Quando i media si occupano di attacchi informatici, non si preoccupano di delineare l’insieme del campo di battaglia, ma esaminano i singoli casi. Mescolano le operazioni criminali e quelle orchestrate da Stati contro altri Stati. E in quest’ultimo caso riferiscono solo degli attacchi contro il proprio Paese e i suoi alleati, mai di quelli che provengono dal proprio campo.
Secondo uno studio basato sui dati di Webster (USA), Ruixing (Cina), Comodo Security Solutions (USA e NTT Security, Giappone), nel 2018 gli attacchi informatici sono arrivati da Stati Uniti(27%), Cina (10%), Francia (4%), Olanda (4%) e Germania (3%). Sono dati che includono attacchi di ogni tipo.
Secondo Nikolai Murashov, vicedirettore del NKTsKI – Centro nazionale russo per gli incidenti informatici, dipartimento dell’FSB istituito tre anni fa – nel 2020 68 mila computer destinati ad attaccare lo Stato russo dall’estero sono stati disattivati dai Paesi di appartenenza, su richiesta del Cremlino; mentre 9 mila computer russi destinati ad attaccare Stati stranieri sono stati neutralizzati dal Cremlino, su richiesta degli Stati stranieri. Sono dati che riguardano esclusivamente attacchi criminali.
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