L’attuale dibattito sul debito greco ha dato luogo a ogni sorta di minacce, prima contro il governo Tsipras e poi contro gli elettori greci. Pur astenendosi dall’entrare in una discussione sulla parte odiosa di questo debito, Thierry Meyssan osserva la campagna internazionale contro l’uscita della Grecia dalla zona euro. Evidenzia il progetto storico dell’Unione e dell’euro, così come formulato nel 1946 da Churchill e Truman, per concludere che la Grecia è ora intrappolata dal contesto geopolitico internazionale e non dalla sua situazione economica .
Il referendum greco ha dato adito ad accesi dibattiti in seno all’Unione europea che illustrano la generale ignoranza sulle regole del gioco. I partecipanti si sono lacerati per sapere se i greci fossero o no responsabili del loro debito, stando sempre attenti nel contempo a non accusare mai di usura i loro creditori. Ma lo hanno fatto ignorando la storia dell’euro e le ragioni della sua creazione.
L’euro: un progetto anglosassone della Guerra Fredda
Dal trattato di Roma, 64 anni fa, le istanze amministrative successive del "progetto europeo" (CECA, CEE, UE) hanno speso somme enormi e senza equivalenti per finanziare la loro propaganda nei media. Ogni giorno centinaia di articoli, di trasmissioni radio e televisive, sono pagati da Bruxelles per raccontare una falsa versione della storia e farci credere che l’attuale “progetto europeo” sia quello degli europei risalente al periodo fra le due guerre mondiali.
Gli archivi sono tuttavia accessibili a tutti. Essi mostrano che nel 1946 Winston Churchill e Harry Truman decisero di dividere il continente europeo in due: da una parte, i loro vassalli, dall’altra l’URSS e con i suoi. Per assicurarsi che nessuno Stato si emancipasse dalla loro sovranità dominante, decisero di manipolare gli ideali dell’epoca.
Quel che allora veniva definito il "progetto europeo" non consisteva nel difendere presunti valori comuni, ma nel fondere lo sfruttamento delle materie prime e delle industrie della difesa di Francia e Germania per essere certi che questi paesi non potessero più farsi la guerra (teoria di Louis Loucheur e del conte Richard Coudenhove-Kalergi [1]). Non si trattava di negare profonde differenze ideologiche, ma di assicurarsi che esse non si confrontassero più con l’uso della forza.
Il britannico MI6e la statunitense CIA furono poi incaricati di organizzare il primo "Congresso dell’Europa" all’Aia nel maggio 1948, al quale parteciparono 750 personalità (tra cui François Mitterrand) provenienti da 16 paesi. Si trattava, né più né meno, di rilanciare il “progetto di Europa federale" (redatto da Walter Hallstein - il futuro Presidente della Commissione-europea – per il Cancelliere Adolf Hitler) in base alla retorica di Coudenhove -Kalergi.
Diverse idee sbagliate devono essere corrette in merito a questo Congresso.
– In primo luogo, è necessario ricollocarlo nel suo contesto. Gli Stati Uniti e il Regno Unito avevano appena dichiarato la Guerra fredda all’URSS. Quest’ultima replicò sostenendo i comunisti cechi che riuscirono legalmente a prendere il potere durante il "Colpo di Praga" ("Febbraio vittorioso", secondo la storiografia sovietica). Washington e Londra organizzarono allora il Trattato di Bruxelles, che prefigurava la creazione della NATO. Tutti i partecipanti al Congresso d’Europa erano pro-anglosassoni e anti-sovietici.
– In secondo luogo, quando Winston Churchill pronunciò il suo discorso, utilizzò il termine "Europei" per designare gli abitanti del continente europeo (non quelli del Regno Unito, che, secondo lui, non sono europei) che si dicevano anti-comunisti. Non era in questione a quel tempo per Churchill, che Londra entrasse a far parte dell’Unione europea, ma solo che la sovrintendesse.
– In terzo luogo, due tendenze vennero alla luce in seno al Congresso: gli “unionisti” per i quali si trattava unicamente di mettere in comune i mezzi per resistere all’espansione del comunismo, e i “federalisti” che auspicavano che si realizzasse il progetto nazista di Stato federale sottoposto all’autorità di un’amministrazione non eletta.
