In gennaio, la Georgia e l’Ucraina hanno firmato la carta del partenariato con la NATO. Il 1° aprile, l’Albania e la Croazia hanno aderito all’alleanza. Il 3 aprile, in occasione del vertice del sessantenario, la Francia si unirà al comando integrato, cioè metterà le sue truppe agli ordini degli USA. In alcuni mesi, il Protettorato imperiale si è esteso in gran parte dell’Europa. Rick Rozoff spiega qui la strategia del Pentagono che mette prioritariamente il controllo del Mar Nero nel suo ordine del giorno geopolitico.
La regione del Mar Nero collega l’Europa all’Asia, e l’Eurasia alla massa terrestre del Medio Oriente da parte della Turchia, sulla sua sponda sud, al confine della Siria, del Iraq e dell’Iran. Sulla sua sponda occidentale si trovano il nord dei Balcani e, alla sua estremità orientale, il Caucaso, un ponte terrestre verso il Mar Caspio e l’Asia centrale. L’Ucraina, la Russia ed lo strategico mare di Azov sono sulla sua sponda del nord.
Tenuto conto della sua situazione centrale, il Mar Nero è stato ambito per millenni dalle grandi potenze: gli imperi Persiano e Romano, i greci e gli ittiti, i bizantini e gli unni, la Turchia ottomana e la Russia zarista, anche la Francia di Napoleone e la Germania de Hitler nelle loro guerre per l’unificazione dell’Europa all’Asia ed al Medio Oriente.
La famosa guerra di Troia (Troia/Dardania/Ilium) è stata condotta per il controllo dell’entrata del mare di Marmara, che collega il Mediterraneo al Mar Nero. Lo stretto che collega i due è ancora chiamato stretto dei Dardanelli, da Dardania. Nell’antichità, fu implicato anche un terzo continente: l’Africa; lo storico greco Erodoto ha sostenuto che la città di Colchide, in riva al Mar Nero (e ora in Georgia), fu fondata dagli Egiziani ed il resoconto di Virgilio, o quello di Omero, della sede di Troia, dice che Memnon, il re di Abissinia (attuale Etiopia), fu ucciso da Achille durante la difesa della città.
Un’agenzia rumena ha recentemente ricordato l’importanza attuale della regione: “Il Mar Nero collega in modo strategico lo spazio europeo all’Asia centrale, al Caucaso e al Medio Oriente, zone di produzione e di transito degli idrocarburi.” [1] Le allusioni all’importanza del Mar Nero, non soltanto per l’energia ed il suo transito, ma a fini militari globali sono frequenti nelle citazioni che seguono.
Prima della fine del Patto di Varsavia nel 1989 e quella dell’Unione Sovietica due anni più tardi, il Mar Nero si trovava fuori portata dall’occidente in generale e del Pentagono e della NATO in particolare. Nel 1991, solo quattro stati si affacciavano sul mare: la Bulgaria, la Romania, la Turchia e l’Unione Sovietica. La Turchia, elemento chiave tra egli Stati membri della NATO, era la sola testa di ponte occidentale nella regione, la Bulgaria e la Romania, (la seconda in modo più formale che reale), erano membri del blocco dell’Est e del Patto di Varsavia.
Da 18 anni, la situazione in questa regione, come in molti altri, è stata trasformata ed una nuova battaglia per il suo controllo è nata. Due nuovi Stati, la Georgia e l’Ucraina, sono stati creati sul litorale, l’Abkhasia, che vi si aggiunge nell’agosto scorso, e tutti i paesi dell’ex Patto di Varsavia che non appartenevano all’ex-Unione Sovietica sono attualmente membri a pieno titolo tanto della NATO che dell’Unione Europea - la Bulgaria, la Repubblica ceca, l’ex Repubblica Democratica della Germania, l’Ungheria, la Polonia, la Romania e la Slovacchia – assieme alle tre ex repubbliche sovietiche del Mar Baltico (l’Estonia, la Lettonia e la Lituania), anch’esse membri delle due istituzioni.
Come il commentatore indiano Premen Addy, scriveva l’estate scorsa: “Il nodo della NATO si stringe attorno al collo della Russia. Basi militari statunitensi ed i loro missili sono già installati in Romania ed in Bulgaria - due stati dai quali il Terzo Reich di Adolf Hitler lanciò l’invasione nazista dell’URSS - in un tentativo di soffocare l’emergenza possibile di una competizione nella regione del Mar Nero…” [2]
Un anno prima, in un’analisi intitolata “la Bulgaria, le basi statunitensi e la geopolitica del Mar Nero”, il sito di informazioni on line The Power & Interest News Report riassumeva la situazione per quanto riguarda uno degli stati chiave del Mar Nero, nei termini seguenti: “Geograficamente, la Bulgaria procura agli Stati Uniti (ed alla NATO) una maggiore presenza nella regione del Mar Nero, attraverso cui si prevede di costruire oleogasdotti.” Inoltre è vicina all’ex Jugoslavia, una zona di tensioni costanti, in particolare nel corso dell’ultimo decennio. “Le nuove basi (del Pentagono) permettono agli Stati Uniti di conservare ed aumentare il loro controllo del paese ed oltre a quello sul grande Medio Oriente, poiché Washington dispone ora di una presenza militare nel sud (la V flotta USA ha sede a Bahreïn) e di una presenza nel nord grazie alla Bulgaria.” [3]
La Georgia
Dal 1991, ma soprattutto “dalla rivoluzione delle rose” del dicembre 2003 [4], gli Stati Uniti hanno trasformato la Georgia, la frontiera orientale del Mar Nero, in una base militare avanzata con la spedizione, all’inizio, dei berretti verdi, quindi dei marines per formare e rifornire le forze armate di questo paese per condurre guerre sul proprio territorio e fuori delle loro frontiere. Il nuovo esercito georgiano [5] è stato provato una prima volta in Iraq, dove un contingente di 2.000 soldati costituiva la terza più importante forza straniera in Iraq fino all’agosto scorso, quando i GI hanno rimpatriato per aria questi soldati di loro creazione, per condurre la guerra contro la Russia.
