Il 17 marzo 2014 il presidente Barack Obama ha firmato un ordine esecutivo (Executive Order) che stabilisce sanzioni economiche contro una dozzina di personalità di Russia e Crimea [1].

Gli Stati Uniti intendono punire così i responsabili dell’indipendenza della Crimea. Questa lista include due consiglieri del Presidente Vladimir Putin (Vladislav Surkov e Sergej Glazev) e un ministro (Dmitrij Rogozin), ma anche quattro deputati russi: Leonid Slutskij (Presidente della Commissione Eurasia), Andrej Klishas (Presidente della Commissione statuto), Valentina Matvienko (presidente dell’Assemblea), Elena Mizulina (deputato). L’elenco comprende anche due personalità ucraine (Viktor Medvechuk e il Presidente Viktor Janukovich) e due figure della Crimea (il Primo ministro Sergej Aksjonov e il Presidente dell’Assemblea Vladimir Konstantinov).

L’indipendenza della Crimea è assolutamente coerente con il diritto internazionale (Carta delle Nazioni Unite, risoluzioni 1514 (XV) e 2625 (XXV) dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, e parere della Corte internazionale di giustizia sul Kosovo) ma viola la Costituzione dell’Ucraina. Tuttavia, alcuni ucraini ritengono che la Costituzione non sia più applicabile per la non adozione dell’accordo del 21 febbraio 2014 e il colpo di Stato conseguente. Se, in una democrazia l’esecutivo di uno Stato adotta sanzioni contro alti funzionari di un altro Stato per fare pressione sul suo esecutivo, non si capisce perché colpire degli eletti che non hanno violato alcuna legge internazionale, ma che hanno solo espresso opinioni divergenti. Secondo la nota esplicativa del decreto, i quattro deputati russi vengono puniti in quanto rappresentanti eletti dal popolo russo favorevoli all’annessione della Crimea, e il presidente della Repubblica ucraina in quanto presidente democraticamente eletto che ha invitato la Russia ad aiutarlo.

Traduzione di Alessandro Lattanzio