Il Congresso precisò tutto ciò che è stato realizzato in seguito sotto i nomi di CECA, CEE e UE.
Il Congresso adottò il principio di una moneta comune. Ma l’MI6 e la CIA avevano già fondato la l’Independent League for European Cooperation (ILEC) [2], successivamente rinominata European League for Economic Cooperation (ELEC) -. Il suo scopo era, una volta create le istituzioni dell’Unione, passare dalla moneta comune (la futura European Currency Unit - ECU) a una moneta unica (l’euro), in modo che i paesi che aderivano all’Unione non potessero più lasciarla. [3]
È questo progetto che François Mitterrand ha realizzato nel 1992. Alla luce della Storia e della partecipazione di François Mitterrand al Congresso dell’Aja nel 1948, è assurdo affermare oggi che l’euro avesse avuto un altro scopo. Questo è il motivo per cui, logicamente, i trattati attuali non prevedono l’uscita dall’euro, costringendo la Grecia, se lo desidera, a uscire prima dall’Unione per poter uscire dall’euro.
Lo spostamento del "progetto europeo" nel sistema statunitense
L’Unione ha vissuto due punti di svolta importanti:
– Alla fine degli anni ’60, il Regno Unito rifiutò di partecipare alla guerra del Vietnam e ritirò le sue truppe dal Golfo Persico e dall’Asia. I britannici smisero allora di pensarsi come il 51° stato degli Stati Uniti e di invocare la loro «special relationship» con Washington. Decisero dunque di aderire all’Unione (1973).
– Dopo la dissoluzione dell’URSS, gli Stati Uniti rimasero i soli padroni del gioco, il Regno Unito li assistette, e gli altri stati obbedirono loro. Di conseguenza, l’Unione non ha mai deliberato il proprio allargamento a Est, ma ha solamente convalidato una decisione assunta da Washington e annunciata dal suo segretario di Stato James Baker. Allo stesso modo, ha adottato sia la strategia militare degli Stati Uniti [4], sia il loro modello economico e sociale caratterizzato da enormi disuguaglianze.
Il referendum greco ha mostrato una divisione che da una parte vede delle élite europee che trovano la vita sempre più facile e sostengono senza riserve il "progetto europeo" e, dall’altra parte, le classi lavoratrici che soffrono di questo sistema e lo rifiutano; un fenomeno che si è già espresso, ma solo a livello nazionale, con la ratifica del Trattato di Maastricht in Danimarca e in Francia, nel 1992.
In un primo momento, i leader europei hanno messo in dubbio la validità del referendum democratico. Il Segretario Generale del Consiglio d’Europa, Thorbjørn Jagland (l’uomo che è stato licenziato per corruzione dalla giuria del Nobel [5]) ha dichiarato
– che la durata della campagna era troppo breve (10 giorni anziché 14);
– che non poteva essere controllato dalle organizzazioni internazionali (soggette a tempi troppo lunghi per organizzarsi)
– E che la questione posta non era né chiara né comprensibile (mentre la proposta dell’UE pubblicata nella Gazzetta ufficiale è molto più breve e più semplice rispetto ai Trattati europei che furono sottoposti a referendum).
Tuttavia, la polemica si è spenta dopo che il Consiglio di Stato greco, chiamato in causa su particolari relativi a questi tre punti, ha convalidato la legittimità di questa consultazione.
La stampa dominante ha allora affermato che votando “no”, l’economia greca avrebbe fatto un salto nel buio.
Eppure il fatto di appartenere alla zona euro non è una garanzia di performance economica. Se ci si riferisce alla lista del FMI del prodotto interno lordo (PIL) a parità di potere d’acquisto (PPA), un solo Stato membro dell’Unione europea è tra i primi 10 al mondo: il paradiso fiscale del Lussemburgo. La Francia è solo al 25° posto su 193.
La crescita dell’Unione europea è stata dell’1,2% nel 2014, il che va a classificarla al 173° posto nel mondo, ossia uno dei peggiori risultati del pianeta (la media mondiale è del 2,2%).
