Il vertice dei BRICS a Kazan ha segnato la fine del dominio del G7 sul mondo. Le regole anglosassoni che organizzavano le relazioni internazionali saranno gradualmente sostituite da impegni vincolanti sottoscritti da ciascun Paese. Questa rivoluzione ci riporta ai tentativi fatti da Russia e Francia nel 1899 di stabilire un diritto internazionale, vanificati dalla Conferenza Atlantica e dal duopolio Stati Uniti-Regno Unito.
Il XVI vertice dei BRICS allargati si è tenuto a Kazan (Russia) dal 22 al 24 ottobre [1]. Oltre ai nove capi di Stato e di governo dei Paesi già membri dell’organizzazione, vi hanno partecipato altri 11 Stati; inoltre, una ventina di Paesi hanno presentato richiesta di adesione.
Questo evento rappresenta il culmine della strategia avviata nel 2019 dal presidente brasiliano Luiz Inácio da Silva, dal primo ministro russo Vladimir Putin, dal primo ministro indiano Manmohan Singh e dal presidente cinese Hu Jintao. Il loro obiettivo era instaurare relazioni internazionali fondate sulla Carta delle Nazioni Unite, che avrebbero consentito a ogni Paese di svilupparsi. Non si trattava di opporsi all’imperialismo occidentale del G8 (di cui la Russia è stata membro fino al colpo di Stato occidentale di Maidan del 2014 in Ucraina), ma di esplorare un’altra via, senza gli anglosassoni.
Putin ha svolto un ruolo centrale nell’istituzione di questo organismo di cooperazione economica, simile a quello svolto dallo zar Nicola II nel 1899, quando fu inventato il diritto internazionale [2]. Fu Putin a organizzare il primo vertice dei BRICS a Ekaterinburg, dove la Russia fu però rappresentata dal presidente Dmitri Medvedev.
In un’intervista rilasciata in occasione del vertice di Kazan, Putin, citando le affermazioni del primo ministro Narendra Modi, ha ribadito che «i BRICS non sono un’organizzazione anti-occidentale, ma non-occidentale».
Nella dichiarazione finale i capi di Stato e di governo affrontano quattro questioni distinte [3]:
– il multilateralismo;
– la cooperazione per la stabilità e la sicurezza;
– la cooperazione economica e finanziaria;
– gli scambi interpersonali.
Il multilateralismo
Dopo aver preso atto che stanno emergendo nuovi centri di potere, indipendenti da quelli occidentali, i partecipanti al vertice hanno ribadito la fedeltà alla Carta delle Nazioni unite, alla cui stesura del resto parteciparono tutti i Paesi membri dei BRICS, tranne gli Emirati Arabi Uniti, all’epoca non ancora indipendenti. Poi si sono detti favorevoli a una riforma dell’Onu e delle sue agenzie, necessaria affinché le sue istituzioni possano adattarsi al mondo contemporaneo e integrarne i nuovi poteri. Nella dichiarazione finale non è stata indicata alcuna data per la riforma del Consiglio di Sicurezza e del FMI, ma è stata fissata al 2025 la scadenza per riformare l’Organizzazione mondiale del Commercio (OMC) e il Consiglio di Amministrazione della Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (BIRS).
La dichiarazione definisce «illegali» le «misure coercitive unilaterali», cioè le sanzioni adottate al di fuori del Consiglio di sicurezza, siano esse politiche o economiche.
I BRICS appoggiano i lavori del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Intergovernmental Panel on Climate Change, IPCC) ma non si pronunciano sulle conclusioni che ne traggono gli Occidentali. Esprimono profonda preoccupazione per i tentativi di collegare la sicurezza al programma per il cambiamento climatico. Più avanti (al paragrafo 83), condannano l’uso del pretesto climatico per imporre misure protezionistiche unilaterali, punitive e discriminatorie. Sostengono inoltre la cooperazione nella lotta contro i gas serra, conformemente all’articolo 6 degli Accordi di Parigi (§ 85).
Ricordiamo che l’Accademia delle Scienze russa rifiuta l’interpretazione occidentale antropocentrica del cambiamento climatico.
Essi s’impegnano a promuovere e a proteggere i diritti umani, compreso il diritto allo sviluppo e le libertà fondamentali, purché nell’ambito dei principi di uguaglianza e rispetto reciproco. S’impegnano anche a intensificare la lotta contro il razzismo, la discriminazione razziale, nonché la xenofobia e l’intolleranza collegate, e a combattere la discriminazione basata sulla religione, la fede o le credenze, in qualsiasi forma si manifestino nel mondo contemporaneo; infine s’impegnano a contrastare le tendenze allarmanti verso un incremento dei discorsi carichi di odio.