Prima che si dissipasse l’eco delle armi e dell’artiglieria in agosto scorso, gli Stati Uniti avevano inviato la nave da guerra USS McFaul nella città portuale georgiana di Batumi e la nave comando della VI flotta, USS Mount Whitney, a Poti, con la missione annunciata, a tutti gli inveterati creduloni, di andare a consegnare “succhi di frutta, latte in polvere e prodotti d’igiene”. Batumi è la capitale del Adzharia, una ex regione autonoma soggiogata dal nuovo regime “rosa” nell’aprile 2004, dopo che l’esercito di quest’ultimo, formato dagli Stati Uniti, ha condotto le più importanti esercitazioni militari mai attuate in Georgia, nei dintorni di Poti, e l’ha minacciato d’invasione. Batumi si trova appena a sud della capitale abkhaza di Sukhumi, dove navi russe erano allora dislocate.
Le navi da guerra delle due grandi potenze nucleari si sono confrontate al largo delle coste del Mar Nero, solo a 75 km di distanza. Nello stesso tempo, la NATO ha spiegato una forza navale sul Mar Nero, composta da tre navi da guerra US, da una fregata polacca, da una fregata tedesca e da una fregata lanciamissili spagnola e da quattro navi turche, otto altre navi da guerra dovevano aggiungersi alla flottiglia. Le navi da guerra della NATO si trovavano soltanto a 150 km dalle loro avversarie russe, allora di base in Abhasia.
L’Ucraina
All’estremità del nord del Mar Nero, gli Stati Uniti condussero Sea Breeze, esercitazione annuale della NATO, nella Crimea ukraina, sollevando l’indignazione massiccia e le proteste della popolazione, il cui Parlamento aveva votato, tre giorni prima, contro la messa in atto del progettato ufficio di rappresentanza degli Stati Uniti che, senza ombra di dubbio, avrebbe provveduto, allo stesso tempo, sia a fare tacere le richieste crescenti dell’autonomia, sia alle esercitazioni NATO in Crimea ed a preparare il terreno per l’espulsione della flotta russa del Mar Nero, basata a Sebastopoli.
Per quanto riguarda il secondo punto, un sito d’attualità russo ha offerto quest’analisi: “Gli analisti parlano di piani ukraini per liberarsi dalla Russia ed offrire le basi (soldati) della Crimea alla NATO ed agli Stati Uniti, tutti e due collegati all’idea di una presenza militare nel bacino del Mar Nero. “ [6] “Una delle condizioni per l’adesione alla NATO è l’assenza di basi straniere sul territorio del paese… (Le autorità “arancioni” dell’Ucraina) fanno ciò che possono per cacciare dalla Crimea la Flotta russa del Mar Nero. Kiev dice, in questo modo, a Bruxelles che sta preparando una base per le navi da guerra della NATO in Mar Nero.” [7]
La fase dell’integrazione della Georgia e quella prossima dell’Ucraina, come avamposti militari del Pentagono, furono annunciate a dicembre e a gennaio, rispettivamente, quando Washington firmò la carta del partenariato strategico con Kiev inizialmente, e quindi Tbilissi. Alcuni mesi prima, ed alcuni giorni soltanto dopo che la Georgia aveva lanciato il suo attacco all’Ossezia meridionale e alle forze russe di mantenimento della pace ivi presenti, iniziando la guerra dell’agosto scorso, i 26 membri della NATO hanno inviato nella capitale georgiana dei rappresentanti nel quadro della delegazione per stabilire una nuova Commissione NATO-Georgia.
Nello stesso tempo, in Ucraina, il regime di Victor Jushenko, che è giunto al potere grazie “alla rivoluzione arancione” del dicembre 2004 finanziata e diretta dagli Stati Uniti [8], e la cui coniuge Kathy, nata ed educata a Chicago, è un ex funzionario del dipartimento di Stato di Reagan e del dipartimento del tesoro (ministero delle finanze US) di George H.W. Bush, e che è stata descritta da uno dei suoi ammiratori più zelanti come “la più Reaganiana fra i Reaganiani”, ha utilizzato lo spiegamento delle navi russe del Mar Nero, durante la guerra con la Georgia, per fare pressione su questa flotta, giungendo perfino a dire che le navi potrebbero non essere autorizzate a ritornare a Sebastopoli. Molte settimane dopo la fine delle ostilità nel Caucaso, Washington ha inviato una nave per la raccolta di informazioni, la USS Pathfinder, nel porto di Sebastopoli.
