Il presidente filostatunitense Hashemi Rafsanjani è diventato l’uomo più ricco del Paese trafficando in armi con Elliott Abrams. Poi ha inviato in Bosnia-Erzegovina soldati iraniani a combattere al comando della Nato. Infine ha partecipato alla rivoluzione colorata che tentò di rovesciare il suo proprio successore, il presidente Mahmoud Ahmadinejad.

La maggior parte di noi pensa che la Repubblica islamica d’Iran sia innanzitutto schierata contro Israele, ma questo significa fraintendere gli insegnamenti dell’imam Khomeini e ignorare le complesse relazioni tra i due Paesi.

Ruhollah Khomeini era un antimperialista in un Paese cui furono inflitte grandi sofferenze prima dal Regno Unito, poi dagli Stati Uniti. In Occidente lo si ignora, ma durante la prima guerra mondiale l’Iran patì una terribile carestia che decimò un terzo, se non la metà della popolazione, facendone una delle principali vittime del conflitto [1]. Questa catastrofe è stata poco studiata in Occidente e generalmente le opere sulla Grande guerra non ne parlano. Gli iraniani sono comunque convinti che il genocidio fu causato dalla requisizione dei raccolti per sfamare l’esercito britannico, in guerra contro ottomani e russi.
Nel 1953 il Regno Unito si alleò con gli Stati Uniti per rovesciare il primo ministro Mohammad Mossadeq, che aveva nazionalizzato il petrolio a spese della società anglo-persiana Oil Company, e per imporre il nazista Fazlollah Zahedi come suo successore [2].
Zahedi istituì una sadica polizia politica (SAVAK) [3], con l’aiuto di un gruppo di sionisti revisionisti delegati da Yitzhak Shamir, all’epoca capo di un ramo del Mossad israeliano.

La polizia politica dello Scià, la SAVAK, era diretta da Teymour Bakhtiar, ma i suoi ufficiali erano ex membri della Gestapo tedesca e sionisti revisionisti israeliani.

Per queste ragioni gli scritti dell’ayatollah Khomeini sono sempre rivolti principalmente contro Stati Uniti e Regno Unito («il Grande Satana e il Piccolo Satana»), e presentano Israele solo come propaggine degli anglosassoni, non come potenza indipendente.

Tuttavia, gli stretti legami dell’Impero persiano con Israele non si sono mai interrotti. Ancora oggi l’oleodotto Eilat-Ashkelon [dal Golfo di Aqaba alla costa mediterranea], costruito nel l968 sotto lo Scià, è gestito da una società di proprietà per metà israeliana e per metà iraniana. Qualsiasi pubblicazione sui proprietari di questo oleodotto è punita in Israele con 15 anni di reclusione [4].

Fatte queste premesse, è opportuno ricordare l’importanza della vicenda Iran-Contras nella storia della Repubblica islamica.

Si trattò di un’operazione dei servizi segreti statunitensi, concepita dall’SS-Hauptsturmführer Klaus Barbie, già organizzatore della dittatura di Hugo Banzer in Bolivia e del cartello di Medellin. Lo scopo era fornire armi ai mercenari delle dittature filo-statunitensi che combattevano la rivoluzione che s’ispirava ad Augusto Sandino (i “sandinisti”). Tuttavia Barbie fu arrestato ed estradato in Francia. Il colonnello Oliver North, che comandava una squadra segreta di assassini all’interno del Consiglio per la sicurezza nazionale, riprese le redini dell’operazione. Ideò un’impresa molto più complessa: la liberazione dei civili statunitensi, presi in ostaggio durante la guerra civile libanese, in cambio di armi alla Repubblica islamica d’Iran per difendersi nella guerra imposta dall’Iraq e per rovesciare il presidente Saddam Hussein. Queste armi avrebbero dovuto essere prelevate da Israele dalle forniture ricevute dagli Stati Uniti e poi trasferite in Iran. Una parte però avrebbe dovuto essere consegnata ai Contras nicaraguensi. Il progetto fu sostenuto dal segretario di Stato aggiunto, il sionista revisionista Elliott Abrams.

