Rompendo le sacrosante regole secondo le quali le forze armate USA si appoggerebbero esclusivamente alla loro industria nazionale, il Pentagono ha concluso un gigantesco contratto con la Airbus per rinnovare i suoi aerei da rifornimento. Eppure guardando da più vicino, osserva Pierre Hillard, non si tratterebbe di un’apertura del mercato statunitense, ma al contrario della prima tappa per la costituzione del complesso militaro-industriale atlantico. Davanti a noi emerge un Impero transatlantico, euro-USA, chiamato a dare il cambio a degli Stati Uniti senza più fiato.
L’annuncio del Pentagono di scegliere EADS, casa madre della Airbus, per il rinnovamento della sua flotta di aerei da rifornimento alle spese della Boeing, ha avuto l’effetto di una bomba. Il mega contratto ottenuto dal consorzio europeo in relazione con il suo alleato statunitense Northrop Grumman permette di concludere un mercato a quota 35 miliardi di dollari. Questo annuncio è sembrato incredibile a numerosi dirigenti politici di entrambe le parti dell’Atlantico. Tuttavia, studiando alcuni degli attori all’origine di questo accordo, si capisce molto meglio la direzione presa dal Pentagono.
Il mondo tedesco e quello anglosassone hanno sempre saputo sviluppare una specialità che sfugge ai Francesi: la rete. Certamente numerosi istituti, fondazioni o circoli di riflessione occupano in Francia delle posizioni tutt’altro che trascurabili; ciononostante essi non raggiungono lo stesso livello d’influenza dei loro omologhi d’oltre Reno, d’oltre Manica, d’oltre Atlantico o anche israeliani. L’esempio dell’istituto tedesco «Atlantik-Brücke» è rappresentativo dei legami profondi stretti tra Berlino ed gli ambiti israelo-anglo-sassoni.
All’origne la creazione dell’Atlantik-Brücke («Ponte atlantico») del 1952 risale all’azione determinante di due personaggi: Eric M. Warburg (1900-1990) e Erik Blumenfeld (1915-1997). Il primo fondatore appartiene a una grande famiglia ebrea della banca tedesco-statunitense. Eric M. Warburg è il figlio d’un banchiere tedesco d’Amburgo, Max Warburg (1867-1946) che finanziava la Paneurope, istituto mondialista promotore dell’unità dell’Europa nel quadro di un’organizzazione mondiale unificata. Suo padre fu all’origine del primo incontro nel 1925 tra il cancelliere Gustav Stresemann ed il dirigente panaeuropeo Richard de Coudenhove-Kalergi. L’influenza della famiglia Warburg superava largamente l’ambito tedesco, poiché il fratello del banchiere amburghese, Paul Moritz Warburg, di nazionalità statunitense, scrisse nel 1903 uno studio intitolato Piano per una banca centrale che giocò un ruolo determinante nella creazione nel 1913 della «Riserva Ferderale» (Federal Bank Reserve), la Fed. In seguito le sue attività sono proseguite in collegamento con il consigliere del presidente Wilson, il Colonnello Edward Mandell House, con la creazione del Council on Foreign Relations (CFR) [1]. E’ questo stato d’animo familiare fedele ai legami Germania-USA a spingere Eric M. Warburg, dopo la Seconda Guerra mondiale, a perseverare in questa direzione associandosi a Erik Blumenfeld, figlio di un commerciante ebreo di Amburgo. Quest’ultimo fu un deputato attivo all’interno del partito politico, la CDU (Christliche-Demokratische Union). Tuttavia la sua azione si manifestò anche in quanto presidente della «Società tedesco-israeliana» (Deutsch-Israelische Gesellschaft) dal 1977 al 1991. Il suo proselitismo fu ricompensato nel 1980 con il titolo di dottore honoris causa dell’università Ben-Gourion. La sua carriera politica consistette essenzialmente nel migliorare le relazioni della Germania con Israele e gli Stati Uniti. Infine è da notare la forte tradizione familiare dal momento che Max M. Warburg è membro del comitato d’amministrazione dell’Atlantik-Brücke.
