Con una semplice raccomandata inviata ai dirigenti della Radio-Televisione della Repubblica islamica dell’Iran (IRIB), l’Ufficio dell’Authority sui Media (BLM) di Monaco di Baviera, ha notificato il divieto di trasmissione in Germania alla rete anglofona iraniana Press TV.

L’autorità sostiene che la rete di informazioni internazionale non ha il permesso a trasmettere in Europa.

Questa chiusura segue il divieto di PressTV in Gran Bretagna da parte di Ofcom, l’alta autorità regolatrice del settore audiovisivo inglese, a gennaio.
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La rete, a sua volta, ritiene che la decisione fa parte di una strategia occidentale per mettere a tacere una voce fastidiosa.

Press TV ha particolarmente sottolineato, presso il pubblico britannico, con le sue copertura, le proteste di Occupy negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, oltre a offrire agli spettatori una prospettiva diversa sulle offensive lanciate contro la Libia o la Siria.

Réseau Voltaire ricorda che la libertà di espressione è un prerequisito per ogni democrazia. Non può essere limitata dalla legge. Tuttavia, in questo caso, la censura non è una decisione del tribunale causata dalla commissione di crimini o delitti, ma una semplice decisione amministrativa chiaramente di natura politica.

Nello stesso modo, anche il canale d’informazione libanese al-Manar è stato vietato, prima in Francia, poi in tutti gli stati occidentali [2]. Al momento, al-Manar era stata accusata di trasmettere programmi anti-semiti, ma il giudice non è mai stato in grado di stabilire il reato e di avviare il processo. Il Consiglio di Stato (vale a dire, il giudice amministrativo, e non il tribunale penale) ha infine vietato il canale, a causa dei disturbi all’ordine pubblico sollevati dalla polemica che circonda l’accusa di antisemitismo, anche se appariva infondata.

I successivi divieti amministrativi in Europa, negli ultimi sei anni, di canali d’informazione libanesi, palestinesi, libici, siriani e iraniani, illustrano l’incapacità dell’Unione europea di affrontare il conflitto se non attraverso la censura e la propaganda, e la sua rinuncia ai principi della democrazia.

Queste restrizioni amministrative della televisioni del Medio Oriente, sono chiaramente volta ad evitare che i cittadini europei conoscano un punto di vista particolare sui conflitti in questa regione, anche se è iniziato un dibattito sulle possibili guerre in cui gli europei parteciperebbero. In questo senso, esse violano le risoluzioni 381 [3] e 819 [4] dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che obbligano gli Stati membri a rimuovere "gli ostacoli che impediscono ai popoli il libero scambio delle informazioni e delle idee, condizione essenziale per la comprensione e la pace internazionale."

Traduzione di Alessandro Lattanzio