Per placare la collera dei nazionalisti egiziani, dall’11 aprile scorso, giorno in cui l’Egitto ha rimesso all’Arabia Saudita le isole di Tiran e Sanafir, dichiarazioni ufficiali dei due governi si sono susseguite per dimostrare che tali isole sono sempre state di proprietà saudita [1].

A sostegno di questa tesi, i governi dei due Paesi e i loro sostenitori hanno diffuso diversi documenti interni.

Tuttavia, dal punto di vista del diritto internazionale, ha valore la sola Convenzione di Londra del 1840. All’epoca, al termine della “crisi d’Oriente” che vide opporsi Mehemet Alì al sultano, si convenne che il primo avrebbe rinunciato alla Siria per conservare l’Egitto e il Sudan, isole di Tiran e Sanafir comprese. Nessun altro trattato internazionale è intervenuto a modificare la sovranità su queste isole, fino all’annuncio del presidente al-Sisi.

Il ministro alla Difesa israeliano, Moshe Yaalon, ha da parte sua confermato che, prima di cedere le isole, il Cairo ha consultato Tel Aviv. In effetti, l’Egitto si era impegnato, con gli Accordi di Camp David, a garantire libertà di circolazione alla flotta israeliana nello stretto di Tiran, in cambio della restituzione delle isole Tiran e Sanafir occupate da Israele (si osserverà che Israele restituì le isole all’Egitto e non all’Arabia Saudita, cui le aveva tolte). Dato che i sauditi si sono impegnati al rispetto di questa parte degli Accordi di Camp David, Israele non ha mosso obiezioni alla cessione.

Traduzione
Rachele Marmetti

[1Dove sta andando l’Egitto?”, di Thierry Meyssan, Traduzione Marco Emilio Piano, Rete Voltaire, 26 aprile 2016.