La crisi siriana ha cambiato natura. Il processo di destabilizzazione che avrebbe dovuto spianare la strada ad una legittima azione militare dell’Alleanza Atlantica è fallito. Togliendosi la maschera, gli Stati Uniti hanno pubblicamente indicato la possibilità di attaccare la Siria senza l’approvazione del Consiglio di Sicurezza, come hanno fatto in Kosovo, facendo finta d’ignorare che la Russia di Vladimir Putin non è quella di Boris Eltsin. Dopo essersi assicurato il sostegno cinese, Mosca ha sparato due colpi di avvertimento in direzione di Washington. La continuazione delle violazioni del diritto internazionale da parte della NATO e del GCC, può ora aprire un conflitto mondiale.
Il presidente Vladimir Putin ha messo il suo terzo mandato sotto il segno della sovranità del suo paese contro le minacce lanciate direttamente contro la Federazione Russa dagli Stati Uniti e dalla NATO. Mosca ha ripetutamente condannato l’espansione della NATO, le basi militari sulle sue frontiere e lo schieramento della difesa antimissile, la distruzione della Libia e la destabilizzazione della Siria.
Nei giorni successivi alla sua investitura, Putin ha passato in rivista l’industria militare russa, le sue forze armate e il suo sistema di alleanze [1]. Ha continuato questa mobilitazione con la scelta di fare della Siria la linea rossa da non oltrepassare. Per lui, l’invasione della Libia da parte della NATO è paragonabile a quella della Cecoslovacchia da parte del Terzo Reich, e quello della Siria, se ciò dovesse accadere, sarebbe paragonabile a quella della Polonia che scatenò la seconda guerra mondiale.
Qualsiasi interpretazione di quanto sta accadendo nel Levante, in termini di rivoluzione/repressione interna siriana, non è solo falsa, ma impallidisce di fronte ai problemi reali e svela una mera comunicazione politica. La crisi siriana è soprattutto un palcoscenico del "rimodellamento del grande Medio Oriente", un altro tentativo di distruggere l’"Asse della Resistenza", e la prima guerra della "geopolitica del gas" [2]. La posta in gioco oggi in Siria, non è se Bashar al-Assad riesca a democratizzare le istituzioni da lui ereditate o se le monarchie del Golfo wahhabite riescano a distruggere l’ultimo regime laico nella regione e a imporre il loro bigottismo; ma quali frontiere separeranno i nuovi blocchi, la NATO (Organizzazione del Trattato Nord Atlantico) e la SCO (Shanghai Cooperation Organization) [3].
Alcuni dei nostri lettori probabilmente hanno sussultato alla lettura della frase precedente. Infatti, da mesi, i media occidentali e del Golfo martellano tutti i giorni sul fatto che il presidente Assad rappresenta una dittatura settaria a favore della minoranza alawita, mentre la sua opposizione armata incarna la democrazia pluralista. Uno sguardo sugli eventi è sufficiente per screditare questo travisamento. Bachar al-Assad ha indetto in successione le elezioni comunali, un referendum e le elezioni parlamentari. Tutti gli osservatori concordano sul fatto che le elezioni si sono svolte in modo sincero. La partecipazione popolare ha raggiunto oltre il 60%, anche se gli occidentali l’hanno descritta come una "farsa", e l’opposizione armata che sostengono ha impedito ai cittadini di andare alle urne nei quattro distretti sotto il loro controllo. Nel frattempo, l’opposizione armata ha aumentato le sue azioni non solo contro le forze di sicurezza, ma contro i civili e tutti i simboli multi-culturali e multi-confessionali. Hanno ucciso sunniti progressisti, poi hanno ucciso a caso alawiti e cristiani per forzare le loro famiglie a fuggire. Hanno bruciato più di 1500 scuole e chiese. Hanno proclamato l’effimero Emirato islamico indipendente di Bab Amr, dove hanno stabilito un tribunale rivoluzionario che ha condannato a morte più di 150 miscredenti, macellati uno per uno dal loro boia. E questo non è lo spettacolo pietoso di alcuni politici disonesti riunitisi nel Consiglio nazionale siriano in esilio, mostrando un progetto democratico di facciata estraneo alla realtà sul terreno dei crimini dell’esercito libero "siriano", che da molto tempo nascondeva la verità. Inoltre, chi può credere che il regime laico siriano, di cui l’esemplarità era celebre non molto tempo fa, sarebbe diventato una dittatura religiosa, mentre l’esercito libero "siriano", supportato dalle dittature wahhabite del Golfo e prono alle ingiunzioni dei predicatori takfiriti, sarebbe divenuto un esempio di pluralismo democratico?
