L’Unione Europea, che importa il 45% del gas dalla Russia, l’8 marzo ha presentato il piano per ridurre di due tersi l’importazione di gas russo entro la fine dell’anno.
La crisi del gas che investe l’Unione Europea da diversi mesi è di molto anteriore alla guerra di Crimea. Fino a ora non era legata a una diminuzione della produzione o dell’importazione, ma esclusivamente alla speculazione delle borse, iniziata dai proprietari delle società gasiere ucraine, probabilmente in previsione della guerra in corso. La bolla speculativa del gas è la più rilevante mai conosciuta dalle borse. È più rilevante della bolla immobiliare dei subprimes del 2008.
La popolazione europea è già stata la grande perdente della speculazione sul gas. Sarà la grande perdente dell’interdizione politica di Nord Stream 2, del piano della Commissione europea, nonché delle rappresaglie della Russia. Il potere d’acquisto degli europei dovrebbe crollare in modo duraturo, conformemente al progetto degli Straussiani [1] al potere nella cerchia del presidente Biden.
Reagendo all’annuncio della Commissione Europea il vice-primo ministro russo, Alexander Novak, ha dichiarato che la Russia si riserva il diritto di chiudere il gasdotto Nord Stream 1 per rappresaglia alla chiusura politica di Nord Stream 2 da parte del governo tedesco su istruzioni degli Stati Uniti.
Novak è stato ministro dell’Energia. È nato a Donetsk, all’epoca in Unione Sovietica, oggi nella Repubblica Popolare di Donetsk.
[1] “È agli Straussiani che la Russia ha dichiarato guerra”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 7 marzo 2022.
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