La cooperazione per la stabilità e la sicurezza
Nella dichiarazione finale i BRICS hanno concordato una posizione comune sui conflitti in corso, facendo riferimento alla Risoluzione 2686 (del 2023) del Consiglio di sicurezza, che denuncia i discorsi d’intolleranza e di odio, e alla Risoluzione 46/182 (1991) dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sugli aiuti umanitari di emergenza. Ribadiscono altresì la necessità di rispettare le preoccupazioni legittime e ragionevoli di tutti i Paesi in tema di sicurezza.
Segue una lunga lista di prese di posizione.
• Gaza (§ 30)
Si sottolinea l’urgente necessità di un cessate-il-fuoco immediato, completo e permanente nella Striscia di Gaza; del rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi e i prigionieri di entrambe le parti, detenuti illegalmente; di una fornitura di aiuti umanitari prolungata e su larga scala; nonché della cessazione di tutti gli atti di aggressione. Tuttavia si sostiene la soluzione a due Stati (il piano coloniale iniziale di Lord Peel) come unica via d’uscita pacifica possibile.
• Libano (§ 31-32)
Si condanna come «atto terroristico premeditato» l’esplosione di cercapersone e walkie-talkie del 17 settembre 2024. Si condannano inoltre gli attacchi contro il personale delle Nazioni Unite, le minacce alla loro sicurezza e si chiede allo Stato ebraico di cessare immediatamente questo tipo di azioni. Si chiede anche il rigoroso rispetto della Risoluzione 1701 (2006), ribadendo che essa si applica anche a Israele, che dunque deve ritirarsi dietro la “linea blu” (linea di demarcazione).
• Yemen (§ 33)
Si prende posizione a favore della libertà di navigazione, ma, invece di condannare Ansar Allah come fa l’Occidente, ci si impegna ad affrontare le cause del conflitto, nonché a sostenere il dialogo e il processo di pace sotto l’egida delle Nazioni Unite.
• Siria (§ 34)
Si insiste sulla necessità di rispettare rigorosamente la sovranità e l’integrità territoriale della Siria. Si condanna la presenza militare straniera illegale, che comporta un aumento dei rischi di un conflitto su larga scala regionale. Si sottolinea inoltre che le «sanzioni unilaterali» illegali esacerbano gravemente le sofferenze del popolo siriano. Si prende posizione anche contro l’occupazione israeliana del Golan siriano (§ 43).
• Iran (§ 35 e 37)
Si condanna l’attacco alla sede diplomatica della Repubblica islamica d’Iran a Damasco. Si ricorda che l’accordo JCPOA è stato convalidato dal Consiglio di sicurezza, per questa ragione gli Stati Uniti non se ne sarebbero potuti ritirare, come invece hanno fatto.
• Ucraina (§ 36)
Si sottolinea che tutti gli Stati dovrebbero agire in piena conformità con gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni unite (implicito sostegno all’interpretazione russa del conflitto). Si prende atto con soddisfazione delle pertinenti proposte di mediazione e buoni uffici della Cina, del Sudafrica e dell’India, vòlte a risolvere pacificamente il conflitto attraverso il dialogo e la diplomazia.
• Sudan (§ 40)
Si condanna l’attacco delle truppe del presidente Abdel Fattah al-Buhran alla residenza del capo della missione dell’ambasciata degli Emirati Arabi Uniti del 29 settembre 2024; attacco paragonabile a quello compiuto da Israele contro le sedi diplomatiche iraniane in Siria. Si chiede un cessate-il-fuoco immediato, permanente e incondizionato.
• Afghanistan (§ 42)
Si sostiene il principio di uno Stato indipendente, unito e pacifico, libero dal terrorismo, dalla guerra e dalla droga. Si sottolinea la necessità di fornire aiuti umanitari urgenti e ininterrotti al popolo afghano e di proteggere i diritti fondamentali di tutti gli afghani, comprese le donne e i diversi gruppi etnici; questo implica la revoca degli effettivi divieti di accesso all’istruzione secondaria e superiore.