L’evocazione da parte dei funzionari degli Stati Uniti di un possibile intervento internazionale al di fuori del mandato delle Nazioni Unite, il modo con cui la NATO aveva smembrato la Jugoslavia, ha provocato rabbia e preoccupazione a Mosca. La Federazione Russa, che finora era in una posizione difensiva, ha deciso di prendere l’iniziativa. Questo cambiamento strategico è causato dall’urgenza della prospettiva russa, e dall’evoluzione favorevole sul terreno in Siria [4].
Mosca ha proposto di istituire un Gruppo di contatto sulla Siria per riunire tutti gli Stati interessati, vale a dire gli Stati vicini, le potenze regionali e internazionali. Si tratta di sostituire con un forum per il dialogo l’attuale dispositivo belligerante creato dagli occidentali con il termine orwelliano di "Conferenza degli Amici della Siria".
La Russia continua a sostenere il Piano Annan, che in realtà è solo il recupero appena modificato del piano presentato da Sergej Lavrov alla Lega Araba. Si rammarica del fatto che questo piano non sia applicato, ma respinge la colpa sulle fazioni dell’opposizione che hanno preso le armi. Secondo A. K. Lukashevich, portavoce del ministero degli esteri, l’esercito libero "siriano" è un’organizzazione illegale secondo il diritto internazionale. Anche se assassina ogni giorno dai 20 ai 30 soldati siriani, è pubblicamente sostenuto dagli Stati della NATO e del GCC, in violazione del Piano Annan [5].
Posando come fautore della pace di fronte a una NATO guerrafondaia, Vladimir Putin ha chiesto alla CSTO di preparare lo schieramento dei "colbacchi blu" in Siria, sia per separare i belligeranti siriani che per combattere le forze straniere. Nikolaj Bordjuzha, segretario generale della CSTO, ha confermato che dispone di 20.000 uomini addestrati per questo tipo di missione e sono immediatamente disponibili. [6]
Questa sarebbe la prima volta che il CSTO dispiegherebbe una forza di pace al di fuori dello spazio ex sovietico. Punto sul vivo, il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon ha cercato di sabotare questa iniziativa offrendosi improvvisamente di organizzare lui stesso un gruppo di contatto.
Alla riunione a Washington del gruppo di lavoro sulle sanzioni della Conferenza degli Amici della Siria, la segretaria di stato degli USA Hillary Clinton ha ignorato la proposta russa e ha inasprito il sostegno al cambiamento di regime [7].
In Turchia, i parlamentari dell’opposizione hanno visitato i campi dei profughi siriani. Non hanno trovato più di mille rifugiati registrati dalle Nazioni Unite nel campo principale, ma al contrario, la presenza di un arsenale nel campo. Hanno poi interrogato all’Assemblea il primo ministro Recep Tayyip Erdogan chiedendogli di rivelare la quantità di aiuti umanitari accordati ai fantomatici rifugiati. I deputati ritengono che il campo profughi sia una copertura per una operazione militare segreta. Ospita in realtà dei combattenti, per lo più libici, che lo usano come base arretrata. I deputati hanno suggerito che questi combattenti sono coloro che hanno fatto irruzione nella zona, quando il massacro di Hula ha avuto luogo.
Queste informazioni confermano le accuse dell’ambasciatore russo al Consiglio di Sicurezza, Vitalij Churkin, secondo cui il rappresentante speciale di Ban Ki-moon in Libia, Ian Martin, ha utilizzato i mezzi delle Nazioni Unite destinati ai rifugiati, per inviare in Turchia i combattenti di al-Qaida [8].
In Arabia Saudita, la frattura tra re Abdullah e il clan Sudeiri si è di nuovo manifestata. Su invito di Abdullah I, il Consiglio degli Ulema ha emesso una fatwa dichiarando che la Siria non è terra di jihad. Ma al tempo stesso, il principe Faisal, ministro degli esteri, ha chiesto di armare l’opposizione contro l’"usurpatore alawita".
Mentre Ban Ki-moon e Navi Pillay, rispettivamente segretario generale e alto commissario per i diritti umani, indirizzavano la loro requisitoria contro la Siria davanti l’Assemblea generale dell’ONU, Mosca ha lanciato due missili balistici intercontinentali.
