La stampa occidentale non ha affatto fornito un resoconto del viaggio in Iraq, del 25 e 26 agosto, dei ministri francesi degli Esteri e della Difesa, Jean Yves Le Drian e Florence Parly. I media si sono limitati a replicare la versione ufficiale, secondo cui la Francia è impegnata nella lotta contro Daesh e sostiene la ricostruzione dell’Iraq.

Ebbene, a Bagdad la delegazione francese ha effettivamente accordato all’Iraq un prestito di 430 milioni di euro, ma non si tratta d’un regalo.

Soprattutto, rinunciando all’indeterminatezza che intrattiene a Parigi, la delegazione ha ripetuto, per chi era disposto ad ascoltare, di aver rinunciato a intervenire in Siria e a rovesciare la Repubblica a beneficio dei Fratelli Mussulmani. I ministri francesi hanno assicurato ai giornalisti che il presidente el-Assad potrà partecipare alla “transizione” e persino ripresentarsi, se lo desidera, alle elezioni presidenziali: un modo per compiere un gesto di distensione nei confronti di Bachar el-Assad, che aveva respinto gli emissari incaricati di riaprire l’ambasciata francese a Damasco. La Siria aveva posto come condizione preliminare la cessazione totale del sostegno agli jihadisti. È perciò poco probabile che, finché durerà il sostegno francese su questo fronte, le dichiarazioni di Jean Yves Le Drian e Florence Parly otterranno il benché minimo risultato.

A Erbil, la delegazione francese ha incontrato il presidente Barzani, impegnato nella preparazione del referendum sull’indipendenza. Il comunicato comune, diffuso alla fine della riunione, afferma che la Francia ha esposto il proprio punto di vista sul referendum, senza però fare cenno al suo contenuto.
La stampa francese sembra ignorare questa consultazione, indetta per fine settembre e condannata da Stati Uniti e Turchia.
La stampa kurda è stata invitata a rimuovere da internet le dichiarazioni del presidente François Hollande dell’8 settembre 2016. In quell’occasione il presidente aveva pubblicamente assunto posizione a favore dell’indipendenza della regione del Kurdistan iracheno e dei territori annessi in concertazione con Daesh, così come di Rojava, ossia il territorio arabo siriano dove Parigi, Erbil e Ankara volevano creare un Kurdistan ed espellervi i kurdi turchi.

Jean Yves Le Drian, prima di diventare ministro degli Esteri di Macron, è stato ministro della Difesa di François Hollande. Tra l’attuale progetto di uno Stato indipendente del presidente Barzani e il grandioso progetto di Alain Juppé e François Hollande non c’è che un vago rapporto. Tuttavia, entrambi i progetti non potranno beneficiare del riconoscimento internazionale (eccezion fatta per Israele).

Parigi, che già diverse volte ha cambiato opinione su un eventuale Stato kurdo, sembra non sapere più che cosa vuole. Per questo motivo parla in modi diversi, a seconda che si rivolga alla Francia o al Medio Oriente.

Traduzione
Rachele Marmetti