La campagna elettorale per le elezioni presidenziali in Iran è iniziata venerdì 28 maggio. Il Consiglio dei Guardiani ha preselezionato alcuni candidati e ne ha esclusi altri, fra questi l’ex presidente del parlamento, Ali Laridjani, e l’ex presidente della Repubblica Mahmoud Ahmadinejad.
Il 27 maggio la Guida della Rivoluzione, ayatollah Ali Khamenei, ha intimato ai candidati di limitarsi a questione economiche, quali «la disoccupazione giovanile» e «i mezzi di sussistenza per le classi svantaggiate».
Il 28 maggio il generale Hossein Achtari, comandante in capo della polizia, ha minacciato di perseguire tutti coloro che «incoraggiano le persone a non andare a votare».
Il 30 maggio il procuratore generale di Teheran, Ali Alqassi-Mehr, ha avvertito i candidati alla presidenza di non superare le «linee rosse», altrimenti «si occuperà di loro con fermezza».
Il potere religioso deve fare in modo che almeno la metà degli elettori vada a votare e scelga il candidato della Guida, Ebrahim Raïssi (foto), capo dell’autorità giudiziaria.
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