In accordo con le convinzioni dei fondatori, l’Atlantik-Brücke persegue l’obiettivo di rafforzare i legami tra la Germania e gli Stati Uniti in tutti i campi, politica estesa anche al Canada dal 1986. L’obiettivo consiste nel favorire dei lavori tra «alte cime dell’economia, della politica e delle scienze che possano regolarmente scambiare ogni anno delle idee, in occasione delle conferenze tedesco-statunitensi, all’interno di piccoli gruppi di lavoro». I testi officiali precisano anche che «un’attenzione particolare è rivolta verso le organizzazioni ebree degli Stati Uniti». E’ vero che l’Atlantik-Brücke si è legato nel 1993 all’organizzazione ebrea statunitense Armonk Institute (poi scioltasi), aprendo all’approfondimento dei legami Germania-USA. A causa di questa collusione, i principali dirigenti dell’alta industria tedesca o tedesco-statunitense (DaimlerChrysler, Volkswagen, Deutsche Bank, BMW, General Motors, …) hanno ricevuto il «Premio Vernon A. Walters». Una tale attività evidenzia l’assimilazione di questo istituto all’ideale mondialista come lo dimostrano le condizioni di servizio del suo presidente onorario, Walther Leisler Kiep. Oltre al suo ruolo di «incaricato personale» del cancelliere Helmut Schmidt negli anni ’70 per «la coordinazione dell’aiuto finanziario dell’occidente e del Giappone alla Turchia», W. L. Kiep è membro della Commissione Trilaterale dal 1985. L’Atlantik-Brücke naviga nelle alte sfere dell’aristocrazia mondialista dato che essa concede il suo «Premio Eric W. Warburg» a coloro che contribuiscono ai rafforzamenti dei legami transatlantici. Possiamo notare tra i vari nomi: Henry Kissinger (1992), Manfred Wörner (1994, anziano segretario generale della NATO), l’anziano cancelliere Helmut Kohl (1996), Otto Graf Lambsdorff (2000, ministro dell’economia), il generale Klaus Naumann (2000, anziano presidente del comitato militare della NATO e membro del comitato d’amministrazione dell’Atlantik-Brücke fino al 2007) et George H. W. Bush senior (2002, per il cinquantesimo anniversario della creazione dell’istituto) . Insomma, l’Atlantik-Brücke conta circa 500 rappresentanti che occupano posti chiave della società costituendo in Germania una rete elitaria all’interno dell’economia, della politica, della cultura e dei media. Questi rappresentanti sono gli intermediari fondamentali che permettono dei legami privilegiati con gli Stati Uniti e Israele. Come giustamente sottolinea Beate Lindemann, direttrice in carica dell’Atlantik-Brücke e anziana addetta agli affari esteri dell’assai atlantista German Marshall Fund [2]: «l’Atlantik-Brücke può essere considerato come un think-tank diplomatico».
La potenza di questo istituto e la sua influenza oltre-Atlantico riguarda in modo determinante la vita politica ed economica francese ed europea, a causa delle attività del dirigente dell’Atlantik-Brücke. In effetti il suo capo non è altro che Thomas Enders. Dopo un passaggio alla DGAP (Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik, istituto addetto alle questioni internazionali al servizio di Berlino) e a l’IISS (International Institute for Strategic Studies, addetto alle questioni di sicurezza pubblica [3]), Thomas Enders si è distinto inoltre all’interno della commissione di pianificazione della difesa tedesca per poi dirigere l’Atlantik-Brücke nel 2005. Mentre questo istituto persegue l’obiettivo di stringere i legami transatlantici, Thomas Enders è allo stesso tempo il presidente della Airbus, filiale della EADS, diretta da Louis Gallois. La Airbus, il cui obiettivo è di competere con la Boeing, presenta questa incredibile particolarità di essere diretta da un uomo le cui attività a capo dell’Atlantik-Brücke sono assolutamente opposte - almeno ufficialmente - a quelle del consorzio europeo. Di conseguenza si può capire che il mega-contratto ottenuto dal Pentagono ha dovuto riempire di gioia Thomas Enders che, a capo dell’Atlantik-Brücke e della Airbus, ha preso due piccioni con una fava. In realtà questo accordo rientra nella volontà di rinforzare l’interdipendenza euro-USA in favore dell’emergenza di un blocco atlantico unificato.
Traduzione per Comedonchisciotte.org a cura di Img.Zero
[1] « Comment le Conseil des relations étrangères détermine la diplomatie US », di Réseau Voltaire, 25 giugno 2004.
[2] « Le German Marshall Fund, un reliquat de la Guerre froide ? », Réseau Voltaire, 5 ottobre 2004.
[3] « Les experts qui ont donné raison à la CIA », Réseau Voltaire, 4 febbraio 2004.
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