È inevitabile constatare che appartenere all’Unione e utilizzare l’euro non sono garanzie di successo. Ma se le élite europee sostengono questo “progetto”, accade perché risulta loro profittevole. In effetti, nel creare un mercato unico e una moneta unica, gli Unionisti hanno imbrogliato le carte. Ormai, le differenze non sono tra gli Stati membri, ma tra classi sociali che si sono rese uniformi su scala europea. Ecco perché i più ricchi difendono l’Unione, mentre i più poveri aspirano al ritorno degli Stati membri.
Interpretazioni errate dell’Unione e dell’euro
Da anni il dibattito è distorto dal vocabolario ufficiale: gli europei non sarebbero i portatori della cultura europea, bensì soltanto i membri dell’Unione. Dalla Guerra fredda, si afferma che i Russi non sarebbero europei, e ora nel lasciare l’Unione europea, la Grecia lascerebbe la cultura europea di cui essa è la culla.
Tuttavia, "tale il padre, tale il figlio" L’Unione è stata concepita da anglosassoni, con ex nazisti, contro l’URSS. Ora sostiene il governo ucraino, inclusi i nazisti, e ha dichiarato la guerra economica alla Russia nascondendola dietro il nome di "sanzioni".
Come il suo nome non lo indica, l’Unione non è stata creata per unire il continente europeo, ma per dividerlo, scartando definitivamente la Russia. Questo è ciò che Charles De Gaulle aveva denunciato mentre perorava, un’Europa «da Brest a Vladivostok».
Gli unionisti assicurano che il "progetto europeo" ha consentito la pace in Europa per 65 anni. Ma parlano dell’appartenenza all’Unione o del loro vassallaggio nei confronti degli Stati Uniti? In realtà è questo che ha garantito la pace tra gli Stati dell’Europa Occidentale, pur mantenendo la loro rivalità al di fuori dell’area NATO. Dovremmo ricordare, ad esempio, che i membri dell’Unione europea hanno sostenuto parti diverse nella ex Jugoslavia prima di unificarsi dietro la NATO? E dobbiamo considerare che se dovessero ridiventare sovrani, i membri dell’Unione ricomincerebbero necessariamente a litigare?
Per tornare al caso greco, gli esperti hanno ampiamente dimostrato che questo debito è dovuto a problemi nazionali non risolti dalla fine dell’Impero ottomano così come a una truffa di grandi banche private e dirigenti politici. Inoltre, questo debito è insolvente similmente a come lo sono i debiti dei principali Stati sviluppati [6]. Ad ogni modo, Atene potrebbe facilmente cavarsela rifiutandosi di pagare la parte odiosa del debito [7], lasciando l’Unione, e facendo alleanza con la Russia, che per lei è un partner storico e culturale di gran lunga più serio della burocrazia di Bruxelles. La volontà di Mosca e di Pechino di investire in Grecia e di crearvi nuove istituzioni internazionali è un segreto di Pulcinella. Tuttavia, la situazione in Grecia è più complessa visto che è anche un membro della NATO e che l’Alleanza vi aveva organizzato un colpo di stato militare nel 1967 per impedirle di avvicinarsi all’URSS [8].
[1] « Histoire secrète de l’Union européenne », par Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 28 giugno 2004.
[2] La sezione francese è stata ribattezzata Ligue européenne de coopération économique (LECE). È presieduta da Edmond Giscard d’Estaing, padre del futuro presidente della Repubblica e creatore dell’ECU.
[3] MI6: Inside the Covert World of Her Majesty’s Secret Intelligence Service, Stephen Dorril, The Free Press, 2000.
[4] « Stratégie européenne de sécurité », Réseau Voltaire, 12 décembre 2003.
[5] “Thorbjørn Jagland destituito dalle sue funzioni di presidente del Nobel per la Pace”, Traduzione Federico Vasapolli, Rete Voltaire, 13 marzo 2015.
[6] “Secondo la BRI, il debito dei paesi sviluppati è insolvibile”, Traduzione Alessandro Lattanzio, Rete Voltaire, 18 aprile 2010.
[7] Cfr. la teoria economica di Alexander Sack.
[8] « La guerre secrète en Grèce », par Daniele Ganser ; “Grecia, il fattore N(ato)”, di Manlio Dinucci, Il Manifesto (Italia), Rete Voltaire, 24 agosto 2013 e 7 aprile 2015.
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