• Disarmo (§ 43-46)
I BRICS si dichiarano favorevoli all’accelerazione dell’attuazione delle risoluzioni per la creazione di una zona priva di armi nucleari e di altre armi di distruzione di massa in Medio Oriente (cioè la denuclearizzazione di Israele), in linea con la proposta iraniana.
Sono inoltre favorevoli a prevenire una corsa agli armamenti nello spazio, nonostante l’opposizione degli Stati Uniti.
• Terrorismo (§ 47-49)
Rifiutano ogni tentativo di politicizzare le questioni di lotta al terrorismo e respingono l’uso di gruppi terroristici per conseguire fini politici; sottolineano inoltre che solo i BRICS sono un’organizzazione efficace in questo settore – allusione diretta alle operazioni segrete di Stati Uniti e Regno Unito. Chiedono la rapida adozione, nell’ambito delle Nazioni Unite, della Convenzione generale sul terrorismo internazionale.
• Criminalità transnazionale (§ 50-53)
Su impulso della Russia, i BRICS intendono affrontare i problemi relativi alla droga, alla criminalità transnazionale e alla corruzione attraverso il rafforzamento di una risposta repressiva coordinata.
Cooperazione economica e finanziaria
I BRICS stanno innanzitutto affrontando la necessità di una camera di compensazione per lo scambio di liquidità (senza dover passare dal sistema SWIFT, creato dalle reti stay-behind della Nato) e di un sistema di riassicurazione per rendere sicuro il trasporto mercantile (senza dover passare dalle compagnie anglosassoni o da esse controllate indirettamente).
I BRICS non affrontano il commercio dall’angolazione del libero scambio o dei dazi doganali, ma da quello della sicurezza, della resilienza, della stabilità ed efficienza delle catene di approvvigionamento. Da un anno portano avanti un programma per armonizzare e coordinare l’uso delle tecnologie informatiche (PartNIR) nell’economia e nel commercio.
Nella lotta contro le malattie, i BRICS, pur apprezzando il lavoro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), stanno sviluppando un proprio sistema di allarme e assistenza.
Per quanto riguarda la proprietà intellettuale, i BRICS, consapevoli che i diritti d’autore e altri brevetti sono oggi la principale fonte di reddito per gli anglosassoni (non già la produzione reale o finanziaria), intendono riorganizzare il sistema, puntando sulla lotta alla contraffazione piuttosto che sull’aumento delle entrate prodotte. Intendono moltiplicare la cooperazione nei programmi di ricerca, di sviluppo e d’innovazione nei settori della biomedicina, delle energie rinnovabili, delle scienze spaziali e astronomiche, delle scienze oceaniche e polari.
Scambi interpersonali
L’obiettivo principale dei BRICS è combattere l’ideologia anglosassone dello scontro di civiltà, appoggiandosi a due agenzie delle Nazioni Unite: l’UNICEF e l’Alleanza delle civiltà [4] . Vogliono incrementare gli scambi interpersonali nei settori dei media, della cultura, dell’istruzione, dello sport, delle arti, dei giovani, della società civile, della diplomazia pubblica e degli scambi universitari.
In questo modo i BRICS si oppongono a un ritorno al passato: il concetto di scontro di civiltà, che fu parte essenziale del discorso del presidente George Bush Jr., sembrava essere definitivamente dimenticato. È tornato di moda con la candidatura di Kamala Harris, sostenuta dai neoconservatori. Si tratta né più né meno di una riformulazione ipocritamente dotta dei vecchi discorsi violenti degli anni 1930-1945: per sopravvivere gli Occidentali non hanno altra scelta che eliminare gli altri.
Osservazioni sul vertice
Si è tenuto in un momento in cui il mondo assiste in diretta alla pulizia etnica israeliana: prima a Gaza, poi anche nel sud del Libano. Nello stesso tempo l’operazione militare speciale russa per l’attuazione della Risoluzione 2202 del Consiglio di sicurezza (Accordi di Minsk) in Ucraina volge a vantaggio di Mosca. L’esercito ucraino non riuscirà a superare l’inverno e le misure coercitive unilaterali occidentali sono tutte fallite. Quindi, dal punto di vista dello scontro di civiltà, gli arabi di Gaza e i russi di Ucraina minacciano l’Occidente e devono perciò essere eliminati.
La partecipazione ai BRICS appare quindi come una rivolta contro l’Ordine mondiale anglosassone. Non si può quindi che essere delusi dal passo indietro del presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva, che non ha osato partecipare personalmente al vertice di Kazan e si è fatto rappresentare dal ministro degli Esteri, Mauro Vieira.
