Il 30 aprile e il 1° maggio 2019 il Venezuela è stato teatro di un colpo di Stato [1]. Il direttore del SEBIN (Servicio Bolivariano de Intelligencia Nacional), generale Manuel Ricardo Cristopher Figuera, in contatto con la CIA da oltre un anno, stava per essere arrestato, per questa ragione ha tentato il tutto per tutto.
Secondo quanto da lui stesso dichiarato, l’amicizia con Maduro è immutata; avrebbe però voluto «salvare» il Paese dall’influenza dall’entourage del presidente. È stato Figuera ad affermare, a torto, che parecchi funzionari di alto rango si sarebbero rivoltati contro il regime costituzionale.
Una cinquantina tra sottufficiali, ufficiali superiori e generali avrebbero fatto defezione: sono stati arrestati o sono fuggiti.
Negli Stati Uniti il fallimento del tentativo di putsch ha suscitato viva tensione fra il consigliere nazionale per la sicurezza, John Bolton, che l’aveva guidato, e il presidente Donald Trump, contrario a un’azione che avrebbe potuto portare alla guerra gli Stati Uniti.
L’unica analisi che si conferma giusta è quella che due anni fa Thierry Meyssan espose su Russia Today: il Pentagono sta conducendo un’operazione di distruzione delle strutture statali del Bacino dei Caraibi, prescindendo dalla natura dei governi della regione. Per attuare tale disegno, gli Stati Uniti ricorrono a combattenti latino-americani e non hanno alcuna intenzione di entrare in guerra in prima persona.
Abbiamo pubblicato in diverse lingue due articoli errati sugli avvenimenti del 30 aprile [2]. Contrariamente a quanto in essi affermato, i servizi d’intelligence russi, che addestrano l’intelligence locale, non hanno ruolo decisionale in Venezuela. Ci risulta che tutte le decisioni siano prese personalmente da Maduro, benché il presidente non abbia formazione specifica in materia.
[1] «Colpo di Stato hollywoodiano in Venezuela», Rete Voltaire, 2 maggio 2019, traduzione di Rachele Marmetti.
[2] «Venezuela: come il direttore del SEBIN ha manipolato la CIA» e «Venezuela: così il SEBIN a incastrato la CIA».
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