Lanciato nel febbraio 2011 dalla coraggiosa Amina Abdallah Arraf, il blog "A gay Girl in Damascus" ha tentato di descrivere la situazione delle lesbiche in Siria e la repressione politica del regime dittatoriale di Assad.
Il 7 giugno 2011, una persona che affermava di essere sua cugina, ha annunciato sul blog che la giovane donna era stata arrestata da tre uomini armati che l’avevano condotta su una macchina senza targa che recava un adesivo ufficiale sul parabrezza. [1]
Immediatamente, una ondata di solidarietà si levava sul Web, si moltiplicavano gli account di Facebook che chiedevano il suo rilascio, e dimostrazioni venivano organizzate di fronte a diverse ambasciate siriane.
Ahimè! Smascherato dai militanti filo-siriani che avevano individuato il suo IP, l’attivista anti-Assad Tom MacMaster ha dovuto riconoscere che Amina Abdallah Arraf non esisteva e che il suo blog era un falso.
Di cittadinanza statunitense, Tom McMaster è docente presso l’università di St Andrews (Scozia) dove ha completato un dottorato di ricerca sull’economia siriana. Attualmente è in Turchia, dove ha partecipato al Congresso anti-Assad, chiedendo l’intervento della NATO in Siria.
“A Gay Girl in Damascus" è stata ampiamente citata, nei mesi scorsi, nella stampa anglosassone come una testimonianza diretta della "repressione" in Siria. La Siria laica non punisce l’omosessualità che emerge dalla vita privata. Per contro, i takfiristi che per due mesi cercano di rovesciare il regime, vogliono instaurare uno stato islamico che punisce con la morte l’omosessualità.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
[1] Vedi il nostro notiziario in lingua inglese sugli eventi in Siria, Syria Daily News Brief 9 giugno, 2011 della Siria.
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