Nella chiesa di Santa Croce è stata organizzata, l’8 gennaio, una
messa "per il riposo dell’anima" della piccola Sari Saud, e delle 26
vittime dell’attentato suicida che ha colpito il quartiere popolare di
Midan, a Damasco.
Sari Saud era un ragazzino di 9 anni che viveva a Homs, e presentata
da al-Jazeera come una vittima delle forze governative, anche se sua
madre e altri parenti di Sari avevano testimoniato, alla televisione
siriana, per ristabilire la verità sulle vere circostanze i veri
responsabili della morte del ragazzino.
Durante la cerimonia, ha parlato per primo l’arcivescovo cristiano
Luka al-Khouri. Ha detto che la Siria era "terra di civiltà e dei
profeti", e ha detto che gli attacchi erano opera dei leader
occidentali e di quelli che pretendono di servire la causa araba,
mentre in realtà servono altri interessi.
L’arcivescovo ha anche criticato al-Jazeera e al-Arabiya, accusandoli
di "sommergere gli arabi nelle bugie e nella disinformazione".
La più alta autorità religiosa dell’Islam in Siria, il Gran Muftì di
Siria, sheikh Ahmad Badreddin Hassoun, ha poi preso la parola tra le
acclamazioni dei fedeli riuniti in chiesa.
Sheikh Hassoun ha detto che "L’uomo è più sacro di qualsiasi moschea o
tempio, e chi uccide un essere umano è dannato perché distrugge una
creatura fatta da Dio".
"A coloro che vogliono fare della Siria l’arena per i loro affari
contro la volontà del popolo, io dico alla Lega Araba e alle Nazioni
Unite che la Siria ha degli angeli [che la proteggono] che voleranno
fino al giorno della resurrezione", ha detto.
Verso gli attivisti che insanguinano il paese, chiede: "Se siete
interessati al potere, mostrateci i i vostri programmi senza
imbracciare le vostre armi e se ci convincono, li adotteremo."
Ha esortato chi ha perso una persona cara a "non trasformare questa
perdita in odio, ma in amore."
Quest’ultima affermazione assume un significato particolare se si
considera che il figlio del mufti, Saria Hassoun, 22 anni, è stato
assassinato da un gruppo armato lo scorso ottobre, dopo che suo padre
aveva rifiutato 10 milioni dollari offerti dal Qatar affinché
radunasse le forze antigovernative.
Alla fine della Messa, i rappresentanti religiosi e gli astanti hanno
cantato "Homat el-Diyar", l’inno nazionale siriano.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
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