Sheik Hasina è riuscita a sottrarsi all’accusa di corruzione fabbricata dagli Stati Uniti, ma Washington è riuscito comunque a rovesciarla in dispregio della volontà del popolo.

Dopo aver governato il Bangladesh per 15 anni, Sheik Hasina, celebrata come paladina di democrazia, è stata improvvisamente rovesciata dalla folla il 4 agosto. Il nuovo governo l’accusa di aver trasformato il regime politico in dittatura. In effetti le elezioni legislative del 7 gennaio 2024, boicottate dall’opposizione, le hanno consegnato un parlamento obbediente e, soprattutto, le manifestazioni di luglio e agosto sono state represse in modo cruento, causando almeno 250 morti, forse 650.

Come sempre le apparenze ingannano e le approssimazioni mediatiche sono pura intossicazione.

Il 24 maggio 2023 il Dipartimento di Stato ha vietato l’ingresso negli Stati Uniti ad alcuni leader bengalesi per costringerli, a suo dire, a organizzare elezioni libere ed eque [1].

Prima anomalia: ingerenze della Commissione europea e del Dipartimento di Stato statunitense

Il 6 gennaio, vigilia delle elezioni generali in Bangladesh boicottate dall’opposizione, Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha parlato di ingerenze della Commissione europea e del Dipartimento di Stato Usa nell’organizzazione di tali elezioni [2]. Secondo lo Washington Post, Bharat sarebbe intervenuto presso il Dipartimento di Stato per patrocinare un cambiamento di regime senza scosse in Bangladesh.

Sappiamo che l’International Republican Institute (IRI) e il National Democratic Institute (NDI), organizzazioni legate alla Cia, si sono fortemente impegnati nella preparazione di queste elezioni, ricevendo anche diversi milioni di dollari dalla National Endowment for Democracy (NED).

A giugno la Corte suprema del Bangladesh ha ripristinato il sistema di quote nella funzione pubblica. Le quote sono riservate ai veterani della guerra d’indipendenza del 1971 e ai loro discendenti. Questo sistema favorisce i membri della Lega Awani, il partito al potere, protagonista della guerra d’indipendenza. I giovani laureati si sono perciò ritrovati senza prospettive occupazionali. Le associazioni studentesche hanno organizzato uno sciopero pacifico, interrotto durante le feste mussulmane (Aïd).

All’indomani delle elezioni di gennaio 2024, un diplomatico statunitense avvertì Sheikh Hasina che sarebbe stata rovesciata se non avesse accettato di cedere parte del territorio del Bengala, di creare uno Stato cristiano a cavallo del Myanmar e d’installare una base militare aerea straniera sull’isola di Saint Martin. Il 24 maggio 2024, due settimane prima dell’inizio del movimento di protesta, Hasina riunì i leader dei 14 partiti politici della sua coalizione per avvertirli del complotto [3]. Senza alcun risultato.

Seconda anomalia: operazioni per distruggere i simboli del Bangladesh

Sin dall’inizio dello sciopero di giugno, alcuni individui hanno attaccato e vandalizzato monumenti al fondatore della nazione, Sheikh Mujibur Rahman, assassinato nel 1975. Ma nessuno criticava questo eroe nazionale che, si dà il caso, non è solo il padre della nazione (Bangabandhu), è anche padre della prima consigliera (prima ministra), Sheikh Hasina. È accaduto esattamente quanto già visto all’inizio della guerra in Siria (2011): individui non identificati vandalizzarono le statue di Hafez al-Assad (1930-2000), che all’epoca nessuno nel Paese contestava. L’obiettino non era metterne in discussione l’eredità, ma distruggere i simboli dello Stato per delegittimarne il figlio e successore, Bashar al-Assad.

I media internazionali non hanno attribuito importanza a queste azioni contro i monumenti pubblici, perpetrate, molto probabilmente, da appartenenti al Partito Nazionalista del Bangladesh (BNP). Il BNP fu fondato da Ziaur Rahman, presidente del Bangladesh dal 1977 fino a quando non fu assassinato, ne1981. Il BNP è dalla parte degli islamisti, mentre la Lega Awani è laica. L’intera storia del mezzo secolo di esistenza del Bangladesh è una lotta tra islamisti e laici. La presidente del BNP, nonché primo ministro dal 1991 al 1996 e dal 2001 al 2006, Khaleda Zia, è attualmente in prigione per appropriazione indebita. Il figlio, Tariq Rahman, ne prosegue la lotta dall’esilio di Londra, nella capitale dell’ex impero indiano da cui il Bangladesh ha conquistato l’indipendenza.

Sempre alle spalle del padre, Hunter Biden riceverà i 100 milioni promessi solo dopo la liberazione di Khaleda Zia e quando il BNP sarà salito al potere.

