Il quarto ciclo di negoziati Sino-statunitensi ha avuto luogo tra l’euforia delle nuove concessioni apparenti di Beijing: massicci investimenti finanziari negli Stati Uniti e rivalutazione dello yuan nei confronti del dollaro, come Washington ha a lungo preteso. Tuttavia, non bisogna farsi ingannare sul significato dell’evento, osserva Alfredo Jalife-Rahme: la Cina non ha acconsentito a questi sacrifici per sottomettersi agli Stati Uniti, ma per inibire il loro imperialismo. Beijing ha usato le sue armi finanziarie e monetarie per neutralizzare l’aggressività di Washington, mentre ha cominciato la costruzione di una vasta area di libero scambio, con degli stati finora sotto l’ampia influenza degli Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone
La quarta riunione per il "dialogo strategico ed economico tra Stati Uniti e Cina" [1] si è recentemente tenuto a Beijing il 3 e 4 maggio 2012. Questo vertice bilaterale è il più importante del mondo, e mostra una serie di risultati significativi, secondo China Economic Net [2], mostrando un notevole rilassamento dopo una fase d’ improvviso deterioramento delle relazioni tra le due potenze.
I media ufficiali cinesi hanno dedicato molta più attenzione a questo successo che non la stampa statunitense, che tace sull’argomento.
I tre momenti significativi in questa distensione sono stati:
– 1. Il terzo accesso alla presidenza di Vlady Putin, che è stato acquisito dalla stampa cinese, perché allevierà la pressione degli Stati Uniti sulla Cina [3], mentre tutti hanno notato l’assenza dello "zar" al vertice del G8, configurazione oramai inoperante, di fronte al summit del G20, più ibrido e multipolare;
– 2. L’annuncio della proposta di Trattato di libero scambio tra le tre maggiori geo-economie dell’Asia del Nordest: Cina, Giappone e Corea del Sud [4];
– 3. La rivelazione bizzarra e concomitante del Dalai Lama su un complotto per farlo assassinare [5]. Gli Stati Uniti saranno in grado di vendere il Dalai Lama per uno yuan, mentre è oggetto di un omicidio scioccante, che contrarierebbe notevolmente la Cina?
Tre proposte geo-finanziarie di immediata applicazione sono state sviluppate nelle "operazioni di scambio" del quarto incontro Cina-USA:
- 1. la rivalutazione accelerata dello yuan, che ha attirato le lodi dal Segretario del Tesoro statunitense Timothy Geithner;
– 2. l’autorizzazione da parte della Federal Reserve ("Fed") per l’insediamento sul territorio degli Stati Uniti di tre banche pubbliche cinesi:
• Industrial and Commercial Bank of China (ICBC), la banca più ricca del mondo, che ha già acquistato l’80% della statunitense Bank of East Asia, con 13 filiali a New York e in California [6]
• China Bank, la terza più grande, ha aperto una filiale a Chicago,
• e Agricultural Bank of China, la No. 4, che apre a New York
– 3. La Cina abbassa ancora una volta la sua aliquota di riserva in proporzione ai propri depositi bancari (fino a 50 punti base) per iniettare maggiore liquidità nel mercato [7].
Meglio ancora, la Fed ha permesso a una serie di entità finanziarie della Cina (ICBC, Central Huijin Investment e il fondo sovrano cinese Investment Corp.) di operare come una "holding di imprese bancarie".
Si è lontani dalla fase bushita, quando sotto l’apotema farisaico della sovranità (sic) economica, proibì alla compagnia petrolifera statale CNOOC di acquistare Unocal, che è finita per essere digerita e imballata come un’ondata di spazzatura dalla Chevron.
Non dobbiamo minimizzare l’apertura del super-strategico settore finanziario degli Stati Uniti all’imponente settore bancario cinese, anche se per il momento non sono che misure simboliche.
Le banche cinesi alla fine arriveranno in Messico, su ordine di Washington, prima che una volontà nazionale in tal senso si manifesti da noi? Presto assisteremo all’acquisizione delle imprese statunitensi da parte delle banche cinesi, secondo lo schema scissioni [8]- acquisizioni (M & A, secondo le loro iniziali in inglese)? Ci sono stati altri baratti di tipo geopolitico dietro le quinte?
Un altro tema su cui gli Stati Uniti hanno approvato una spettacolare apertura: la fine dell’embargo sull’esportazione di tecnologia civile nei confronti della Cina.
In cambio, uno dei più profondi cambiamenti politici sarà la decisione della Cina di permettere investimenti stranieri (in realtà, degli Stati Uniti) al 49%.
Il presidente cinese Hu Jintao ha accolto con favore questa quarta sessione, mentre la Segretaria di Stato Hillary Clinton, più amazzone e nottambula che mai, ha rassicurato i sospettosi, allarmati da questo ritorno degli Stati Uniti in Cina, insistendo sul fatto che Washington vuole una Cina forte, prospera e trionfante: chi osa dubitarne?
Dopo la sospettosa compiacenza nell’oscillazione tra concorrenza e cooperazione, questo esito felice ha portato alla prima visita al Pentagono, dopo nove anni e improvvisamente, del Ministro della Difesa nazionale, Liang Guanglie.