Il Brasile è membro fondatore dei BRICS. È pur vero che il Brasile è coinvolto, in quanto detiene la presidenza della Nuova Banca di Sviluppo, nelle vesti dell’ex presidente Dilma Youssef, rovesciata con un’operazione orchestrata da Stati Uniti e Israele.
La stessa osservazione vale per il rifiuto, all’ultimo minuto, del principe Mohammad Ben Salman dell’Arabia Saudita di schierarsi con uno dei due campi e di recarsi a Kazan, anche se il suo alleato privilegiato, cioè gli Emirati Arabi Uniti, è ormai membro dei BRICS, rappresentato a Kazan dal presidente, sceicco Mohammed ben Zayed Al Nahyane.
La Russia ha scelto di ospitare il vertice a Kazan, capitale del Tatarstan, perché questa città dinamica illustra sia l’integrazione dei mussulmani nella Federazione di Russia sia la capacità di Mosca di delegare poteri.
Sul fronte economico, il vertice ha fatto progressi nella de-dollarizzazione del commercio internazionale. I BRICS si stanno muovendo verso una valuta digitale. Si è parlato anche di un’autorità fiscale comune, di un tribunale per arbitrare le controversie economiche tra i Paesi membri. È emersa inoltre l’idea di una borsa dei cereali, nonché la possibilità di creare un’infrastruttura indipendente di regolamento e depositi transfrontalieri, BRICS Clear. Infine i BRICS stanno facendo progressi nello sviluppo di un sistema di carte di pagamento, denominato BRICS Pay e presentato nel corso del vertice. Il suo funzionamento sembra relativamente classico: la carta BRICS Pay dovrebbe consentire di regolare i pagamenti in valuta nazionale attraverso l’uso di un codice QR, addebitando un portafoglio elettronico, alimentato tramite un’applicazione omonima e collegandovi una carta bancaria Visa, MasterCard o Mir. Il problema è come mantenere la completa sovranità pur partecipando a una moneta collettiva.
In termini politici, il vertice ha dimostrato soprattutto che i BRICS rifiutano le mutevoli regole dell’Occidente, stabilite dal G7 su base clientelare, preferendo il rispetto della parola data, cioè il diritto internazionale. I Paesi del Sud Globale (in contrapposizione all’Occidente Collettivo) hanno profonda consapevolezza degli impegni e dei trattati, prima firmati poi spudoratamente violati dagli anglosassoni. Gli Occidentali ritengono infatti che, in nome della democrazia, un capo di Stato o di governo eletto possa non sentirsi vincolato dalle firme di chi l’ha preceduto; per contro, gli altri Stati, da loro considerati illiberali o dittatoriali, ritengono che la firma debba comunque essere onorata. Per esempio, Donald Trump ha abbandonato il JCPOA (l’accordo sul nucleare iraniano) che il predecessore Barack Obama aveva lungamente negoziato. Joe Biden non si è a sua volta considerato impegnato dai due documenti firmati dall’amico Barack Obama: l’Accordo di Istanbul (1999) [5] e la Risoluzione 2202 (2015) sugli Accordi di Minsk. Biden sostiene quindi che la Russia ha invaso l’Ucraina e sta violando la Carta delle Nazioni Unite, mentre numerosi testi successivi dimostrano che la Russia è l’unico Paese ad averne seguito alla lettera i principi.
Il FMI ha appena rivisto i metodi di calcolo e ha collocato il PIL russo, a parità di potere d’acquisto, al quarto posto, dietro Cina, Stati Uniti e India. Mosca ha quindi fatto un balzo del 23%, salendo dal deprimente 48° posto occupato in precedenza. Tuttavia, al di là delle realtà economiche (i BRICS rappresentano il 37% del PIL mondiale e il 45% della popolazione mondiale, mentre il G7 rappresenta il 29% del PIL e il 10% della popolazione), questo vertice ha aperto agli occhi a molti. Il mondo si è rovesciato. Non è più dominato da Washington e Londra.
[2] “Quale ordine internazionale?”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 7 novembre 2023.
[3] « XVI° sommet des BRICS : Déclaration de Kazan », Réseau Voltaire, 24 octobre 2024.
[4] «La "Guerre des civilisations"», par Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 4 juin 2004.
[5] “Documento di Istanbul”, OSCE, 1999.
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