Per le commemorazioni dell’11 settembre il presidente Donald Trump ha vietato ai membri del suo gabinetto ogni riferimento, anche minimo, a supposti cospiratori “islamici”.

All’epoca, il presidente George W. Bush aveva accusato Osama Bin Laden e una ventina di complici di aver organizzato gli attentati, riuscendo a sconfiggere l’esercito più forte del mondo. Bush istituì una commissione d’inchiesta che convalidò la propria versione, senza prendere in considerazione interpretazioni diverse.

Successivamente, la giustizia statunitense ha accusato dell’organizzazione degli attentati prima l’Iraq di Saddam Hussein, poi l’Iran dell’ayatollah Khamenei. I processi sono ancora in corso e non sono state emesse sentenze definitive.

A distanza di sedici anni, l’uomo presentato dall’amministrazione Bush come la mente degli attentati, Khalid Sheikh Mohammed, è ancora detenuto a Guantanamo, in attesa dell’apertura del processo.

Già la sera dell’11 settembre 2001 il costruttore immobiliare Donald Trump, intervenendo sulla rete televisiva New York 9, aveva rilevato l’impossibilità fisica della versione ufficiale: non è materialmente possibile che due aerei abbiano fatto crollare le torri gemelle, tanto meno tre grattacieli. Con il tempo quest’affermazione si è imposta a tutti i fisici non statunitensi.

Tuttavia, sebbene una larga maggioranza degli americani sia convinta che le autorità abbiano mentito, una minoranza è ancora convinta che gli attentati siano opera di islamici.

Se il presidente Trump ha accennato a dei «nemici», il vicepresidente Mike Pence, nel discorso al Memoriale di Shanksville, ha alluso discretamente a Daesh, fermo restando che Daesh all’epoca non esisteva, quindi non può essere ritenuta colpevole.

Dai diversi discorsi tenuti in sedici anni, si può concludere che Donald Trump non ritiene gli attentati dell’11 settembre opera di stranieri e nemmeno di islamici.

Per saperne di più:
L’incredibile menzogna. Nessun aereo è caduto su Pentagono, di Thierry Meyssan, Fandango, prima edizione 2002.
Il Pentagate. Altri documenti sull’11 settembre, di Thierry Meyssan, Fandango, 2003.

Traduzione
Rachele Marmetti