Le rivelazioni del giornalista francese Thierry Meyssan sull’imminenza di una manipolazione mediatica in Siria, propulsiva di un colpo di Stato a vantaggio degli Stati Uniti e dei loro alleati, sono credibili. Promanano da fonte sana e attendibile. Meyssan è stato il primo a svelare che dietro gli attentati dell’11 settembre 2001 c’era il governo degli Stati Uniti; tra i primi ha sbugiardato le rivoluzioni colorate inscenate ovunque possibile dagli Stati Uniti; è stato il primo a documentare la manipolazione mediatica che ha spinto gli elettori dei paesi made in Usa (italiani compresi) a salutare la neocolonizzazione della Libia come una guerra di liberazione dal tiranno; penultimo riconoscimento a Meyssan: ha denunciato sin dall’inizio come la rivolta anti-Assad sia uno stratagemma virtuale dato a bere alla stampa embedded (arruolata) dell’Occidente, giornali e tivù italiani tra i massimi beoni. Da senno, un tocco di credibilità personale: Meyssan, che da anni gestiva a Parigi un portale di controinformazione internazionale (Réseau Voltaire), è stato costretto a fuggirne, riparando in Libano [1], per la buona ragione che i servizi segreti francesi [2] s’erano impegnati con quelli americano a farlo fuori.
Attribuita alla notizia sul golpe mediatico annunciato in Siria la credibilità che merita, credo sia urgente, per la sinistra rivoluzionaria italiana, porsi due domande.
La prima: è possibile che il popolo sovrano – domani in Siria, dopodomani in Italia – sia talmente credulone da prendere per oro colato tutto ciò che la televisione gli propina? Possibile che obbedisca agli impulsi del piccolo schermo (e della carta stampata che lo scimmiotta), al punto da essere disposto ad abiurare, dinanzi a immagini inedite, tutto quanto ha sedimentato in anni di altre visioni televisive e, soprattutto e speriamo, di letture e di deduzioni in proprio?
La seconda domanda: se la risposta alla prima è affermativa, se cioè non soltanto gli umori, ma persino i convincimenti profondi e supposti maturati e gravi (come l’assenso a una guerra!) dipendono da poche ore (cumulate qualche minuto qui e uno là, negli interstizi di una quotidianità focalizzata altrove) di esposizione al piccolo schermo, come speriamo di evitare, noi comunisti rivoluzionari, che dopodomani una manipolazione mediatica ci attribuisca chissà quali nequizie e dunque convinca il popolo che è il caso di toglierci di mezzo?
La risposta alla prima domanda (gli italiani sono creduloni?) è in questi titoletti, sintesi estrema di un Libro nero della democrazia in Italia che prima o poi qualcuno dovrà decidersi a scrivere.
Berlusconi
È sceso in politica, si è fatto eleggere, ha governato e continua a co-governare (è il plinto principale del governo Monti) nella totalità illegalità. Una legge dello Stato (ove non bastasse il buon senso distillato dalla Costituzione) vieta ai titolari di concessioni pubbliche, e a maggior ragione di quelle televisive, di candidarsi alle elezioni. Berlusconi ne possedeva tre, sulle tre maggiori private. Arrivato al governo le ha mantenute, maggiorandole dell’uso di quelle pubbliche. Ancora: ha esteso i propri tentacoli mediatici a centinaia di piccole e medie televisioni private, subordinandole con accordi commerciali di stile coloniale. Ebbene: forse che quello di Berlusconi non è stato un golpe mediatico? Forse che qualche partito politico ha fatto resistenza? Nessuno. Neppure il governo cosiddetto di sinistra (partecipato anche da Rifondazione e Pdci, gli stessi che ora pretendono chiamare a raccolta i rivoluzionari…) ha mai osato mettere mano a un conflitto di interessi (tra il Berlusconi imperatore mediatico e il Berlusconi politico) che è la negazione della democrazia italiana.
Europa
Gli elementi costitutivi di uno Stato sono: il territorio, la potestà legislativa, il braccio armato. L’Italia li ha ceduti tutti e tre a un sovra-Stato chiamato Unione Europea, alla Nato e agli Stati Uniti. La più grande base militare italiana (Aviano) è territorio degli Stati Uniti. Ci sono centinaia di atomiche innescabili esclusivamente dagli americani. A Vicenza (alla caserma Ederle, made in Usa) si è acquartierato il primo contingente della Polizia Europea, che obbedisce esclusivamente alla Commissione Europea, di cui stiamo per dire. Il parlamento italiano può continuare a fare leggi, certo, purché non contrastino con quelle emanate dalla Commissione Europea. No, non è un errore: le leggi europee non promanano dal cosiddetto parlamento europeo, che non ha alcun potere legislativo, ma soltanto un limitato diritto di veto sulle leggi, che sono frutto esclusivo della Commissione Europea. La quale non è neppure espressione del Parlamento Europeo, bensì dei potentati economici e dei governi europei. I sedicenti “deputati europei” (come lo furono e continuano a esserlo anche alcuni esponenti della cosiddetta sinistra italiana) sono burattini nelle mani della Commissione. I ministri economici italiani e la Banca d’Italia possono pontificare sul piccolo schermo quanto gli pare e proclamare tutti i provvedimenti e le riforme che gli passano per la testa, ma in concreto contano il proverbiale fico secco perché la politica economica si basa sulla gestione dei mezzi di pagamento, massime sul potere di battere moneta, mentre in Italia non si stampa un euro senza il permesso della Banca Europa, braccio finanziario dell’onnipotente Commissione.
