Il 9 settembre il banchiere italiano Mario Draghi ha presentato il rapporto sul «Futuro della competitività europea».

Il documento, in due volumi di oltre 400 pagine, sostiene che l’Europa deve essere costruita dai banchieri.

Il documento rileva il limitato margine di investimento della Ue (32% del PIL) rispetto agli Stati Uniti (142% del PIL) a causa della persistenza di sistemi pensionistici a ripartizione (tranne che nei Paesi Bassi, in Danimarca e in Svezia). Raccomanda pertanto di sviluppare sistemi pensionistici privati in tutti gli Stati membri, al fine di raccogliere capitali e convogliarli verso i mercati finanziari.

Sottolinea la necessità di trasformare l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) in un vero e proprio regolatore unico, come la Securities and Exchange Commission (SEC) statunitense. «Un passo essenziale nella trasformazione dell’ESMA è modificarne la governance e i processi decisionali secondo linee analoghe a quelle del Consiglio direttivo delle BCE, distaccandoli il più possibile dagli interessi nazionali degli Stati membri della Ue».

Infine auspica un rilancio del mercato delle cartolarizzazioni per aumentare la capacità di finanziamento del settore bancario, invitando la Commissione europea a proporre una revisione dei requisiti prudenziali per le attività cartolarizzate.

In altre parole Draghi tesse le lodi dell’indebitamento in senso contrario alla dottrina tedesca che ha prevalso finora.

Questo rapporto, con il suo impeccabile ragionamento, traccia una constatazione inoppugnabile. Proclama l’urgenza, tagliando corto a qualsiasi riflessione sui metodi per rispondervi. Evita la questione delle cause del declino industriale della Ue, ossia del vassallaggio nei confronti degli Stati Uniti, che hanno sabotato il gasdotto Nord Stream e organizzano la guerra in Ucraina. Il rapporto dà per scontato che la costruzione di una Ue federale sia indispensabile per portare a termine le riforme e non considera che esse potrebbero essere più facilmente realizzate attraverso la cooperazione tra Stati sovrani.

Su questo punto è sorprendente che, per favorire le imprese, nel XXI secolo si promuova una struttura piramidale invece che una rete. Ma Mario Draghi è l’ex vicepresidente per l’Europa di Goldman Sachs.

Questo articolo è l’editoriale del numero 99 di Voltaire, actualité internationale, una newsletter disponibile solo in francese, inglese, spagnolo e tedesco.

Traduzione
Rachele Marmetti