François Hollande aveva fatto campagna elettorale denunciando allo stesso tempo la gestione catastrofica del suo predecessore, François Sarkozy, e il suo stile volgare e pacchiano. Aveva annunciato un cambiamento immediato. 100 giorni dopo la sua elezione, ha certo cambiato stile, ma non politica. La Francia continua ad affondare ostinatamente nella crisi.
I principali temi dibattuti dalla stampa francese - e soprattutto il modo in cui vengono trattati - illustrano la sottomissione della classe dirigente al dominio statunitense e giustificano l’immobilismo attuale.
psa-en-panneI Francesi temono che una volta passate le elezioni, molte grandi imprese annuncino piani di licenziamento. Anche la diffusione di una nota interna di PSA Peugeot Citroën, che prevede la chiusura delle officine di Aulnay-sous-Bois e di Sevelnord determinando la soppressione di più di 8000 posti di lavoro senza contare l’indotto, ha prodotto l’effetto di una bomba. Il governo si è allora dato a una gesticolazione impotente, convocando la proprietà di PSA e mettendo in discussione la sua competenza, agitando poi lo stereotipo della grande proprietà che sfrutta la classe operaia.
In realtà, PSA è impegnata in un processo di alleanza con General Motors. Riportando le pressioni della lobby sionista statunitense United Against Nuclear Iran (UANI), General Motors ha preteso dal partner francese la cessazione del suo lavoro in Iran, cosa che esso ha fatto senza contropartita. Ora, PSA Peugeot Citroën realizzava un quarto delle sue attività nella Repubblica islamica.
In questo affare, la proprietà francese si è piegata davanti al diktat americano, e il governo non ha osato denunciarlo. Entrambi hanno preferito replicare su falsi problemi economici piuttosto di confessare all’opinione pubblica che stanno sacrificando la loro economia alle esigenze di Washington.
gaz-schisteUn’altra polemica è esplosa a proposito dei gas da scisti. Il sottosuolo francese ne avrebbe le più importanti riserve europee dopo la Polonia. Nicolas Sarkozy ha fatto rilasciare 64 permessi di esplorazione. Il candidato François Hollande si è impegnato a fare marcia indietro di fronte agli effetti disastrosi delle tecniche di fratturazione sull’ambiente. Ma in definitiva, il suo governo ha moltiplicato le dichiarazioni contraddittorie per lasciare alla fine che l’esplorazione prosegua.
Qui di nuovo la classe dirigente anima un falso dibattito per non dover mostrare alla luce del sole la sua schiavitù volontaria. La stampa spiega che i bassi costi dei gas da scisti migliorerebbero la competitività dell’industria. Converrebbe dunque mettere in bilancio il rilancio economico e i problemi ecologici.
Più prosaicamente, l’esplorazione dei gas da scisti è una direttiva della Casa Bianca, formulata nel piano Cheney del 2000 e perseguita dall’amministrazione Obama. Si tratta di impedire con tutti i mezzi a Parigi di rifornirsi di gas russo, cosa che la condurrebbe inevitabilmente ad allontanarsi da Washington per avvicinarsi a Mosca.
È da notare che, sottoposta al medesimo dilemma, la classe dirigente tedesca ha rifiutato le pressioni statunitensi. Il padronato ha scelto di rifornire le proprie industrie di gas russo. L’ex cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder è diventato lui stesso presidente del direttivo del gasdotto North Stream che approvvigionerà il suo Paese alla fine dell’anno. E il mantenimento in carica della cancelliera atlantista Angela Merkel non si spiega se non con la volontà del padronato di temporeggiare con Washington durante questo periodo-cerniera.
Altro grande tema trattato dalla stampa: il dibattito che oppone Nicolas Sarkozy al suo successore a proposito della Siria. Il presidente uscente sottolinea che François Hollande non è capace di fare laggiù quel che lui è riuscito a fare in Libia. Con la finezza che lo caratterizza, il lobbista Bernard Henry-Lévy accusa Vladimir Putin di uccidere i bambini di Aleppo e chiede aerei per bombardare soldati del tiranno el-Assad.
sarkhollandeHollande è preso in trappola dalla sua stessa viltà. Aveva accettato che il mandato del Consiglio di sicurezza per proteggere la popolazione libica fosse utilizzato per rovesciare Gheddafi. Lontano dal perseguire legalmente Sarkozy per quella guerra illegale che fece 160.000 vittime, egli si scusa oggi di non poterne fare altrettante in Siria. Con un finto candore, il suo ministro degli Esteri spiega che non si può violare apertamente il diritto internazionale bombardando Damasco, ma che lo si può sempre violare con discrezione, per esempio armando dei terroristi.
Questa deriva non è nuova. Tre ministri di seguito, Bernard Kouchner (indipendente), Alain Juppé (destra) e poi Laurent Fabius (sinistra) si sono applicati a distruggere la politica estera che avevano ricevuto in eredità. Da difensore delle Nazioni, la Francia è diventata esecutore obbediente della dottrina Blair di "ingerenza umanitaria". Non hanno nemmeno la scusa cinica dello sfruttamento coloniale. Sono gli anglosassoni che hanno tratto maggior profitto dai combattimenti portati dalla Francia contro il popolo libico e, a colpo sicuro, sono ancora gli anglosassoni che si ritaglieranno la parte del leone del gas libanese, se la Francia continua ad alimentare la guerra segreta contro il popolo siriano e farsi odiare dal Vicino Oriente.
Accuratamente intrattenuti dai loro media, i Francesi non sembrano mai cogliere un nesso tra il tradimento delle loro élites e i loro problemi economici.
Restate in contatto
Seguiteci sui social network
Subscribe to weekly newsletter