Il 28 marzo 2018 la Commissione europea ha presentato un piano per uno «Schengen militare» [1].
Diversamente da quel che potrebbe suggerire il riferimento agli accordi di libera circolazione di Schengen, lo «Schengen militare» non è un progetto europeo, bensì della NATO. Non mira ad autorizzare la circolazione senza formalità degli eserciti degli Stati membri sul territorio dell’Unione, ma ad accordare questo privilegio a tutti gli eserciti della NATO (compresi gli eserciti USA e turco). Da qui l’importanza prioritariamente accordata a porti e aeroporti che si trovano sulla rete viaria.
Il progetto non deve essere interpretato basandosi sull’attualità (il caso Skripal). È stato concepito dalla NATO due anni fa e se ne trova menzione già in un rapporto parlamentare della UE dell’ottobre 2016. Secondo documenti interni dell’Alleanza, il piano potrebbe diventare operativo sia in caso di guerra contro la Russia sia in caso di sollevamenti popolari in uno degli Stati membri della NATO (A quando l’esercito americano per reprimere le rivolte nelle periferie delle grandi città?).
Venticinque dei ventotto Paesi membri della UE sono invitati a stendere una carta delle vie di comunicazione e a precisare i lavori, tunnel e ponti, necessari a rendere le strade praticabili agli eserciti della NATO. Questi Paesi dovranno anche intendersi sulle deroghe alle leggi e ai regolamenti che vietano il trasporto sui loro territori di armi e materiale militare.
[1] Joint Communication to the European Parlament and the Council on the Action Plan on Military Mobility, JOIN(2018) 5 final, March 28, 2018.
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