La giunta Jushenko ha rinnovato le sue accuse contro la flotta russa alla fine del mese scorso, in un’altra occasione, dopo un mese dalla firma della carta della cooperazione strategica con Washington. Il Mar Nero è collegato al mare di Azov, quasi interamente circondato dalla Russia, dallo stretto di Kerch, che fu il teatro di un confronto tra la Russia e l’Ucraina nel 2003. Un giornale russo ha spiegato, all’epoca, ciò che era in gioco nel conflitto: “Lo stretto di Kerch, al centro della vertenza della Russia con l’Ucraina, controlla l’accesso al mare di Azov, che i ritiene avere riserve di idrocarburi, in gran parte non sfruttate.” Nessun accordo sui diritti di proprietà sulle eventuali risorse in petrolio ed in gas è stato deciso tra i due paesi, nonostante anni di negoziati per delimitare il fondale marino. “Benché ci siano poche possibilità che vi sia un secondo Mar Caspio, i geologi pensano che il mare d’Azov faccia probabilmente parte della stessa vena di giacimenti di idrocarburi che si estendono da parte del Mar Nero, dal sud dell’Ucraina e della Russia fino al Caspio ed oltre.” [9]
L’agenzia statunitense Stratfor completò l’opinione con questa breve analisi: “Lo stretto di Kerch è un canale di una quarantina di chilometri di lunghezza, di una larghezza non che supera i 15 km, che collega il Mar Nero, d’importanza capitale, al mare di Azov, presso la frontiera russa del Caucaso del Nord. Ha servito come posizione strategica per alcune battaglie in passato, dalla guerra di Crimea al confronto navale Germanico-Sovietico in occasione della seconda guerra mondiale. Per la Russia, lo stretto di Kerch è un’estensione del Caucaso del Nord verso la regione crimeana dell’Ucraina, che è una delle regioni più filo-russe di questo paese e dove si trova la base della flotta russa del Mar Nero situato a Sebastopoli.” [10]
Più concisa e più diretta ancora, alcune settimane fa, questa citazione appare in un dispaccio della stampa ukraina: “Le aspirazioni euro-atlantiste dell’Ucraina esigono che si risolvano tutti i suoi problemi, tra cui le sue vertenze frontaliere. Hanno bisogno di una frontiera (nello stretto di Kerch) per una sola ed unica ragione: essere in grado di aderire alla NATO non appena possibile.” [11]
La Bulgaria e la Romania
Gli Stati Uniti hanno firmato la carta del partenariato strategico con la Georgia e l’Ucraina nel corso degli ultimi due mesi e le due nazioni sono elementi centrali di Washington per il loro dominio sul Mar Nero ed anche sull’insieme dell’ex-Unione Sovietica. Sono i principali fulcri (sostegni, punti d’appoggio, NdT) per la creazione da parte degli Stati Uniti del blocco del GUAM (Georgia, Ucraina, Azerbaigian, Moldavia), inizialmente creato nel 1997 come principale strumento per le guerre energetiche eurasiatiche del XXI° secolo ed anche per scalzare e distruggere la Comunità degli Stati Indipendenti post-sovietica. Sono anche le pietre angolari del partenariato orientale dell’Unione europea.
Ma finora, l’accento principale della campagna del Pentagono per la conquista della regione del Mar Nero, e certamente il principale perno il suo spostamento verso l’est ed il sud, sono la Bulgaria e la Romania [12]. Le due nazioni sono state ufficialmente ammesse nella NATO in occasione del vertice dell’alleanza ad Istanbul, nel 2004, e da allora sono diventate gli ultimi membri dell’Unione europea - forse nei due sensi del termine: più recenti e finali.
La Bulgaria e la Romania avevano impedito alla Russia di utilizzare il loro spazio aereo per il trasporto di approvvigionamenti per le truppe che quest’ultima aveva dispiegato in Kosovo, nel giugno 1999. La Russia agiva tuttavia nel quadro dei suoi diritti ai fini della risoluzione 1244 delle Nazioni Unite per proteggere le Comunità delle minoranze etniche nella provincia serba, ma è chiaro che la Bulgaria e la Romania seguivano gli ordini degli Stati Uniti e della NATO, nel bloccare questi voli. Sapere se le due nazioni avrebbero intercettato gli aerei russi, o anche aperto il fuoco su essi, qualora la Russia avesse persistito nella sua intenzione, resta questione di congetture…
Più tardi, nel 2002, la Romania autorizzò gli Stati Uniti ad utilizzare la sua base aerea Mikhail Kogalniceanu per preparare l’invasione dell’Iraq, nel marzo di quell’anno successivo.
Nel dicembre 2005, il segretario di Stato statunitense Condoleezza Rice si recò nella capitale rumena per firmare un accordo per l’utilizzo - presa del controllo - di quattro basi militari, la base aerea Mihail Kogalniceanu e quelle di Babadag, Cincu e Smardan. Gli Stati Uniti spiegarono all’epoca che utilizzerebbero le quattro basi per la formazione, comprese le esercitazioni congiunte e multilaterali, l’invio di soldati e di approvvigionamenti per le guerre condotte in Afganistan ed in Iraq. Ed il territorio della Romania ha adempiuto questa missione fin da allora. Nell’aprile dell’anno successivo, nel 2006, gli Stati Uniti firmarono un accordo simile con la vicina Bulgaria per l’utilizzo di tre delle sue principali basi militari - la base aerea di Bezmer, Novo Selo e l’aerodromo Graf Ignatievo. I due patti sono stati firmati per una durata iniziale di 10 anni. Gli Stati Uniti ottennero l’autorizzazione di mantenere truppe - le stime variano da 5.000 a 10.000 - in modo permanente o in rotazione nei due paesi.