Il colonnello Vadim Koval, portavoce della RSVN, ha ammesso il test di lancio di un Topol, lanciato da un silo nei pressi del Mar Caspio, ma non ha confermato quello del Bulava lanciato da un sottomarino nel Mediterraneo. Tuttavia, il lancio è stato osservato in tutto il Medio Oriente, da Israele all’Armenia, e non ci sono altre armi note che potrebbe lasciare simili tracce nel cielo [9].
Il messaggio è chiaro: Mosca è pronta alla guerra mondiale se la NATO e il GCC non ottempereranno agli obblighi internazionali, come definito dal Piano Annan, e continuano ad alimentare il terrorismo.
Secondo quanto riferito, questo colpo di avvertimento è stato coordinato con le autorità siriane. Mosca sollecitava Damasco a liquidare l’Emirato islamico di Bab Amr, subito dopo che la leadership del presidente al-Assad era stata confermata dal referendum costituzionale, e incoraggiato il Presidente a liquidare i gruppi dei mercenari nel paese non appena il nuovo Parlamento e il nuovo Primo ministro saranno insediati. È stato dato l’ordine di passare da un atteggiamento difensivo ad un’azione offensiva per proteggere il popolo dal terrorismo. L’esercito nazionale ha pertanto avviato l’attacco contro i bastioni dell’esercito libero "siriano". La lotta nei prossimi giorni sarà difficile, soprattutto perché i mercenari hanno mortai, missili anticarro e ora missili terra-aria.
Per abbassare la tensione, la Francia ha immediatamente accettato la proposta russa per la partecipazione ad un gruppo di contatto ad hoc. Washington ha inviato d’urgenza Frederic C. Hof a Mosca. Contraddicendo le dichiarazioni fatte ieri dalla segretaria di stato Hillary Clinton, il signor Hof ha a sua volta accettato l’invito russo.
Non c’è tempo per lamentarsi dell’estensione dei combattimenti in Libano, né di sproloquiare su una possibile regionalizzazione del conflitto. Dopo che per 16 mesi hanno destabilizzato la Siria, la NATO e il GCC hanno creato una situazione di stallo che ora può degenerare in una guerra mondiale.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
[1] Agenda del Presidente Putin:
7 maggio: investitura del presidente Vladimir Putin
8 maggio: nomina di Dmitrij Medvedev a primo ministro
9 maggio: celebrazione della vittoria contro la Germania nazista
10 maggio: visita al complesso militare-industriale russo
11 maggio: ricevimento del Presidente abkhazo
12 maggio: ricevimento del Presidente dell’Ossezia del Sud
14-15 maggio: riunione informale con i capi di stato della CSTO.
18 maggio: visita all’istituto di ricerca della difesa Cyclone
25 maggio: rivista dei sottomarini nucleari
30 maggio: riunione con i principali funzionari della difesa
31 maggio: riunione del Consiglio di sicurezza russo
4-7 giugno: visita in Cina, vertice della SCO
7 giugno: visita in Kazakistan durante il lancio del missile Topol
[2] "La Siria, al centro della guerra del gas in Medio Oriente", Imad Fawzi Shueibi, traduzione di Alessandro Lattanzio, Rete Voltaire, 8 maggio 2012.
[3] “Mosca e la formazione del Nuovo Sistema Mondiale”, Imad Fawzi Shueibi, traduzione di Alessandro Lattanzio, Rete Voltaire, 13 marzo 2012.
[4] "Il caso di Houla illustra il ritardo dell’intelligence occidentale in Siria”, Thierry Meyssan, traduzione di Alessandro Lattanzio, Rete Voltaire, 2 giugno 2012.
[5] “Comment of Official Representative of the Ministry of Foreign Affairs of Russia AK Lukashevich on the Question of Interfax related to the statement made by Representative of so-called Free Syrian Army S.Al-Kurdi”, Ministero degli Affari Esteri della Russia, 5 giugno 2012.
[6] "Siria: Vladimir Putin propone una forza di peacekeeping della CSTO",
traduzione di Alessandro Lattanzio, Rete Voltaire, 3 giugno 2012.
[7] “Friends of the Syrian People Sanctions Working Group”, comunicato stampa di Hillary Clinton, Dipartimento di Stato, 6 giugno 2012.
[8] “Ливия, бандиты-революционеры и ООН”, Alexander Mezyaev, Strategic Culture Foundation (Russia), Réseau Voltaire, 17 aprile 2012.
[9] “7 juin 2012: la Russie manifeste sa supériorité balistique nucléaire intercontinentale”, Réseau Voltaire, 8 giugno 2012.
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