Tutto questo trasferimento di poteri dallo Stato italiano alla Commissione Europea è formalizzato in una nuova Costituzione Europea (pudicamente ribattezzata Trattato Europeo). È scritto nero su bianco: il popolo italiano non è sovrano di un bel niente, se non di scegliere tra decine di canali televisivi tutti distributori della medesima sbobba intossicante.
Ebbene: qualcuno, tra i partiti presenti nel parlamento italiano o tra quelli che non sono riusciti a rientrarci loro malgrado, si è mai opposto contro questo golpe europeo ai danni della democrazia italiana? Qualcuno ha preteso di sottoporre a referendum una Costituzione Europea che fagocita quella italiana?
Guerre
La Costituzione della Repubblica Italiana (quella in vigore prima di essere violentata dalla Costituzione Europea) è cristallina: le forze armate devono servire esclusivamente per difender lo Stato. Concetto sacro, ribadito da settanta’anni, ogni 25 aprile, dal Capo dello Stato giù giù sino al presidente dell’Anpi [3]
di quartiere, come se a minacciare la democrazia basata sulla Costituzione fossero i fantasmi dei nazisti. Ma intanto i governi pro-Usa costruivano portaerei, che non servono a proteggere un Paese, ma a portare gli aerei e la guerra in Paesi lontani. Erano talmente consapevoli di violare la costituzione da battezzare la prima portaerei, la Garibaldi, “incrociatore tutto ponte”, se no il significante avrebbe tradito l’inconfessabile significato. [4] Al varo della seconda portaerei, la Cavour, l’intossicazione mediatica aveva ormai immunizzato il popolo quanto basta per intortarlo. Ormai il terzo golpe mediatico italiano, bellico (dopo quello televisivo e quello europeo), era andato in porto: anni di falsi reportage, di false notizie, di immagini manipolate, di connivenze dei cosiddetti partiti di sinistra, avevano fatto credere agl’italiani che la Jugoslavia era un coacervo di etnie barbare che si massacravano a vicenda e che, ove non placcate, avrebbero contaminato di barbarie anche l’Italia. Così il popolo italiano, radunato dinanzi ai notiziari di regime come i nonni a Piazza Venezia inneggianti alle guerre del Duce, fiduciò i successivi governanti, compresi quelli cosiddetti di sinistra: l’Italia partì in guerra anche sotto la ferula di Prodi e d’Alema.
Ebbene: s’è mai visto, contro tanta barbarie mediatica e bellica, levarsi un vagito di resistenza che non fosse quello, meramente simbolico e inefficace, di rari intellettuali con scarso seguito e irrisorio pondo sul teatrino mediatico?
Dagli anni Novanta la maggioranza degl’italiani è snerbata di autonomia critica. Crede a tutto ciò che le mostrano e le fanno leggere, purché siano visioni e letture divertenti e ovvie.
All’oggi e alla Siria: la risposta alla prima domanda (gl’italiani berranno la favola sulla rivoluzione siriana?) è: sì.
Quanto alla seconda domanda (che fare, noi comunisti rivoluzionari, per contrastare l’onda barbarica?), la risposta ci rinvia all’urgenza di organizzarci. Mentre in qualche migliaio leggiamo siti alla Losurdo e alla Meyssan, milioni di telespettatori suggono la favola dei soldati di Assad che si fanno scudo di bambini. Domani s’infiammeranno per la sorte degli eroici rivoluzionari siriani falciati dalle raffiche delle truppe governative e affolleranno Piazza Venezia virtuale – dove ieri hanno osannato Berlusconi e l’Europa über alles – per plaudere all’ennesima guerra coloniale.
E noi, continueremmo ad appagarci di affidare il nostro sdegno alle email e ai dibattiti tra intimi, versione moderna dei messaggi in bottiglia?
Insomma: cogliamo il bollettino dal fronte siriano per quel che comunismo militante
esige: decidiamoci a fondarlo, questo Partito Comunista Italiano, o tra non molto, quando Obama avrà scatenato l’annunciata Cyberwar (che gli consente di censurare e manipolare tutto ciò che internet e onde televisive diffondono) i nostri sfoghi, una volta vergati, dovremo passarceli a mano, se non ingoiarli.
[1] Puis Venezuela, et à présent Syrie, ndt.
[2] Après l’arrivée au pouvoir de N. Sarkozy.
[3] Associazione Nazionale Partigiani d’Italia: association des anciens résistants de la seconde guerre mondiale.
[4] Le traité signé à la fin de la Seconde Guerre mondiale ne permettant pas à l’Italie de posséder des porte-avions, le navire Garibaldi fut donc qualifié de croiseur, équipé d’abord d’hélicoptères, puis d’avions d’entrainement, puis progressivement, d’avions de guerre.
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