Nel caso della Bulgaria, sarà la prima volta che truppe straniere prendono posizione sul suo suolo, da quando le forze naziste della Wehrmacht furono cacciate nel 1944 e, per la Romania, dal ritiro delle truppe sovietiche nel 1958. Le sette località nei due paesi sono le prime basi militari USA nel territorio del defunto Patto di Varsavia.
La base aerea di Bezmer in Bulgaria è una struttura molto grande, comparabile per dimensioni a quella Mihail Kogalniceanu in Romania; le sue dimensioni e l’obiettivo delle campagne, attuali e future, nell’est ed il sud, sono indicati da questa descrizione bulgara: “… Secondo l’accordo americano-bulgaro, la base aerea… acquisirà lo statuto d’impianto militare strategico tra due anni, come la base aerea di Incirlik in Turchia e quella di Aviano in Italia.” [13] Lo stesso giornale aggiunse che: “L’aeroporto militare di Bezmer, vicino alla città di Yambol (nel sud della Bulgaria), sarà trasformato in una delle sei nuove basi aeree strategiche al di fuori delle frontiere americane.” [14]
A fine 2006, il settimanale britannico Jane’s Defence Weekly informava i suoi lettori sulla strategia del Pentagono per posizionarsi nella regione del Mar Nero: “Le nuove basi aeree terrestri e marittime lungo il Mar Nero, offriranno un accesso migliorato in termini di eventualità per gli spiegamenti in Asia centrale, verso alcune parti del Medio Oriente ed in Asia del sud-ovest.” [15]
All’altro capo del pianeta Lin ZhiYuan, vicedirettore dell’Ufficio degli affari militari al dipartimento di ricerca dell’accademia delle scienze militari cinese, ha valutato l’evolvere della situazione nello stesso modo, ma con preoccupazione: “Nuove basi militari, aeroporti e basi d’addestramento saranno costruite in Ungheria, in Romania, in Polonia, in Bulgaria ed in altre nazioni come altrettante rampe verso alcune zone nel Medio Oriente, l’Africa e l’Asia, per possibili azioni militari negli anni a venire.” [16]
Le due analisi precedenti sono state confermate dall’esercito statunitense, l’anno successivo, quando il Generale di Divisione Mark Hertling, capo delle operazioni dell’esercito US in Europa ed assistente principale dello stato maggiore, ha parlato della Romania in una pubblicazione dell’esercito: “(Si trovano) in un posto strategico, con nuovi partner, un vero luogo che storicamente è stato un itinerario di transito per i cattivi ("BAD guys").” In quest’intervista, aggiungeva: “Le basi opereranno secondo un sistema di rotazione delle truppe americane che agirebbero sotto gli ordini della Forza Operativa Interforze Est (Joint task force East), la cui sede si trova nella base aerea Mihail Kogalniceanu. Gli Stati Uniti hanno firmato con la Romania, nel dicembre 2005, un accordo di cooperazione riguardante la difesa, per permettere alle forze USA di utilizzare questo paese, in passato comunista, allo scopo di formare, preposizionare le attrezzature e, se necessario, per la messa in atto e lo spiegamento di truppe in zone di conflitto.” [17]
Due mesi dopo l’accordo americano-bulgaro, gli Stati Uniti hanno condotto esercitazioni militari congiunte in Bulgaria, nei quali il dirigente delle truppe locali coinvolte spiegava con entusiasmo: “Vogliamo essere integrati nel quadro delle forze della NATO. Vogliamo condurre esercitazoni e spedizioni nel quadro della NATO. ” [18]
Le simulazioni di guerra, chiamate “Risposta Immediata 2006”, sono state concepite per includere le nuove basi in Bulgaria ed in Romania ed attuare i piani del Pentagono che datano dall’era Rumsfeld, che permettono ai soldati US di entrare in azione più rapidamente verso l’Est ed il Sud. Nella sua relazione su queste esercitazioni, il principale quotidiano delle forze armate US offriva quest’analisi di fondo: “Secondo gli accordi, gli Stati Uniti sarebbero in grado di utilizzare le basi rumene e bulgare per preposizionare l’attrezzatura ed inviare truppe americane e i loro equipaggiamenti sul fronte, se necessario. Le "località d’operazioni avanzate", come il segretario alla difesa Donald Rumsfeld li chiama, si situerebbero in Romania, a Smardan (addestramento), a Babadag (centro d’addestramento e testa di ponte ferroviaria), a Mihail Kogalniceanu (base aerea) ed a Cincu (addestramento).” [19]
Un civile bulgaro citato dalla stessa fonte ha dichiarato: “Ogni giorno, possiamo vederle (le truppe americane) nelle città ed i villaggi.” [20]
A settembre, nello stesso anno, “Sofia e Washington dovevano firmare circa 13 accordi addizionali per regolamentare l’utilizzo congiunto di molte basi militari in Bulgaria. Il ministro della difesa, Veselin Bliznakov ha annunciato che la settimana prossima, gli esperti del centro comando europeo degli USA (EUCOM), arriveranno in Bulgaria per lavorare sul progetto dei documenti.” [21] I patti con la Bulgaria e la Romania possono, come di solito in tali casi, essere utilizzati congiuntamente dalla NATO poiché i tre firmatari sono membri dell’alleanza.
