Questa dichiarazione è stata consegnata al Consiglio di Sicurezza il 16 febbraio 2022
Dal 2014 le forze di sicurezza ucraine conducono operazioni militari sul territorio del Donbass. In tutto questo tempo – quasi otto anni! – le autorità e le formazioni paramilitari ucraine hanno praticamente annientato la popolazione civile delle Repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk.
Gli incessanti tiri di artiglieria pesante, mortai, lanciagranate e armi leggere hanno mietuto migliaia di vite, anche anziani e bambini; hanno sconvolto per sempre la vita di persone gravemente ferite, come per esempio Vanya Voronov, miracolosamente sopravvissuta all’esplosione di una granata. Queste persone ¬– tanto più i bambini – non partecipano al conflitto armato. Lo sanno bene i soldati ucraini che colpiscono edifici residenziali, scuole, ospedali, centri culturali, infrastrutture vitali e trasporti pubblici. Ciononostante, alle autorità ucraine non importano queste spietate esecuzioni e non si preoccupano della sicurezza dei civili. Anzi, ignorano il problema e incoraggiano le azioni illegali delle truppe, nonostante gli accordi a livello internazionale.
Dal 2014 la Commissione d’inchiesta russa indaga legittimamente su centinaia di crimini contro la pace e la sicurezza dell’umanità commessi durante il conflitto armato da terroristi ed estremisti. Sulla base dei fatti accertati sono state avviate 467 azioni penali per crimini compiuti in Ucraina e Donbass. Tra gli accusati spiccano rappresentanti delle autorità militari e politiche ucraine, nonché membri di associazioni nazionaliste radicali: Settore Destro, Corpo dei Volontari ucraini e del Battaglione Azov.
La Commissione ha accertato che da aprile 2014 le forze ucraine hanno bombardato zone abitate nelle due autoproclamate repubbliche, utilizzando sistemi di missili tattici Tochka-U, lanciamissili multipli Grad e Uragan, razzi, aerei non guidati e altri tipi di armi offensive pesanti, al fine di colpire indiscriminatamente e causare danni ingenti, nonché armi leggere. Migliaia di civili sono stati feriti o uccisi, oltre 2.200 infrastrutture civili sono state distrutte o parzialmente danneggiate.
Le principali perdite civili sono state causate da tiri delle forze governative con esplosivi, armi leggere o di piccolo calibro.
Durante l’inchiesta sono state sentite oltre 146 mila persone, 22 mila delle quali – inclusi circa 2.500 minori – sono state riconosciute vittime. A oggi sono state intraprese azioni penali in contumacia contro 103 persone accusate di crimini contro la pace e la sicurezza dell’umanità compiuti durante il conflitto armato; fra gli altri, l’ex ministro ucraino dell’Interno, A. Avakov, l’ex governatore della regione di Dniepropetrovsk, I. Kolomoïski, nonché comandanti di brigata e soldati delle forze armate ucraine che hanno sparato su civili.
I crimini commessi dalle forze di sicurezza e dai rappresentanti delle autorità ucraine includono non solo uso di mezzi e metodi di combattimento vietati, ma anche uccisioni di giornalisti russi, l’uccisione dell’attivista per la difesa dei diritti umani Andrei Mironov e dell’italiano Andrea Rocchelli; poi sequestri, impedimenti alla legittima attività di giornalisti, atti di tortura, d’incitazione all’odio o all’ostilità, pubblici appelli a scatenare una guerra di aggressione e altro ancora.
Sono stati accertati sequestri di cittadini russi in Ucraina da parte di membri di un’associazione criminale, aiutati da agenti dei servizi di sicurezza ucraini, allo scopo di scambiarli con militari ucraini, di mutilare prigionieri, d’infliggere trattamenti crudeli e torturare civili del sud-est dell’Ucraina.
Prima è stato condannato N. Savtchenko, ritenuto colpevole di aver ucciso giornalisti russi e di aver varcato illegalmente la frontiera della Federazione di Russia. Poi è stato condannato S. Litvinov, riconosciuto colpevole della rapina a mano armata di un cittadino russo in Ucraina. Altre persone sono state condannate in contumacia. Sono stati inoltre accertati 21 attacchi a sedi diplomatiche russe a Kiev, Kharkiv e Lvov, nonché l’impedimento a cittadini russi di esercitare il diritto di voto in Ucraina. È stata accertata l’implicazione di 25 persone, tra cui ex deputati del parlamento ucraino (Verkhovna Rada), ossia A. Lozovoï e V. Parasiouk. Il lavoro per identificare altri responsabili continua.
Gli elementi di prova raccolti durante l’inchiesta sono stati usati anche a sostegno della posizione dello Stato davanti alle diverse giurisdizioni internazionali. L’azione della Russia contro l’Ucraina davanti alla Corte europea dei Diritti Umani si fonda su copie di dossier penali della Commissione d’inchiesta riguardanti il genocidio della popolazione russofona del Donbass, gli attacchi contro le istituzioni russe, i bombardamenti della regione di Rostov, le uccisioni e altre violenze contro giornalisti.
Supportati dalla Commissione d’inchiesta, avvocati russi hanno trattato oltre 39 mila casi, fra cui 7.500 denunce di vittime di atti delle autorità ucraine, e li hanno trasmessi alla Corte Europea dei Diritti Umani. I risarcimenti richiesti ammontano complessivamente a oltre 350 milioni di euro.
Questi atti illegali non resteranno impuniti e, presto o tardi, i responsabili dovranno risponderne davanti alla legge. Se le autorità e le forze dell’ordine ucraine ritengono accettabile biasimare la coscienza dei cittadini, la Commissione d’inchiesta russa non tollererà questi atti arbitrari. Gli inquirenti continueranno a raccogliere elementi che provano la colpevolezza di ogni persona implicata in crimini contro la pace e la sicurezza dell’umanità e contro cittadini russi.
La Commissione intende fare quanto è in suo potere per chiamare a rispondere dei propri atti gli autori dei crimini compiuti nelle regioni di Donetsk e Lugansk.
In quanto garante della responsabilità penale, la Commissione d’inchiesta russa continuerà a perseguire ogni atto illecito, proporzionalmente al pericolo rappresentato per la società.
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