Furono presi contatti con un deputato iraniano, Hassan Rohani, che i servizi statunitensi conoscevano dall’epoca dello Scià. Rohani presentò gli agenti statunitensi al presidente del Majlis (parlamento), Hashemi Rafsanjani. L’operazione fu di tale rilevanza che le commissioni incassate resero Rafsanjani l’uomo più ricco dell’Iran.

Nonostante le indagini ufficiali su questa torbida vicenda, i fatti più importanti rimangono tuttora segreti. In ogni caso è lampante che Hassan Rohani, presidente dal 2013 al 2021, e Hashemi Rafsanjani, presidente dal 1989 al 1997, furono collaboratori del team di Oliver North ed Elliott Abrams.

Nel 2006-2007 Elliott Abrams — sempre lui — co-diresse con Liz Cheney, figlia del vicepresidente Dick Cheney, il Gruppo per la politica e le operazioni in Siria (Syria Policy and Operations Group), — istituzione trasversale dell’amministrazione Bush figlio, dotata di un budget ultra-segreto — che sovrintese agli aiuti all’opposizione iraniana e a tutti quelli che combattevano il «regime dei mullah», ovunque si trovassero.

Il sionista revisionista Elliott Abrams non solo ha seminato il terrore in America Latina, ha anche influenzato la politica iraniana, ha portato al potere l’attuale coalizione di Benjamin Netanyahu, nonché ingaggiato per anni l’attuale ministro francese per gli Affari europei, Benjamin Haddad.

Oliver North non è più in attività; Elliott Abrams invece ha organizzato l’ultima campagna elettorale di Benjamin Netanyahu, l’alleanza di quest’ultimo con i kahanisti (Forza Ebraica di Itamar Ben-Gvir e Casa Ebraica di Bezalel Smotrich) per riformare la corrente dei sionisti revisionisti del fascista Zeev Jabotinsky [5], nonché la trasformazione delle leggi costituzionali di Israele (che l’opposizione e molti commentatori hanno definito «colpo di Stato»).

Gli iraniani non vogliono distruggere i rivali. Così, quando due gruppi entrano in conflitto, gli iraniani sono soliti costituire una commissione incaricata di riconciliarli. Poiché il tentativo non ha in genere successo, anzi la commissione entra in conflitto con un’altra istituzione, creano una quarta istituzione e così via. Alla fine si ritrovano con un organigramma molto complesso in cui la minima decisione richiede una decina di firme, che nessuno riesce mai a ottenere tutte: il processo si blocca da solo.

Nel 1993-1994 i Guardiani della rivoluzione mandarono soldati in Bosnia-Erzegovina a combattere a fianco della Nato, in aiuto del presidente Alija Izetbegovic. All’epoca non c’era alcun contrasto tra la Repubblica islamica del presidente Hashemi Rafsanjani e gli anglosassoni. Anche l’Arabia Saudita e la Legione araba di Osama bin Laden partecipavano a questa operazione congiunta.

Nel 2005 fu lanciata una vasta campagna stampa contro il nuovo presidente iraniano, l’antimperialista Mahmoud Ahmadinejad. L’agenzia Reuters inventò una dichiarazione in cui il presidente Ahmadinejad affermava di voler cancellare Israele dalla carta geografica. La falsa citazione provocò una condanna del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, successivamente però fu accertata la falsità della notizia e Reuters fu costretta a smentirla [6]. Il presidente Ahmadinejad aveva semplicemente detto che lo Stato di Israele, come l’Unione Sovietica, sarebbe stato spazzato via dal tempo, non che la sua popolazione dovesse essere buttata a mare. Poco importa: ancora oggi molti libri riportano la falsa citazione come fatto assodato.
In quello stesso periodo gli anglosassoni avviarono inoltre una campagna per accreditare l’idea che l’Iran volesse dotarsi di armi nucleari per schiacciare Israele. In tal modo speravano di giustificare un attacco all’Iran, dopo quelli ad Afghanistan e Iraq [7]. La bomba atomica fu un progetto dello Scià, solennemente abbandonato dall’imam Ruhollah Khomeini nel 1988 e mai più rilanciato.