In una dispaccio delle forze armate statunitense intitolato “England-based airmen head to NATO exercise in Bulgaria”, si è segnalato che “un squadrone britannico desidera condurre prove d’armamento a puntamento laser ed altre armi su un terreno militare in Bulgaria, come pure l’addestramento al volo con gli aerei bulgari MiG-29 e MiG-21” nel quadro di simulazioni di guerra chiamate “esercitazione Immediate Response”. [22] Più tardi, la NATO ha proseguito la sua progressione per salti in Bulgaria, come esponeva nei dettagli un articolo intitolato “Basi della NATO possono essere realizzate vicino a Sungulare in Bulgaria” che annunciava questo: “La NATO ha richiesto se i vecchi edifici di una brigata di tank nella città di Aito,s potessero essere trasformati in una base di depositi della riserva. La NATO prevedeva di conservare qui il materiale necessario per uno o due battaglioni, che sarebbero basati a Novo Selo e Bezmer.” [23]
In realtà, la NATO è riuscita a garantirsi la sua base. “La NATO pagherà 150 milioni di dollari al comune di Sungurlare (al centro della Bulgaria) in cambio di un lotto di terreno comunale per la costruzione di una base militare.” [24]. Il collegamento tra la base aerea bulgara di Bezmer e le principali basi aeree strategiche (per i bombardamenti) degli Stati Uniti e della OTAN situate a Aviano, (in Italia) ed a Incirlik, (in Turchia) fu stabilito più tardi, e questa relazione ha confermato l’esattezza dell’analogia, anche se facesse riferimento ad un’altra base aerea. “La NATO muoverà i suoi aerei dalla base aerea americana ad Aviano, in Italia del nord, alla base aerea Graf Ignatievo, vicino a Plovdiv in Bulgaria.” [25]
L’articolo del giornale quì sopra, descriveva il trasferimento come temporaneo, ma potrebbe essere un segno di ciò che si prevede in futuro. Aviano fu la principale base utilizzata dagli Stati Uniti e la NATO nella loro operazione “Deliberate Force”, il bombardamento della repubblica serba della Bosnia nel 1995, ed in occasione della campagna terroristica di 78 giorni, che fu il bombardamento della Jugoslavia nel 1999.
Per non lasciare alcun dubbio riguardo al modo in cui il Pentagono è riuscito ad ottenere le sue sette nuove basi per attacchi diretti verso Est e Sud, nell’autunno 2007, il “Comando Generale Sud della NATO (a Napoli) ispezionerà le unità bulgara, statunitense e rumena che parteciperanno alle esercitazioni militari della durata di due settimane che avranno luogo vicino nella città di Sliven, nel sud della Bulgaria.” [26] Per dissipare ogni malinteso riguardo all’identità dell’obiettivo principale delle basi acquisite dagli Stati Uniti e dalla NATO, nel giugno 2007, il presidente russo Vladimir Putin, riferendosi al programma realizzato “di una nuova base in Bulgaria, un’altra in Romania, un sito in Polonia, un radar nella Repubblica ceca”, chiese in modo retorico: “Cosa dovremmo fare? Non possiamo semplicemente accontentarci di osservare ciò.” [27]
La gravità e l’urgenza della minaccia percepita dalla Russia furono tali che il Generale Vladimir Chamanov, consigliere del ministro della difesa russo, avrebbe detto: “Punteremo i nostri missili verso gli impianti dell’esercito statunitense in Bulgaria ed in Romania”. [28] Questa preoccupazione è stata ripresa dal ministero russo degli affari esteri: “La Russia ha nuovamente espresso la sua preoccupazione per lo spiegamento di impianti militari statunitensi in Bulgaria ed in Romania.
"Siamo profondamente preoccupati, poiché tale passo implica un’espansione delle forze americane nei paesi, che, non da molto tempo, erano alleati della Russia", ha dichiarato Anatoly Antonov, capo del dipartimento della sicurezza e del disarmo del ministero degli affari esteri russo, in una conferenza straordinaria sul Trattato delle Forze Convenzionali in Europa (DOVSE), che si è tenuta a Vienna.“ [29]
I soldati russi, coscienti della ripercussione degli spiegamenti, hanno espresso la loro preoccupazione nella persona del Generale Vladimir Nikishin, un rappresentante del dipartimento della cooperazione militare internazionale del ministero della difesa, che ha detto: “La posizione delle basi della NATO in Bulgaria ed in Romania significa, in realtà, che l’alleanza sta creando le basi per l’impiego delle sue forze in Europa dell’Est, cosa che è in contraddizione con il Trattato sulle forze convenzionali in Europa”. [30] Due mesi dopo, Sergei Lavrov, il ministro degli affari esteri russo, aggiungeva: “La Russia ha difficoltà a comprendere alcune decisioni della NATO, come ad esempio, lo spiegamento di impianti militari americani in Bulgaria ed in Romania.“ [31]
Infine, Jurij Baloujevskij, allora capo di stato maggiore delle forze armate russe, teme che “…siano in corso i piani per organizzare nuove basi militari statunitensi in Bulgaria ed in Romania, e contrariamente della Russia, nessun paese della NATO ha fino ad oggi fatto il minimo gesto per ratificare il trattato CFE modificato.” [32] Queste apprensioni non potevano essere alleviate dalle osservazioni di Solomon Passy, ex ministro bulgaro degli affari esteri, che raccomandava quest’anno che lo spiegamento delle forze aeree, di fanteria e navali statunitensi siano seguiti da quello dei missili. “Dopo il trattato della NATO e l’accordo sulle basi militari comuni in Bulgaria, penso che sarà la prossima tappa strategica che permetterebbe di rafforzare la sicurezza del paese, della regione e dell’insieme dell’Europa… Questo scudo deve (essere installato) soprattutto dagli Stati membri della NATO e dell’Europa.” [33]
I timori russi non potevano neppure essere attenuati dall’avviso, lo stesso mese, secondo il quale “i ministri della difesa della NATO sono decisi, in occasione della loro seduta di venerdì a Bruxelles, ad avviare procedure per la creazione di un sistema di difesa antimissile di breve portata in Europa dell’Est su richiesta degli Stati Uniti, che propongono anche la Bulgaria”. [34] Un anno dopo la firma dell’accordo per le basi americano-bulgare, si è annunciato che le truppe statunitensi prendevano posizione, come in Romania, e che “le basi fanno parte di un piano ambizioso che mira a trasferire le brigate di combattimenti che dipendono dall’EUCOM (European Command, il centro di comando europeo del Pentagono) dall’Europa dell’Ovest - principalmente la Germania - a basi avanzate più vicine alla regione del Caucaso, dei Balcani, del Medio Oriente e dell’Africa, per una capacità di reazione più rapida.” [35] E la stessa fonte aggiungeva: “Quando questo processo di riposizionamento sarà terminato, i due terzi delle forze di manovra dell’USAREUR (armata degli Stati Uniti in Europa e 7° armata) saranno posizionati nell’Europa del Sud e dell’Est”, ha scritto il comandante generale dell’EUCOM e della NATO John Craddock, in una relazione al senato statunitense.