Allo stesso tempo appaiono sui media i cantori della cooperazione bilaterale, a scapito dei partigiani della concorrenza al limite della guerra fredda, come il tranquillizzante Jeffrey Bader, l’ex consigliere di Obama per la Cina e l’Asia al National Security Council e autore del libro Obama e l’ascesa della Cina: una narrazione interna della strategia degli USA in Asia [9].
Secondo Jeffrey Bader, le relazioni tra Washington e Beijing si intrecciano attorno al tavolo delle trattative, non sui campi di battaglia. Questo approccio è in linea con quello degli otto precedenti presidenti degli Stati Uniti, a cominciare da Richard Nixon, appena offuscata da qualche deviazione di poco conto [10].
Obama non fa eccezione, dice, e conclude che la sua politica si basa su tre principi fondamentali:
– riconoscimento e rispetto di fronte al crescente potere della Cina e dei suoi interessi legittimi;
– insistenza sulle norme internazionali e sul rispetto della legge che deve governare questa ascesa;
– intenzione di stabilizzarla rafforzando le alleanze regionali e le partnership.
A suo parere, il rapporto bilaterale è qualcosa di ragionevole, dato che i cinesi hanno collaborato con gli Stati Uniti sulle questioni della Corea del Nord e dell’Iran, e che Taiwan non è nemmeno stata una fonte tensione. Suggerendo che l’unico soggetto su cui, in teoria, ci potrebbero essere dei conflitti, è Taiwan, poiché in una certa misura, la vendita di armi a Taiwan è stata una provocazione e un fattore essenziale di tensione. Ha aggiunto che l’oggetto dell’irritante controversia per i diritti umani e del contenzioso del Mare del sud, sono un ostacolo alla cooperazione. Diverse sfide provengono dall’accelerazione della crescita della Cina nel corso dell’ultimo decennio, e dal suo ruolo crescente nel mondo. Gli Stati Uniti hanno le vertigini!
L’idea che la Cina ha già superato gli Stati Uniti, o che lo faccia presto, nella sua leadership sugli altri paesi, non ha nulla a che fare, secondo lui, con i fatti, perché c’è divario tra potenza e reddito pro capite.
In effetti, le relazioni militari sono state restaurate durante la visita dell’ex Segretario alla Difesa Robert Gates, dice, e liquida come mera leggenda l’idea di una nuova politica di contenimento statunitense. Tuttavia, ammette il rischio di una crisi di sicurezza tra Stati Uniti e Cina: ognuno è destinato a considerare il passo che l’altro compie in sua difesa, come un’azione offensiva nei propri confronti. Ma secondo il suo ragionamento, la sfiducia reciproca può essere superata attraverso il "dialogo strategico ed economico" [11].
Brendan O’Reilly [12] , ritiene che la strategia della Cina sia basata sullo sviluppo economico e l’integrazione. Così il commercio bilaterale ha raggiunto i 450 miliardi dollari all’anno, un record assoluto nella storia delle relazioni tra due paesi: la Cina attua così una sottile tattica per rispondere efficacemente alla superiorità militare e politica degli Stati Uniti, attraverso una maggiore integrazione tra le due economie. O’Reilly sostiene che la Cina non può raggiungere il livello militare statunitense, nel medio termine, vuole disarmarli sul piano del vantaggio tattico, creando una situazione di dipendenza reciproca ed economica quasi totale.
Così, la Cina cercherebbe di stabilire un nuovo ordine mondiale, in cui il conflitto militare tra grandi potenze verrebbe superato per effetto dell’integrazione economica. Potrà farlo?
Traduzione di Alessandro Lattanzio
[1] USA-Cina il dialogo strategico ed economico / 中美战略与经济对话
[2] «’Significant’ results gained in China-US dialogue», China Economic Net, 5 mai 2012.
[3] «Putin’s return may ease US pressure on China», Global Times, 13 mai 2012.
[4] «La Chine, le Japon et la République de Corée lanceront les négociations sur une Zone de libre-échange cette année», Xinhua, 13 mai 2012.
[5] «Dalai Lama reveals warning of Chinese plot to kill him» et «Dalai Lama: What do I really fear? Being eaten by sharks», par Dean Nelson, The Telegraph (UK), 12 et 13 mai 2012. Et le commentaire chinois« Dalai Lama’s claims of assassination slammed» par Xu Tianran, Global Times, 14 mai 2012.
[6] «Questions After the First U.S. Bank Takeover by a Chinese State-Controlled Company», par Charles Wolf, Jr., Brian G. Chow, Gregory S. Jones et Scott Harold, Rand Corporation, 15 mai 2012.
[7] «La Chine abaissera le taux de réserves obligatoires de 0,5 point de pourcentage», Xinhua, 12 mai 2012
[8] "Defusion": néologisme anglais se rapportant à l’injection soudaine et à la diffusion envahissante de nouvelles idées.
[9] Obama and China’s Rise: An Insider’s Account of America’s Asia Strategy, Brookings Press, mars 2012.
[10] «US-China ties revolve around debating table, not battlegrounds», par Jeffrey A. Bader, Global Times, 13 mai 2012
[11] Un aspetto particolare detto del: "Dialogo sulla politica di sicurezza" è stato aggiunto al dialogo economico strategico, al secondo incontro a Beijing, il 24 e 25 maggio 2010.
[12] «Hu oils cogs to lock the US Asia ’pivot’», par Brendan O’Reilly, Asia Times, 9 mai 2012.
Restate in contatto
Seguiteci sui social network
Subscribe to weekly newsletter