Da maggio 2023 il BNP ha ingaggiato Hunter Biden, figlio del presidente degli Stati Uniti, attraverso la società Blue Star Strategies. L’accordo specifica che Hunter Biden riceverà, oltre alle spese di lobbying, 100 milioni di dollari quando il BNP tornerà al potere.

Gli islamisti sono rappresentati dalla Jamaat-e-Islami, fondata da Sayyid Abul Ala Maududi e Saïd Ramadan, esponenti della Confraternita egiziana dei Fratelli Mussulmani. Militano contro lo Stato del Bangladesh affinché venga annesso al Pakistan.

Il 10 luglio una marcia di protesta si scontra con manifestanti della Lega Awani. Il 19 luglio i manifestanti attaccano un centro di detenzione, ne liberano i prigionieri e lo incendiano. Gli scontri che seguono causano oltre cento morti. Il 4 agosto nuovi scontri causano 97 morti. Dopo 650 morti in due mesi, la prima ministra Hasina si dimette e fugge in India a bordo di un elicottero militare [4].

Terza anomalia: un regime pacifico diventa improvvisamente cruento

Hasina non aveva mai fatto sparare sulla folla. Perché improvvisamente ha versato tanto sangue? Vi vedo lo stesso metodo messo a punto dagli Stati Uniti durante le guerre in Jugoslavia e che ho visto applicare in Libia e in Siria: tiratori scelti piazzati sui tetti feriscono o uccidono sia poliziotti sia manifestanti, in modo che entrambi vedano nell’altro il nemico.

Il 6 agosto Mohammad Shahabuddin, presidente della Repubblica, scioglie il parlamento e nomina Muhammad Yunus primo ministro ad interim, con l’incarico di guidare il governo dopo il confronto con i militari e il movimento di protesta.

Quarta anomalia: un outsider diventa consigliere principale

Per una felice coincidenza, a giugno Muhammad Yunus aveva annunciato l’intenzione di tornare in politica e governare il Bangladesh [5]. È sempre così nelle rivoluzioni colorate: il vincitore non è mai chi si pensa.

Il banchiere Muhammad Yunus (83 anni) è diventato primo ministro del Bangladesh senza alcuno sforzo. Tuttavia, manterrà l’incarico solo fino a quando gli Stati Uniti non riveleranno la persona per cui hanno organizzato l’operazione.

L’economista Muhammad Yunus, vincitore del Premio Nobel per la Pace del 2016 per aver realizzato il microcredito, è entrato in conflitto con Sheikh Hasina, che gli contestava l’operato della sua banca di microcredito: il trasferimento di 100 milioni di dollari di sovvenzioni da diversi Paesi a un’azienda di famiglia per evitare di pagare le tasse, nonché l’applicazione di tassi di interesse elevati, dal 21 al 50%, sui prestiti alle donne povere [6].

Yunus è un amico personale dei Clinton e uno dei principali donatori della Clinton Global Initiative (CGI). I Clinton hanno minacciato Hasina di opporsi a un prestito di 1,2 miliardi di dollari della Banca mondiale se il Bangladesh avesse perseguito Yunus. Cancellato il prestito, la costruzione del ponte ferroviario sul fiume Padma è stata bloccata.

I giornali finanziati dagli Stati Uniti hanno diffuso false notizie su tangenti ricevuti da Hasina dalla società canadese che stava costruendo il ponte. Hasina ha protestato la propria innocenza e accusato Yunus di aver ordito il complotto. Il banchiere è stato difeso dall’ex presidente della Banca mondiale, nonché membro del comitato direttivo del Gruppo Bilderberg, James Wolfensohn. Il procuratore della Corte penale internazionale (CPI), Luis Moreno, si è recato in Bangladesh per formulare le accuse. Tuttavia, il Bangladesh non ha avviato procedimenti contro Yunus; un tribunale canadese ha stabilito che non c’è stata malversazione nella costruzione del ponte di Padma.

Appena nominato, Yunus si è assegnato 25 ministeri. Nella prima conferenza stampa ha dichiarato: «Ho preso le redini di un Paese che per molti versi è un disastro. Nel tentativo di rimanere al potere, la dittatura (sic) di Sheikh Hasina ha distrutto tutte le istituzioni del Paese. Il sistema giudiziario è stato demolito. I diritti democratici soppressi da una brutale repressione durata dieci anni e mezzo».

Traduzione
Rachele Marmetti

[1«Controversial US visa policy for Bangladesh catches flak from India», Ranjan Basu, Dhaka Tribune, August 20, 2023.

[3«China praises Bangladesh PM Hasina for refusing to permit foreign air base», Press Trust of India (PTI), May 28, 2024.

[6«The Micro Debt», Tom Heinemann, January 26, 2011.