“USEUCOM ha chiesto 73,6 milioni di dollari per costruire la base aerea Mikhail Kogalniceanu, in Romania, e stabilire una stazione di operazioni avanzata in Bulgaria.” [36] Nel 2007, la base aerea Mihail Kogalniceanu ha accolto il primo contingente di GI dispiegato in Romania e la Joint Task Force-East dell’US European Command, che è stato appena formata, nota in passato come Eastern Europe task force. Il nome di quest’unità la dice lunga.
Appena le basi aeree, terrestri e navali bulgare e rumene sono state acquisite, il Pentagono si è proposto di ampliarle ed integrarle con quelle dei suoi altri partner militari del Mar Nero: la Georgia e l’Ucraina. Riferendosi specificamente alle basi della Romania, si è segnalato che “è anche possibile che le truppe di altre nazioni utilizzino le località d’addestramento e che le forze statunitensi vi si schierino, nel quadro della loro missione semestrale, recandosi nei paesi vicini come la Georgia e l’Ucraina per brevi missioni di formazione.” [37]
Dal 14 al 16 maggio 2007, il comandante delle forze aeree degli Stati Uniti in Europa, il Generale Tom Hobbins, ha visitato i dirigenti della difesa e dell’aviazione in Bulgaria ed in Georgia per discutere sulle capacità, sull’ammodernamento e sugli obiettivi futuri dell’aviazione.” [38] Il mese seguente, leggendo “Ad est verso il Mar Nero ed al sud verso l’Africa”, lo stesso comandante ha detto: “La Bulgaria e la Romania hanno più di una dozzina di progetti dove le piste sono rafforzate, gli impianti (e) gli edifici sono in costruzione. Approfittiamo dunque, effettivamente, per il fatto che la NATO spenda molto denaro…” [39]
Nel febbraio 2007, Reuters segnalava che per avere il massimo utilizzo delle piste citate da Hobbins, gli Stati Uniti avevano venduto alla Romania 48 nuovi aerei da combattimento e ricordava che “gli impianti rumeni e le basi bulgare saranno stati le prime infrastrutture militari statunitensi nel’ex-blocco sovietico.” [40] In agosto, gli Stati Uniti lanciavano esercitazioni militari in Romania per inaugurare le sue nuove basi e lanciare le sua nuova Joint Task Force-East, un processo celebrato con tamburi e trombe: “Circa 1.000 civili e militari, basati soprattutto in Europa, parteciperanno ad una cerimonia tenuta oggi per segnare il primo dispiegamento da parte degli Stati Uniti della Forza Operativa Interforze Est.” [41]
L’importanza dell’esercitazione, battezzata “Prova di Principio” (Proof of Principle), è stata indicata come il segno che “la nuova era militare statunitense in Europa dell’Est è cominciata”. La stessa agenzia d’informazione proseguiva: “Le forze militari americane e rumene hanno segnato l’inizio di un esercitazione storico di due mesi che fungerà da prova per migliaia di soldati americani che verranno, a rotazione, in Romania ed in Bulgaria negli anni a venire.” [42] Due mesi dopo, gli Stati Uniti organizzavano le esercitazioni da guerra aerea ‘Rodopi Javelin 2007’ nella base aerea Graf Ignatevio in Bulgaria dove F-16 degli US hanno potuto esercitarsi contro dei MiG-29 bulgari di fabbricazione russa. Prima nell’anno, un cacciatorpediniere statunitense, il San Jacinto, attraccava nel porto bulgaro di Varna sul Mar Nero. Nell’aprile dell’anno scorso, gli Stati Uniti avviarono le prime esercitazioni aeree comune, anche dalla base Graf Ignatevio. Esercitazioni simili furono effettuate in Romania e nei due paesi, aerei da guerra US ebbero la possibilità di provare le loro capacità contro aerei di fabbricazione russa.
