Florence Hartmann, giornalista di Le Monde divenuta portavoce del Tribunale penale internazionale per l’ex Yugoslavia (TPIY), viene giudicata dal TPIY per oltraggio alla Corte. In effetti, ella ha confermato nel suo libro Paix et Châtiment (Flammarion, 2007), l’esistenza di documenti confidenziali nel procedimento intentato contro Slobodan Milosevic e ne ha dato una descrizione non verificabile.

Questi documenti, forniti dal governo serbo per confondere l’ex leader serbo, sono coperti dal segreto istruttorio. Erano stati trasmessi alla Corte con riserva di non essere mai resi pubblici e di non poter essere usati in un ulteriore procedimento contro lo stesso Stato serbo. Secondo Florence Hartmann, questi documenti attesterebbero la responsabilità serba in atrocità sommesse a Serbrenica.

Questo caso è rivelatore delle confusione dei generi tra propaganda, giornalismo e Giustizia, che ha portato Florence Hartmann a demonizzare la Serbia sulle colonne del quotidiano atlantista Le Monde, poi ad utilizzare il suo titolo di ex portavoce del tribunale per diffondere nuove voci violando i principi elementari del Codice di procedura.

Le accuse di Florence Hartmann hanno ulteriormente screditato il TPIY presso le popolazioni dei Balcani. La prevenuta rischia una pena che può arrivare a 7 anni di carcere e 100.000 euri di ammenda. L’associazione britannica Articolo 19, che difende la libertà di espressione — salvo negli USA —, conduce una campagna in suo favore.

Traduzione
Eurasia, Rivista di studi geopolitici