Se avessimo più prove che la Siria non è scossa da una rivolta
diffusa, ma piuttosto da atti destinati a terrorizzare la popolazione
e generare risentimento nei confronti di un governo decisamente troppo
popolare, i recenti atti di sabotaggio di servizi pubblici non
lasciano quasi più dubbi.
Nella provincia di Idleb, un ordigno esplosivo improvvisato
posizionato sul ciglio della strada, ha ucciso sei dipendenti di una
fabbrica tessile, e ferito altri 16, mentre erano in viaggio in
minibus verso il loro posto di lavoro. Anche il trasporto ferroviario
dei combustibili per generare energia elettrica è stato preso di mira
nella stessa area, da un ordigno esplosivo, ferendo tre dipendenti che
erano a bordo del treno.
A Deir Ezzor, i piloni delle linee ad alta tensione sono stati oggetto
di atti di sabotaggio, provocando gravi perturbazioni nella rete di
distribuzione.
L’“Observatoire syrien des droits de l’homme” (l’ufficio di Londra
della Fratellanza Musulmana) non è ancora arrivato ad attribuire
questi atti alla repressione del governo, preferendo denunciare
ipotetici massacri commessi dall’esercito senza produrre alcuna prova
concreta a sostegno della sua tesi.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
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