Nel 2009, quando gli Stati Uniti tentarono una rivoluzione colorata in seguito alla rielezione del presidente nazionalista Ahmadinejad, Washington si appoggiò ovviamente all’ex presidente Hashemi Rafsanjani. Alla fine, nel 2013 riuscirono a negoziare con gli inviati della guida suprema, ayatollah Ali Khamenei, ottenendo l’estromissione del gruppo di Ahmadinejad dalle elezioni presidenziali e la designazione alla presidenza di Hassan Rohani,

Nel 2011 fu nominato responsabile del controspionaggio iraniano per la lotta alle infiltrazioni del Mossad… un agente israeliano. Rimase in carica fino al 2021. Oggi vive in Israele. Era coadiuvato da una squadra di circa venti persone che sono fuggite con lui in Israele. Furono costoro a organizzare l’assassinio degli scienziati nucleari e il furto degli archivi esibiti da Benjamin Netanyahu.

La famiglia del nuovo ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, è impaziente che Teheran concluda un accordo con gli Stati Uniti per ottenere la revoca dell’embargo commerciale: possiede la più grande società di vendita internazionale di tappeti persiani.

Data la situazione, non deve sorprendere che una fonte iraniana abbia informato Israele dei luoghi e dei tempi per uccidere uno a uno i leader di Hezbollah. Tanto più che la Guida suprema sta negoziando con l’amministrazione Biden, con l’obiettivo di raggiungere un accordo prima del 5 novembre, data delle elezioni presidenziali statunitensi. In altre parole, i filo-statunitensi sono ora più potenti che mai a Teheran.

Il problema principale dell’Iran non è la contrapposizione conservatori-innovatori, come sostiene la stampa occidentale (il conservatore Mahmoud Ahmadinejad era favorevole alla libertà di indossare il velo e portare la barba, mentre il rinnovatore Mir Hossein Mussavi era contrario all’omosessualità), ma la paralisi delle istituzioni. In Iran esiste certamente una corrente antiebraica, così come esistette un partito nazista, ma la comunità ebraica è rappresentata nel Majlis (parlamento).
La vita politica dell’Iran può essere piuttosto spiegata in termini sociologici: la borghesia di Teheran e di Isfahan trae la propria ricchezza dal commercio internazionale e quindi aspira all’abolizione delle frontiere, mentre le popolazioni delle campagne si ricordano della carestia che decimò le loro famiglie sotto lo sguardo inflessibile degli anglosassoni.

Ecco i punti da ricordare:
• Una piccola minoranza iraniana è favorevole agli Occidentali e a Israele; il presidente Rafsanjani inviò soldati in Bosnia-Erzegovina a combattere agli ordini della Nato.
• Non è impossibile tenere un discorso anti-israeliano e allo stesso tempo fare affari con Tel Aviv: ancora oggi i due Stati gestiscono insieme un oleodotto, vitale per l’economia israeliana.
• I filo-israeliani hanno ricoperto posizioni importanti nella Repubblica islamica. Non sorprende che siano stati ufficiali israeliani a tradire Hassan Nasrallah.

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Traduzione
Rachele Marmetti

[1The Great Famine and Genocide in Iran: 1917-1919, Mohammad Gholi Majd, University Press of America (2013).

[2«CIA declassifies more of "Zendebad, Shah!" – internal study of 1953 Iran coup», National Security Archives, February 12, 2018.

[3«SAVAK: A Feared and Pervasive Force», Richard T. Sale, Washington Post, May 9, 1977. Debacle: The American Failure in Iran. Michael Ledeen, Vintage (1982).

[4Israele e Iran sfruttano insieme l’oleodotto Eilat-Ashkelon”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 3 gennaio 2018.

[5Zeev Jabotinsky fu un fascista nel pieno senso del termine. Fu alleato di Benito Mussolini e fondò la sua milizia, il Betar, nella periferia di Roma sotto la sua protezione. Fino alla morte sostenne l’Asse contro gli Alleati.

[7Chi ha paura del nucleare civile iraniano?”, di Thierry Meyssan, Traduzione Alessandro Lattanzio, Rete Voltaire, 4 luglio 2010.