Un mese dopo, l’ambasciata statunitense ha annunciato “un accordo per il rinnovamento di una base militare bulgara, una delle quattro che saranno utilizzate… nell’autunno 2008.” Il campo di Novo Selo, nell’est della Bulgaria, sarà oggetto di un rinnovamento da 6,5 milioni di dollari da parte dell’impresa tedesca Field Camp Service (FCS). “Il Pentagono ha anche messo da parte circa 60 milioni di dollari per la costruzione di una base permanente, a Novo Selo.” [43] A giugno, una fonte d’informazione bulgara scriveva, in un articolo intitolato “L’esercito USA ha costruito una città vicino a Novo Selo”: “500 soldati ed ufficiali si installeranno in modo permanente in Bulgaria, 2.500 altri vivranno nelle basi di Bezmer, Novo Selo, Graf Ignatievo ed Aitos secondo il principio di rotazione.” Ciò significa che fino a 5.000 soldati potranno utilizzare le basi in caso di bisogno… I primi soldati statunitensi arrivano Bulgaria ad agosto. “Più di 1.200 soldati parteciperanno a una esercitazione della durata di 3 mesi chiamata ‘Pantera Bulgara’.“ [44]
Il giorno dopo, un altro articolo bulgaro parlò dell’espansione dei siti militari statunitensi nel paese: “La base militare statunitense che sarà costruita vicino a Novo Selo… dovrebbe essere della dimensione di una città media bulgara… 500 rangers US e le loro famiglie al completo, devono giungere nella base e vivervi in modo permanente, in occasione del loro dispiegamento in Bulgaria. 2.500 altri GI utilizzeranno a rotazione gli impianti militari di Bezmer, Graf Ignatievo ed Aitos… l’aeroporto militare di Bezmer… si prevede debba diventare uno dei 6 aeroporti militari strategici al di fuori del territorio degli USA…” [45]
È accaduto lo stesso in Romania. “La costruzione di una base americana permanente in Romania che può accogliere 1.700 soldati è sulla buona strada, con lavori per un impianto simile, della capacità di 2.500 persone, deve cominciare in Bulgaria questo inverno, secondo un responsabile americano.” [46] Nell’agosto 2008, Jake Daystar, assistente all’Ufficio della cooperazione della difesa dell’ambasciata degli Stati Uniti a Sofia, ha fatto un’intervista con un’agenzia stampa bulgara, in cui ha detto, parlando di una delle nuove basi americane nel paese: “Lo scopo principale della base è di migliorare le nostre capacità con l’addestramento tanto delle truppe della NATO quanto delle divisioni dell’esercito americano… gli obiettivi sono occulti … con la sua posizione geografica, la Bulgaria è sempre stato un paese d’importanza strategica, poiché è posta tra l’Asia e l’Europa.” [47]
Se Daystar è stato citato con precisione, i suoi commenti contengono un’ammissione stupefacente. Le divisioni dell’esercito statunitense variano in dimensione da 10.000 a 30.000 soldati. Tuttavia, forse ha utilizzato il termine “divisioni” per indicare unità diverse, piuttosto che nel suo senso preciso ed ufficiale. Nel settembre dell’anno scorso, le preoccupazioni russe riguarda l’escalation nella presenza militare USA nel Mar Nero non sono diminuite, e citando le nuove basi del Pentagono in Bulgaria ed in Romania, come pure i suoi piani dello scudo antimissile e l’espansione della NATO, il ministro degli affari esteri russo Sergei Lavrov ha dichiarato: “La parità come base dell’equilibrio strategico nel mondo è stata violata.” [48]
Nei giorni seguenti l’avvertimento Lavrov, si è segnalato che “le navi di guerra statunitensi faranno scalo nei porti bulgari di Varna e Burgas, e delle esercitazioni che coinvolgono gli Stati Uniti e le forze aeree bulgare sono anch’esse previste per il mese prossimo…” [49] Nel momento in cui usciva questo dispaccio, le truppe USA e bulgare erano impegnate nel quadro dell’addestramento militare a Novo Selo e “il presidente bulgaro Georgi Parvanov ed il Generale Carter Ham, che comanda l’esercito statunitense in Europa, assistevano alle esercitazioni…”
L’inviato aggiungeva: “Più di 62 milioni di dollari saranno dedicati alle strutture permanenti ed all’attrezzatura di questo campo d’addestramento nel corso dei due prossimi anni, e la costruzione dovrebbe essere completata nel frattempo.“ [50]
La Bulgaria e la Romania, ormai membri a pieno titolo della NATO da quasi 5 anni, hanno dispiegato contingenti militari nei Balcani, in Afganistan ed in Iraq ed hanno perso dei soldati negli ultimi due paesi. Benché né uno né l’altra ospitassero forze sovietiche o basi del Patto di Varsavia nel corso della guerra fredda, i due si trovano sulla prima linea di guerre future nella regione del Mar Nero, come quella dell’agosto scorso tra la Georgia e la Russia, che avrebbe facilmente potuto coinvolgere l’Ucraina e, sotto il pretesto di difendere l’Ucraina, direttamente la NATO e gli Stati Uniti. Come il presidente rumeno Traian Basescu ha dichiarato nell’agosto scorso, in un articolo intitolato “La Romania è responsabile della protezione delle frontiere della NATO e dell’UE”. “La marina rumena è responsabile in nome dell’UE e dei paesi alleati”. [51]
La Romania e la Bulgaria saranno tenute a questo impegno. È una delle principali ragioni per le quali sono state incorporati nell’alleanza. Entrambe saranno destinate ad intervenire nella ex Jugoslavia - in Kosovo ed in Bosnia - se i loro padroni a Washington ed a Bruxelles lo decidono. Entrambe sono coinvolte nel trasferimento di truppe e materiale bellico in Afganistan e nell’occupazione dell’Iraq. Da due anni, si è citato a varie riprese che, le basi aeree bulgare, ormai americano-bulgare, possono essere utilizzate per attacchi contro l’Iran, come ha detto recentemente l’inviato russo Dmitry Rogozin, nel settembre scorso.
