Gli Emirati Arabi Uniti, che hanno una base militare in Somaliland e sfruttano il porto di Berbera, si sono assunti l’impegno di formare la polizia e l’esercito locali.
Il Somaliland è Stato non riconosciuto. Sostenuto da Israele, che vi ha installato lo stato-maggiore congiunto con l’Arabia Saudita per la guerra contro lo Yemen, il Somaliland sta ora per passare sotto il controllo dell’ex colonialista, il Regno Unito, ed essere acquistato dagli Emirati Arabi Uniti.
Il 1° marzo scorso il 19% della società che gestisce il porto di Berbera per conto di Dubaï Ports World è stato ceduto all’Etiopia, mentre il Somaliland ne conserva il 30% e gli Emirati il 51%. Il parlamento somalo – secondo cui il Somaliland è una Repubblica separatista illegittima – ha condannato perciò la presenza degli Emirati e vietato ai propri cittadini ogni contatto con Abu Dhabi.
Il 16 marzo 2018, in una conferenza stampa, il presidente del Somaliland, Muse Bihi Abdi, ha qualificato la posizione somala una “dichiarazione di guerra”. A gennaio un conflitto è stato sul punto di scoppiare alla frontiera del Puntland, altro Stato non riconosciuto.
Nel Corno d’Africa il sistema di alleanze si sta ricomponendo. Da un lato israeliani, egiziani e sauditi, dall’altro Qatar e Turchia, mentre Stati Uniti, Francia, Giappone e Cina hanno installato basi militari a Gibuti [1].
[1] Anche l’Esercito Italiano ha aperto una base a Gibuti, il 23 marzo 2013. Si trova a 7 chilometri dal confine con la Somalia e può ospitare sino a 300 soldati, ndt.
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