Ecco un esempio che più chiaro non si potrebbe di come l’Europa sia sdraiata sulla linea degli Stati Uniti d’America, esecutrice della loro volontà, prona e succube. Sovranità patria addio. Si annuncia infatti un accordo semi-segreto di Pulcinella che consentirà al Kosovo di proclamare unilateralmente l’indipendenza e di essere poi riconosciuto dagli stati europei, singoli e collettivamente, secondo un piano accuratamente programmato.
Naturalmente tutti quelli che devono sapere già sanno, ma sono i serbi che non devono sapere. L’inganno viene cucinato espressamente per loro.
Il piano deve scattare infatti "nei primi due mesi del 2008" (scrive International Herald Tribune 13-12-2007), cioè immediatamente dopo le elezioni serbe.
"Dopo". Perchè in tal modo si spera di evitare una esplosione di rimostranze nazionali in Serbia. Magari, pensano a Bruxelles, si riuscirà perfino a far vincere i filo-occidentali (cosa non impossibile dati i mezzi di pressione e di ricatto di cui Europa e USA dispongono; dati gli intellettuali serbi che sono pronti a fare gl’interessi dello straniero e così via svendendo) e poi si potrà più comodamente ridurre "alla ragione" dei più forti, euro-occidentale, i nuovi leader di Belgrado.
La pensata non è nuova e potrebbe andare male, ma non importa poi molto. I serbi sono collettivamente colpevoli e dunque si può andare giù pesanti, ben certi che li si potrà schiacciare comunque, con il consenso di tutte le cancellerie. In fondo li si è bombardati nel 1999, dunque si proceda.
Ma le piccole furbizie di cui è condito il progetto sono diverse e numerose e descrivono, di per sé, la statura di questi attuali governanti europei. Infatti fortuna vuole che la prossima presidenza dell’Unione tocchi alla Slovenia, il primo degli stati che si staccò dalla Jugoslavia di Milosevic. Quindi, con rara perfidia, sarà alla Slovenia che toccherà di fare il primo gesto di riconoscimento formale dell’indipendenza del Kosovo. Non in nome proprio ma collettivo.
Non appena Hashim Thaci (il mercenario armato dagli USA, tagliagole dell’UCK costruito per tirare in trappola l’Europa nella guerra contro la Jugoslavia) proclamerà l’indipendenza, la Slovenia avrà l’incarico di convocare in tutta fretta i ministri degli esteri europei e di formulare il primo benvenuto corale della comunità delle nazioni civili a un nuovo stato monoetnico che diventa indipendente (si fa per dire). In tal modo l’Unione Europea potrà subentrare all’ONU nella amministrazione delle funzioni internazionali di controllo. Questo - secondo il giornale citato - dovrebbe avvenire tra luglio e agosto 2008.
Il piano dovrebbe apparire come opera del governo sloveno, in modo da farlo apparire come iniziativa "dal basso", anche per alleggerire delle loro responsabilità i governi europei maggiori, minimizzando così (come sperano) i rischi di una "nuova crisi balcanica". Sanno bene, dunque, che in questo modo gli europei si stanno creando in casa le premesse di grossi guai dalle conseguenze imprevedibili, sia nel breve che nel medio e lungo periodo. Probabilmente qualcuno di loro ha perfino letto "Il ponte sulla Drina" di Ivo Andric, e qualche sospetto dovrebbe averlo. Ma procedono ugualmente, guidati da Washington, dove sicuramente Andric nessuno lo conosce, sulla strada più pericolosa.
L’argomento per mettere a tacere i critici è già pronto, ed è stato usato ripetutamente dal "negoziatore del fallimento", Martti Ahtisaari: "se non accontentiamo Pristina succederà il finimondo" (traduci: i tagliagole dell’UCK ammazzeranno un certo numero di serbi). Che equivale ad affermare - dopo aver creato Frankenstein - che non si è più in grado di fermarlo. Il che è anche una plateale bugia perchè non c’è ascesa più resistibile di quella di Thaci, il cui ascensore ha funzionato solo perchè Stati Uniti ed Europa gli hanno dato corrrente.
Ma procediamo nell’illustrazione del "piano di Ljubliana". Dopo la dichiarazione slovena infatti, è prevista una salva dei grossi cannoni, che vogliono essere comunque registrati nel libro paga come i veri protagonisti. E, quindi, senza lasciar passare un minuto di più, "nelle 48 ore successive", ecco arrivare alle agenzie i riconoscimenti di Gran Bretagna, Francia, Italia e Germania. Vedremo se l’ordine sarà rispettato o ci saranno scavalcamenti servilistici dell’ultim’ora.
