Il primo ministro Benjamin Netanyahu non avrebbe dovuto twittare: «Ecco le linee direttrici del governo nazionale da me guidato: il popolo ebraico ha un diritto esclusivo e incontestabile su tutte le regioni della Terra d’Israele. Il governo favorirà e svilupperà la colonizzazione di tutte le parti della Terra d’Israele – in Galilea, nel Negev, sulle alture del Golan, in Giudea e in Samaria».
In risposta, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato – con 87 voti a favore (aggregati attorno a Russia e Cina), 26 voti contrari (fra cui Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Austria, Canada, Germania e Italia), nonché 53 astensioni (fra cui Francia, Brasile, Danimarca, Finlandia, Giappone, Paesi Bassi, Svezia, Svizzera, soprattutto Ucraina) – una risoluzione che all’art. 18 chiede alla Corte Internazionale di Giustizia, ossia al tribunale interno dell’Onu, di deliberare sull’occupazione israeliana dei Territori Palestinesi.
Il quesito è così formulato:
«a) Quali sono le conseguenze giuridiche derivanti dalla continua violazione da parte di Israele del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione, dai suoi prolungati atti di occupazione, colonizzazione e annessione del territorio palestinese, occupato dal 1967, in particolare dalle misure dirette ad alterare la composizione demografica, il carattere e lo status della città santa di Gerusalemme, e dall’adozione da parte di Israele di leggi e misure discriminatorie connesse?
b) Quale incidenza hanno le politiche e pratiche di Israele, menzionate al paragrafo 18 a), sullo statuto giuridico dell’occupazione e quali conseguenze giuridiche ne derivano per tutti gli Stati e l’Organizzazione delle Nazioni Unite?»
La procedura dovrebbe condurre la Corte a dichiarare l’occupazione israeliana dei Territori Palestinesi illegale ai sensi del diritto internazionale.
Dal 1948 Israele ha violato, senza incorrere in sanzioni, una quarantina di risoluzioni delle Nazioni Unite. Tuttavia nel 2004 la Corte Internazionale di Giustizia ha chiarito la questione dichiarando illegali le colonie israeliane sul territorio palestinese e illegali le parti della Barriera di Separazione situate sul territorio palestinese.
La risoluzione appena adottata era in discussione da due mesi. È stata approvata per impedire al nuovo governo di Benjamin Netanyahu di attuare il programma «sionista revisionista», esplicitato nel tweet riportato sopra.
Le discussioni hanno visto l’opposizione tra i difensori del Diritto internazionale, guidati da Russia e Cina, e i difensori di un «ordine fondato su regole», guidati dagli anglosassoni. Questi ultimi sono risultati minoranza.
Il testo integrale della risoluzione è disponibile qui: « Pratiques israéliennes affectant les droits humains du peuple palestinien dans le Territoire palestinien occupé, y compris Jérusalem-Est ».
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