Il dominio onnipotente del centrismo del dollaro, inclusa la relativa bipolarità condivisa con l’euro, costituivano il riflesso dell’ordine unipolare che è arrivato alla sua fine con il declino multidimensionale degli USA, quando il mondo si muove verso un nuovo ordine multipolare che imperativamente dove tradursi in una pluralità delle divise dei grandi attori del pianeta.
Uno dei segnali tragici della recessione globale causata dagli speculatori di Wall Street e la sua orda di Madoffs e Soros, è stato l’ enorme disparità tra l’economia reale e il vigente finanzierismo (imposto dalla banca israelo-anglosassone), il quale rientra nell’anomalo dominio del centrismo del dollaro ha raggiunto la sua fine, ma non è stato facile sostituire con grandi attori del pianeta.
La grande incongruenza degli inizi del XXI secolo è che il centrismo del dollaro esercita ancora la sua prevalenza- attraverso la copertura con le bombe nucleari degli USA ed del suo complesso militare industriale, per non parlare del suo successo in due guerre mondiali e nella guerra fredda- attraverso un documento-spazzatura che trascina un debito impagabile (secondo il famoso “Dossier Wagelin”, raggiungerebbe il 600% del PIL; vedere Bajo la Lupa, 21/10/09) ed esibisce monumentali deficit fiscali in una società edonistica che ignora il risparmio e la misura essendosi gettata al consumismo frenetico che vive da parassita a spese dei risparmi del resto del pianeta.
Questa situazione aberrante singolare e monopolistica del centrismo del dollaro è arrivato al suo parossismo durante l’unipolarità statunitense ed è stata minimamente attenuata dall’apparizione dell’euro, che oggi soffre le spinte degli sciacalli di Wall Street e della City.
La tragedia finanziaria globale è doppia, dato che ambe divise transatlantiche continuano ad essere le due principali riserve globali, nonostante la notevole vulnerabilità dell’euro e la decadenza multidimensionale dell’UE: il dollaro statunitense tra il 60 ed il 65% del totale mondiale, seguito dall’euro, in quasi il 25%.
Alle due “superdivise” transatlantiche, paradossalmente più deboli che mai, che nel loro insieme hanno tra l’85 e il 90 % globale, seguono, da molto lontano, la morente sterlina britannica, con quasi un 35, e lo yen giapponese (3.2%). Le briciole (tra il 3 e l’8%) sono lasciate ai restanti 173 paesi che formano l’ONU (tralasciando i 16 dell’eurozona).
La relativa bipolarità del dollaro statunitense e dell’euro- senza perdere di vista che la potenza del biglietto verde è il doppio della divisa comune europea- più gli appendici delle divise dei due alleati degli USA (Gran Bretagna e Giappone) si riflette nella quatripolarità della possessione dei Diritti Speciali di Prelievo (della “moneta paniere” e/o “unità contabile) del FMI.
Oggi il dollaro statunitense sembra aver optato per il suo divorzio dall’euro, cosa che è stata squisitamente fomentata dalla banca israeliana- anglosassone.
David P. Goldman (alias Spengler), uno dei portavoce del sionismo finanziario globale e polemico analista di Asia Times (21-07-2010), tuona contro cinque paesi (quattro cattolici e uno ortodosso) dei 16 dell’eurozona, che colloca nel “macello” etichettandoli “maiali” qualificandoli in modo dispregiativo PIIGS (acronimo in inglese preso dalla stampa britannica: Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna).
Il dominio onnipotente del centrismo del dollaro, inclusa la relativa bipolarità condivisa con l’euro, formava il riflesso dell’ordine unipolare che è arrivato alla sua fine con la decadenza multidimensionale degli USA, quando il mondo si muove verso un nuovo ordine multipolare che imperativamente deve tradursi in una pluralità delle divise dei grandi attori del pianeta.
Nella de-globalizzazione e la sua concomitante regionalizzazione è così anomala la persistenza dell’unipolarità del centrismo del dollaro come l’assenza di un nuovo ordine multipolare finanziaria.