L’espansione militare degli Stati Uniti e degli alleati della NATO verso il Mar Nero è destinata a coprire i quattro punti cardinali. Un promotore di questa strategia pericolosa, Vakhtang Maisaia, presidente dell’Associazione della Politica Estera della Georgia, ha presentato questo riassunto conciso ma completo di ciò che esso implica: “Il Mar Nero è un elemento geostrategico essenziale dell’alleanza, in congiunzione con la missione TI FIDASTI (forza internazionale d’assistenza e di sicurezza della NATO) in Afganistan, le operazioni logistiche in Darfur, la missione di formazione della NATO in Iraq e le operazioni di mantenimento della pace in Kosovo. Attualmente, alcuni segni del nuovo interesse della NATO nella regione del Mar Nero, composto dal Caucaso del Sud, dalle regioni e sub-regioni del Sud-Est dell’Europa e del Mar Nero stesso, possono essere osservati con il prisma degli interessi geoeconomici (comprese le riserve energetiche del Caspio)…” [52]
“Con l’inclusione della Romania e la Bulgaria nell’alleanza, il Mar Nero è stato incorporato nella zona operativa interessata dall’articolo 5 della NATO (la difesa collettiva) dove l’attivazione della task force congiunta e combinata (una forza dispiegabile, multinazionale, multi-ruolo, con una componente terrestre e similari componenti aeree e navali) è possibile.”
“In caso di crisi che mettono in pericolo la stabilità euro-atlantica, e che possano influire sulla sicurezza dei membri dell’alleanza, le forze militari dell’alleanza potrebbero essere destinate ad effettuare operazioni di risposta a queste crisi”. [53]
Traduzione di Alessandro Lattanzio (Eurasia)
[1] Nine O’Clock News, 14 mai 2008.
[2] Daily Pioneer, 16 août 2008.
[3] The Power & Interest News Report, 29 août 2007.
[4] « Les dessous du coup d’État en Géorgie », par Paul Labarique, et « Coups de maîtres sur l’échiquier géorgien », Réseau Voltaire, 7 janvier et 19 mars 2004.
[5] « Les États-Unis mettent en place le recrutement de volontaires en Géorgie », Réseau Voltaire, 2 février 2005.
[6] La Voix de la Russie, 28 mai 2008).
[7] La Voix de la Russie, 22 mai 2008.
[8] « Washington et Moscou se livrent bataille en Ukraine », par Emilia Nazarenko et la rédaction, et « Ukraine : la rue contre le peuple » Réseau Voltaire, 1er et 29 novembre 2004.
[9] Moscow Times, 24 octobre 2003.
[10] Stratfor, 10 novembre 2008.
[11] Interfax-Ukraine, 31 janvier 2009.
[12] « L’OTAN, une féodalité contemporaine », par Serge Marchand, Réseau Voltaire, 7 avril 2004.
[13] Standart News, 10 juin 2007.
[14] Standart News, 6 juin 2007.
[15] Sofia Echo, 17 novembre 2006.
[16] People’s Daily, 5 décembre 2006.
[17] Stars and Stripes, 4 mai 2007.
[18] Stars and Stripes, 22 juillet 2006.
[19] Stars and Stripes, 5 juillet 2006.
[20] Stars and Stripes, 24 juillet 2006.
[21] Sofia News Agency, 21 septembre 2006.
[22] Stars and Stripes, 13 juillet 2006.
[23] Sofia Echo, 3 janvier 2008.
[24] Standart News, 2 décembre.
[25] Sofia News Agency, 6 octobre 2007.
[26] Standart News, 3 septembre 2007.
[27] New Europe (Belgique), semaine du 2 juin 2007.
[28] Standart News, 6 juin 2007.
[29] Standart News, 13 juin 2007.
[30] Interfax-Military, 19 septembre 2007.
[31] Standart News, 7 décembre 2007.
[32] Voix de la Russie, 17 décembre 2007.
[33] Focus News Agency, 10 juin 2007.
[34] Sofia News Agency, 15 juin 2007.
[35] United Press International, 18 mai 2007.
[36] Ibid.
[37] Stars and Stripes, 8 juillet 2007.
[38] US Air Forces in Europe, 18 mai 2007.
[39] Air Force Magazine, juin 2007.
[40] Reuters, 22 février 2007.
[41] MakFax (Macédoine), le 17 août 2007.
[42] Stars and Stripes, 18 août 2007.
[43] Agence France-Presse, 14 mai 2008.
[44] Standart News, 23 juin 2008.
[45] Sofia News Agency, 24 juin 2008.
[46] Stars and Stripes, 27 juillet 2008.
[47] Focus News Agency, 14 août 2008.
[48] Itar-Tass, 29 septembre 2008.
[49] Sofia News Agency, 15 octobre 2008.
[50] Ibid.
[51] Focus News Agency, 15 août 2008.
[52] Georgian Times, 2 avril 2008.
[53] Sommet de l’OTAN à Washington en 1999.
Restate in contatto
Seguiteci sui social network
Subscribe to weekly newsletter