Federica Mogherini, la «Lady Pesc» che rappresenta la politica estera della Ue, presa sottobraccio dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, canta «We are the world» (il brano di Michael Jackson) insieme a lui e ai ministri degli esteri dell’Alleanza. Con questa scena emblematica si è concluso in Turchia il vertice Nato, al quale la Mogherini ha avuto l’onore di essere invitata.
«La Ue e la Nato – ha dichiarato – hanno natura differente, ma condividono gli stessi valori». Vi sono «sfide attorno a noi che ci uniscono», dall’Ucraina alla Libia. È quindi «estremamente importante la stretta, ottima cooperazione che abbiamo tra Unione europea e Nato a livello di difesa e politica estera, tra me e il segretario generale, e i nostri staff, che si incontrano regolarmente».
Questa «cooperazione strutturale», che rende «complementari» Ue e Nato, è rafforzata da «inviti reciproci»: dopo essere stata invitata al vertice Nato, la Mogherini ha invitato il segretario della Nato alla riunione dei ministri della difesa e degli esteri Ue, il 18 maggio, per parlare di «operazioni militari». Stoltenberg e la Mogherini hanno incaricato i rispettivi staff di «intensificare la cooperazione Nato-Ue», perché «le nostre strategie siano complementari» (ossia quella Ue sia funzionale a quella Nato), così da «operare insieme rapidamente ed efficacemente in caso di minaccia ibrida contro qualsiasi dei nostri membri».
L’Unione europea, di cui 23 dei 28 paesi sono allo stesso tempo membri della Nato, viene così vincolata alla Nato sotto comando Usa (il Comandante supremo alleato in Europa è sempre nominato dal Presidente degli Stati uniti). L’Alleanza che, dichiara Stoltenberg, «sta realizzando il maggiore rafforzamento della difesa collettiva dalla fine della guerra fredda».
Mentre Stoltenberg, su incarico di Washington, preme sui membri europei della Nato perché aumentino la spesa militare, la Mogherini annuncia che «l’Unione europea rilancerà a giugno gli investimenti nella difesa».
Mentre Stoltenberg conferma che la Nato sta potenziando la sua «Forza di risposta», la Mogherini annuncia che «la Ue ha bisogno di accrescere la capacità di risposta alle crisi», capacità «non necessariamente militare, ma che non esclude un aspetto militare».
Mentre Stoltenberg sottolinea che la Nato è impegnata su due fronti – quello orientale dove «fronteggiamo una Russia più minacciosa, responsabile di azioni aggressive in Ucraina», quello meridionale dove «vediamo il tumulto e la violenza diffondersi in Medioriente e Nordafrica» – la Mogherini annuncia che l’Unione europea sta potenziando la «Partnership orientale», per sostenere soprattutto l’Ucraina e la Georgia (di fatto già integrate nella Nato), e sta pianificando quella che Stoltenberg definisce «una operazione Ue nel Mediterraneo e attorno al Mediterraneo», ufficialmente per affrontare «la tragedia dei migranti», lasciando intendere che la Nato è pronta a sostenerla. Ricorda a tale proposito che «l’operazione Nato in Libia nel 2011» servì a «proteggere i civili dalla violenza del regime di Gheddafi», ma che «gli sforzi per stabilizzare il paese non sono riusciti», per cui occorre oggi «stabilire un governo unitario in Libia».
Si prepara dunque una nuova operazione militare Nato, siglata Ue. Sotto questa luce, le parole «We are the world» (Noi siamo il mondo) cantate al vertice Nato, con il controcanto della rappresentante Ue, suonano minacciose. E quelle «We are the children» (Noi siamo i bambini) suonano come un insulto ai milioni di bambini morti, dall’Iraq alla Libia, a causa delle guerre Usa/Nato.
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