Secondo Le Temps (Svizzera), la Banca Centrale del Libano sapeva dal 2016 che il Paese si avviava alla bancarotta [1]. Informazioni sensibili sono state nascoste dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), su richiesta di Riad Salamé. Quella che è arrivata è dunque una catastrofe annunciata.
Il 9 aprile 2016 il delegato dell’FMI per il Libano, lo spagnolo Alvaro Pris, consegnò un rapporto intermedio al direttore della Banca Centrale del Libano, Riad Salamé. Il documento suonava l’allarme, ma, su richiesta di Salamé, l’FMI ne ha occultato le 14 pagine fondamentali.
L’FMI era all’epoca diretto dalla franco-statunitense Christine Lagarde, oggi presidente della Banca Centrale Europea [2].
Sembra quindi che la bancarotta del Libano avrebbe potuto essere evitata. Non lo è stata a causa del patto tra Salamé e FMI. Il fallimento del Paese non è perciò semplicemente frutto della cattiva gestione e della corruzione, è l’esito di un complotto che coinvolge i dirigenti dell’FMI. Solo pochi iniziati, come Fouad Siniora, hanno fatto in tempo a mettere in sicurezza il proprio patrimonio.
A novembre il Libano inizierà le negoziazioni con l’FMI per ottenere i mezzi per salvarsi. La delegazione sarà presieduta dal vice-primoministro Saadé Chami, illustre sconosciuto che dovrebbe rappresentare il PSNS [Partito Socialista Nazionalista Siriano], che però non l’ha mai incaricato; anzi, il deputato Assaad Hardan, che l’ha designato, ha causato una scissione nel partito.
Saad Chami deve la carriera a Fouad Siniora, ex primo ministro nonché ex contabile di Rafic Hariri. È stato altresì… direttore del Centro di sostegno tecnico dell’FMI in Medio Oriente. Ha svolto un ruolo attivo nell’occultamento del rapporto 2016.
[1] « EXCLUSIF : La Banque du Liban a censuré un rapport du FMI qui prévoyait le désastre actuel », Antoine Harari et Clément Fayol, Le Temps, 7 octobre 2021.
[2] Si veda il nostro dossier «Christine Lagarde».
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