Bajo la Lupa aveva proposto il lancio della "moneta di BRIC" per sostituire il centrismo del dollaro unipolare (Bajo la Lupa, 9/6/09) che non è stata facile da implementare.
Durante il recente World Economic Forum a San Pietroburgo, il presidente russo, Dimitri Medvedev, ha promosso il rublo come riserva per “ridurre il dominio del dollaro e trasformare Mosca in un centro finanziario globale”, all’unisono di altre divise che sarebbero sei (Bloomberg/Business Week, 19-06-2010)
Medvedev ha rivelato che “si discute seriamente” (sic) con “la Cina la creazione di una divisa di riserva- in questo caso il rublo- e la sua amplificazione ad altre opzioni globali, che soltanto “tre o cinque anni fa sembravano una fantasia”. A suo giudizio, “il mondo ha bisogno di sei divise di riserva”, che non ha specificato e che interpretiamo per deduzione come le seguenti: il dollaro statunitense, l’euro, yuan, rublo, il dollaro canadese, e il dollaro australiano.
Se la Russia, che possiede, la terza riserva globale, discute il nuovo ordine finanziario multipolare con chi detiene la prima riserva (la Cina), ergo, lo yuan è un solido candidato per l’esapolarità geo-finanziaria di Medvedev, che critica il dominio del dollaro statunitense ma in nessun momento lo esorcizza, mentre spinge per la permanenza dell’euro: “l’emergenza dell’euro come divisa rivale del dominio del dollaro ha aiutato a rendere più soffice l’impatto della crisi globale. Se il mondo dipendesse completamente dal dollaro, la situazione sarebbe stata più difficile”.
Se saranno giudicati per le loro azioni, allora, gli altri due candidati sarebbero il dollaro canadese e il dollaro australiano, che sono stati incorporati al paniere internazionale di riserve della Banca Centrale della Russia, come ha informato il suo primo vicepresidente, Alexei Ulyukayev (Bloomberg/Business Week, 16-06-2010).
E’ evidente che la Russia punta sia all’ economicismo (al di sopra del fallito sistema finanziario speculativo) così come all’auge delle materie prime che detengono pletoricamente il Canada e l’Australia, due membri prominenti dell’anglo sfera, che si sono mossi convenientemente durante la recessione globale.
Colpisce il fatto che Medvedev abbia lasciato da parte il real brasiliano che- da solo, o molto meglio- sotto la bandiera del SUCRE (la divisa comune sudamericana)- deve formare parte del nuovo ordine finanziario multipolare.
Dove è la rupia indiana nell’esapolarità di Medvedev?
Sia la rupia indiana che il real brasiliano e/o il SUCRE sud americano sarebbero incorporati in una seguente fase?
Cosa succederà alla sterlina, allo yen giapponese ed al franco svizzero?
Non mancano ostacoli al disegno proferito da Medvedev, come c’era d’aspettarsi- da Stanley Fisher, governatore della banca centrale d’Israele, che ha affermato che se un paese vuole cambiare (Super Sic!!) il presente ordine (sic!) economico, compreso il numero di valute di riserva dovrebbe diventare un centro finanziario internazionale ", dove si possono comprare e vendere facilmente."
E’ interessante che Fisher sia venuto fuori come uno dei prototipi della banca israeliana-anglosassone ed il sionismo finanziario globale: nato nella ex colonia britannica di Zambia, realizzato presso la London School of Economics e nel MIT, assessore della tesi di laurea di Ben Shalom Bernanke (presidente della Federal Reserve), così come ex vicepresidente della Banca Mondiale, vicedirettore esecutivo del FMI e vicedirettore di Citigroup.
Resta chiaro che il maggior ostacolo alla multipolarità delle divise proviene dalla banca israeliana-anglosassone e dal sionismo finanziario globale, che insistono nel mantenere il loro controllo unipolare attraverso il sistema finanziario speculativo.
Traduzione a cura di Vanesa (Voci Dalla Strada).
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