarkozy
Secondo il presidente Emmanuel Macron, «il presidente Jacques Chirac ha deciso da ottobre 2001 la partecipazione della Francia all’azione internazionale per solidarietà con i nostri amici e alleati americani, colpiti sul loro suolo da uno spaventoso attacco. L’obiettivo era chiaro: combattere una minaccia terroristica che dall’Afghanistan − diventato santuario del terrorismo islamista − mirava direttamente al nostro territorio e a quello dei nostri alleati» [13]. Un modo peculiare della Francia di deviare l’attenzione per cancellare un conflitto. In realtà, a ottobre 2001 il presidente Jacques Chirac si oppose violentemente alla partecipazione delle forze armate francesi all’occupazione anglosassone dell’Afghanistan. Autorizzò uno spiegamento di forze nell’ambito della risoluzione 1386 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. I soldati francesi erano certo agli ordini della NATO, ma all’interno della Forza Internazionale di Assistenza e Sicurezza (FIAS). Prestavano soltanto assistenza per la ricostruzione. Non facevano prigionieri: i combattenti che arrestavano venivano immediatamente consegnati al governo afghano. Fu il presidente Nicolas Sarkozy a cambiare la situazione, facendo della Francia un complice dei crimini degli Stati Uniti.
È in ragione di questo mutamento che la Francia ora esfiltra membri della Khost Protection Force (KPF) e della Direzione Nazionale della Sicurezza (NDS). Probabilmente ne pagherà il prezzo.
[1] « Allocution de Joe Biden sur l’Afghanistan », par Joseph R. Biden Jr., Réseau Voltaire, 16 août 2021.
[2] « Les gentlemen du Cercle Pinay », Réseau Voltaire, 11 mars 2004.
[3] Dans le secret des princes, Christine Ockrent & Alexandre de Marenches, Stock (1986).
[4] « Oui, la CIA est entrée en Afghanistan avant les Russes … », par Zbigniew Brzeziński, Le Nouvel Observateur (France), Réseau Voltaire, 15 janvier 1998.
[5] “L’internazionale criminale: la Lega anticomunista mondiale”, di Thierry Meyssan, Traduzione Alessandro Lattanzio, Rete Voltaire, 3 luglio 2016.
[6] Conversazione dell’autore, nel 2003, con un ufficiale del KGB che ha preso parte a questa operazione.
[7] La CIA a rencontré Ben Laden à Dubaï en juillet », par Alexandra Richard, Le Figaro, 31 octobre 2001.
[8] « Hospital Worker : I Saw Osama », CBS Evening News, 28 janvier 2002.
[9] Classified Woman : The Sibel Edmonds Story : A Memoir, Sibel Edmonds (2012).
[10] Obama’s Wars, Bob Woodward, Simon & Schuster (2010.
[11] « Armed Governance: the Case of the CIA-Supported Afghan Militias », Antonio De Lauri & Astri Suhrke, in Afghanistan: Militias Governance and their Disputed Leadership. Taliban, ISIS, US Proxy Militais, Extrajudicial Killings, War Crimes and Enforced Disappearances, Musa Khan Jalalzai, Vij Books India Pvt Ltd (2020).
[12] “La dottrina Rumsfeld/Cebrowski”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 25 maggio 2021.
[13] « Allocution d’Emmanuel Macron sur l’Afghanistan », par Emmanuel Macron, Réseau Voltaire, 16 août 2021.
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