Poi arriverà la "cascata di riconoscimenti", scrive estasiato il giornalista USA. Ecco il riconoscimento americano, in quinta posizione ma primo degli extraeuropei. I simboli devono avere la loro parte. In ultimo ecco la fila dei vassalli, dei valvassori e dei valvassini: la Svizzera, l’Islanda (prima i piccoli), la Norvegia, la Turchia - che capitanerà il gruppo di Macedonia, Albania, Montenegro, Croazia, tutti aspiranti all’ingresso in Europa. Il tutto bene impacchettato per introdurre il riconoscimento in massa da parte dei 54 membri della Conferenza Islamica.
Insomma assisteremo a una vera e propria messa in scena teatrale, con tutte le parti già assegnate con largo anticipo. L’unica a non avere un ruolo è l’ONU, cui non si nega mai un inchino, salvo poi lasciarla da parte. Anche perchè là dentro c’è la Russia, che non è d’accordo.
Ma anche a questo serve l’operazione Kosovo indipendente: a fare infuriare la Russia di Putin, non più amica e nemmeno simpatizzante. Atto intenzionale per moltiplicare il contenzioso con Mosca? Secondo ogni evidenza è proprio questo lo scopo. L’accelerazione sul Kosovo non era affatto necessaria, dunque perchè provocarla? Neanche tutti gli europei ne erano e ne sono entusiasti. Perchè metterli in difficoltà? La risposta viene quasi automatica: perchè Washington ha tutto l’interesse a dividere e indebolire l’Europa, e a contrapporla alla Russia.
L’idea dello scudo stellare americano da impiantare nella Polonia antieuropea del fratelli Kaszinki, con dépendance del radar ceco, non ha forse lo stesso marchio di qualità? Si può fare torto ai dirigenti americani e alla loro intelligenza fino al punto di pensare che non ci avessero pensato? Impossibile. Dunque hanno deciso di fare quel gesto sapendo che avrebbe provocato a Mosca un reazione molto vivace e - cosa non meno importante- che avrebbe provocato altre lacerazioni in Europa.
Classico doppio piccione con una sola fava. Un’Europa che si trova a fianco una Russia irritata è incline ad averne paura, per evidenti riflessi storici. E poichè non tutti gli europei hanno uguale paura della Russia, ecco apparire fenditure tra gli europei. Una parte dei quali sta facendo i conti energetici e non ha molta voglia di trovarsi senza gas e petrolio per avere ecceduto nella polemica sui diritti umani in Russia, seguendo gli USA nella linea dei due pesi e due misure su cui hanno sempre menato il can per l’aia.
Tanto meglio, infine, per una tale strategia, se la Russia, invece di reagire in modo differenziato e graduato a ogni mossa americana, si metterà a ringhiare indifferentemente a Europa e America facendo il gioco di Washington.
Detto e pesato tutto ciò, francamente risulta sbalorditivo che gli europei non si rendano conto che non solo questa è una rotta di collisione tra Russia e USA, ma che anch’essi finiscono per esservi trascinati senza scampo.
In verità alcuni capiscono, ma temono che, reagendo, finirebbero male le loro carriere. Gli altri eseguono come fedeli e silenziosi valletti. Ma gli uni e gli altri non sono capaci di tenere insieme tutte le incognite dell’equazione. Se fossero all’altezza dei loro compiti capirebbero che nel calcolo globale entra l’indebitamento spaventoso dell’America; entra il dollaro che cade; entra il fatto che questa America non firmerà niente nel dopo Kyoto e nel dopo Bali. Non lo farà Bush e nemmeno Hillary Clinton, se dovesse toccare a lei, perchè significherebbe mettere in causa l’ "American Way of Life".
Entra nel conto tutto, per cui la somma finale dovrebbe dire loro che su questa china si va in guerra, mentre l’Europa potrebbe almeno frenare se non proprio opporsi. Ma per fare questo occorre una statura morale, oltre che politica, e qui mancano l’una e l’altra. E ci si riduce a sperare nella modesta rivolta dei "Servizi Segreti Americani Riuniti" per bloccare l’attacco contro l’Iran. Attacco che era già stato deciso nel silenzio degli europei, rotto soltanto dalla trombetta enfatica di Sarkozi, povera Francia.
La Cina e la Russia stanno a guardare e, quando capiranno che l’Europa non è una sponda, faranno da sole.
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