In Medio Oriente sono iniziate le grandi manovre per la messa in atto del piano Trump-Kushner per la Palestina, chiamato «deal del secolo».
Benché si conoscano molti dettagli su alcuni aspetti del piano, discussi qui e là in diverse occasioni, non si ha però certezza di nulla, eccetto che tutti i palestinesi dovrebbero ottenere una nazionalità, cessando così di essere dei rifugiati. Per riuscire a mettere fine a un inestricabile conflitto che dura da settant’anni, il piano non si fonderebbe sul Diritto e Giustizia, bensì sulla complessità della situazione.
Per la Casa Bianca è indispensabile assicurarsi che nessuno dei protagonisti dei conflitti che scuotono la regione cerchi di frapporre ostacoli alla soluzione ideata.
Ma l’Autorità Palestinese, che si oppone alla «soluzione dei due Stati», si rifiuta ora di discutere con gli Stati Uniti e, a fine luglio, l’ex capo dei Fratelli Mussulmani di Giordania, Salem Falahat, ha minacciato, a nome di Hamas, di assassinare, come lo fu il presidente Sadat, chiunque sosterrà il piano Trump.
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che si oppone alla «soluzione di un unico Stato», ha fatto adottare dal parlamento una legge costituzionale che definisce Israele «Stato giudaico», quindi senza arabi, drusi e cristiani.
Il re dell’Arabia Saudita, Salman, ha da parte sua ricordato che non sosterrà alcun piano che contravvenga a quanto stipulato nel piano di pace del principe Abdullah, fatto proprio dalla Lega Araba.
Per ciò che concerne l’Iran, il presidente Trump ha proposto un incontro diretto con il presidente iraniano, sceicco Rohani, che però non ha colto l’invito. Il segretario di Stato, Mike Pompeo, ha allora annunciato il 16 agosto la creazione il Gruppo d’Azione per l’Iran (Iran Action Group), che ha per obiettivo non un cambio di regime, bensì la messa in disparte del gruppo clericale rappresentato da Rohani.
Riguardo alla Siria, l’inviato speciale del segretario generale dell’ONU, Staffan de Mistura, potrebbe vedersi rimpiazzato dal bulgaro Nikolaï Mladenov. De Mistura è uomo dello statunitense Jeffrey Feltman; Mladenov, attuale rappresentante per la Palestina, è invece legato a George Soros e alla NATO e ha contribuito alla stesura della parte economica del piano Trump-Kushner.
Il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha invece proposto il dispiegamento di una forza dell’ONU — di polizia o militare — per garantire la sicurezza della popolazione dei Territori Palestinesi, che sarebbero così privati di una delle prerogative fondamentali della sovranità.
Nel frattempo, la Russia fa pressione su Guterres perché si sbarazzi dell’ingombrante vice, il bellicista Jeffrey Feltman.
Il 22 agosto, durante un meeting a Charlestone, in Virginia occidentale, Trump ha dichiarato che, dopo il trasferimento dell’ambasciata USA a Gerusalemme, ora tocca ai palestinesi ottenere qualcosa che sia per loro vantaggioso e che dovrebbe essere Israele a pagarne il prezzo.
Il piano della Casa Bianca per il Medio Oriente potrebbe essere svelato dal presidente Trump durante la 73^ Assemblea Generale dell’ONU, che inizierà il 18 settembre.
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