Le cancellerie e la stampa assicurano che il presidente Trump ha cambiato la sua politica e tradito i suoi elettori, nell’accettare le dimissioni del generale Flynn e nel bombardare Chayrat. Thierry Meyssan, da parte sua, rileva incongruenze che suggeriscono il contrario: l’aggressione militare statunitense contro la Siria potrebbe in realtà essere diretta alla fine contro gli alleati di Washington.
Donald Trump, che era stato eletto in base al suo programma volto alla fine dell’imperialismo e a servire gli interessi del suo popolo, ha improvvisamente cambiato bandiera, appena tre mesi dopo il suo arrivo alla Casa Bianca?
Questa è l’interpretazione ultra-maggioritaria del bombardamento della base Chayrat del 6 aprile 2017. La totalità degli alleati degli Stati Uniti ha approvato quest’azione in nome di principi umanitari. La totalità degli alleati della Siria l’ha condannata in nome del diritto internazionale.
Tuttavia, durante il dibattito nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l’argomento di un attacco chimico perpetrato da Damasco non era sostenuto dal rappresentante del Segretario generale. Al contrario, egli sottolineava l’impossibilità in questa fase di sapere come questo attacco avrebbe potuto aver luogo. La Bolivia ha perfino messo in dubbio l’esistenza di questo attacco, che è conosciuto solo dagli Elmetti bianchi, vale a dire un gruppo di Al-Qa’ida a cui l’MI6 sovrintende ai fini della sua propaganda. Inoltre, tutti gli esperti militari sottolineano che i gas da combattimento devono essere dispersi tramite tiri d’obice e mai, assolutamente mai, tramite bombardamenti aerei.
Comunque, l’attacco statunitense contro la base Chayrat si è caratterizzato per la sua brutalità apparente: i 59 missili BGM-109 Tomahawk avevano una capacità combinata equivalente a quasi il doppio della bomba atomica di Hiroshima. Tuttavia, l’attacco è stato anche caratterizzato dalla sua inefficienza: sebbene vi siano stati dei martiri caduti nel tentativo di spegnere un incendio, i danni sono risultati essere così poco importanti che la base funzionava nuovamente già all’indomani.
Inevitabile constatare sia il fatto che la US Navy sia una "tigre di carta", sia che questa operazione è solo una messa in scena.
In questo caso, possiamo capire meglio il fatto che la difesa aerea russa non abbia reagito. Ciò implica che i missili antimissile S-400, il cui funzionamento è automatico, sono stati disattivati volontariamente in anticipo.
Tutto è accaduto come se la Casa Bianca avesse immaginato uno stratagemma inteso a condurre i suoi alleati in una guerra contro gli utilizzatori di armi chimiche, vale a dire contro i jihadisti. Infatti, fino ad oggi, secondo le Nazioni Unite, i soli casi documentati di uso di tali armi in Siria e in Iraq sono stati attribuiti a loro.
Nel corso degli ultimi tre mesi, gli Stati Uniti hanno rotto con la politica del repubblicano George Bush Jr. (che firmò la dichiarazione di guerra del Syrian Accountablity Act) e di Barack Obama (che sostenne le "primavere arabe", ossia la riedizione della "Grande rivolta araba del 1916", organizzata dai britannici). Tuttavia, Donald Trump non era riuscito a convincere i suoi alleati, in particolare tedeschi, britannici e francesi.
Saltando su quel che sembra essere un cambiamento radicale nella politica USA, Londra ha fatto molte dichiarazioni contro la Siria, la Russia e l’Iran. Il suo ministro degli esteri, Boris Johnson, ha cancellato la sua visita a Mosca.
Solo che se Washington ha cambiato la sua politica, per quale motivo il Segretario di Stato Rex Tillerson ha tuttavia confermato la sua visita a Mosca? E perché dunque il presidente Xi Jinping, che si trovava a essere ospite del suo omologo statunitense durante il bombardamento di Chayrat, ha reagito in modo così molle, laddove il suo paese ha fatto per ben 6 volte del suo diritto di veto al fine di proteggere la Siria al Consiglio di sicurezza?
In mezzo a questo unanimismo oratorio e a queste incongruenze di fatto, il vice consigliere del presidente Trump, Sebastian Gorka, moltiplica i messaggi che vanno in direzione contraria. Assicura che la Casa Bianca considera sempre il presidente Assad come legittimo e i jihadisti come il nemico. Gorka è uno stretto amico del generale Michael T. Flynn che aveva concepito il piano di Trump contro i jihadisti in generale e Daesh in particolare.
Restate in contatto
Seguiteci sui social network
Subscribe to weekly newsletter